sabato 13 maggio 2017

La sentenza della Cassazione sull'assegno di mantenimento post divorzio? Opinioni a confronto: vista da lei (Riccarda Zezza) e vista da lui (Federico Vercellino). E' un atto di civiltà o rischia di rendere elitaria la libertà di decidere di separarsi? Indovinate chi pensa cosa?

Mai più mantenute: per le donne italiane è ora di diventare indipendenti  scritto da Riccarda Zezza
Il divorzio non sancisce solo la fine del rapporto personale, ma anche di quello patrimoniale tra gli ex coniugi. E’ quanto consegue dalla sentenza 11504, depositata ieri dalla Cassazione. Il parametro del mantenimento del “tenore di vita matrimoniale” lascia il posto a un “parametro di spettanza” basato sulla valutazione dell’indipendenza o dell’autosufficienza economica dell’ex coniuge che lo richiede. Sposarsi, scrive la Corte, è un «atto di libertà e autoresponsabilità». Benvenuti e benvenute nel terzo millennio.
In pratica, il coniuge economicamente più debole – di solito la donna – non potrà più aspettarsi di essere mantenuto per tutta la vita dal coniuge economicamente più forte – di solito l’uomo. Non potrà aspettarselo dopo la separazione, ma forse comincerà a farci i conti da prima. Conseguenze e precauzioni:
money1) sposarsi non è più “sistemarsi”. Sparisce il principe azzurro, le donne si preoccuperanno di essere economicamente indipendenti sin da subito, anche se si sposano: questa secondo me è un’ottima notizia. Scegliersi, sposarsi, fare una famiglia sono atti di libertà e tali devono restare: e la libertà è sempre impossibile se una delle due parti dipende dall’altra.
2) Le donne dovranno imparare a negoziare. Le donne che non lavorano, o quelle che lavorano ma fanno meno carriera o sono pagate meno a causa di disparità di trattamento o del fatto che si occupano anche della famiglia, al momento del divorzio non potranno contare su alcuna integrazione del proprio reddito da parte dell’ex coniuge, non ne avranno diritto. Soluzione (in attesa che l’Italia avanzi nella sua capacità di impedire le disuguaglianze di genere): le donne devono imparare a negoziare col proprio coniuge – ovviamente molto prima di decidere di separarsi, anzi proprio quando si decide di sposarsi: è quello il momento giusto per pianificare al meglio l’eventuale fine – un corrispettivo economico se sono loro a sacrificare parte del proprio reddito per dedicarsi alla famiglia. Se è lei a dedicare più tempo a casa e famiglia e per questo a guadagnare meno, parte dello stipendio di lui deve finire sul conto di lei, e non sul conto di lui usato “per lei”.
Ne consegue anche che le donne dovranno sapere molto di più a proposito del reddito familiare. Dovranno dare un valore al proprio lavoro familiare, dovranno saper negoziare. Tutte doti che si riveleranno utili sia nel rapporto di coppia che nel mondo del lavoro. Basta pranzi gratis, è questa la notizia. Ma attenzione perché, se le donne sapranno interpretare bene la fine di questa era, i primi pranzi gratis a finire saranno proprio quelli degli uomini che guadagnano di più perché trascurano completamente le attività familiari… e sono ancora convinti che il reddito che ne deriva spetti tutto a loro di diritto.
http://www.alleyoop.ilsole24ore.com/2017/05/11/mai-piu-mantenute-per-le-donne-italiane-e-ora-di-diventare-indipendenti/?uuid=106_FzNThGgB


Il divorzio? Diventa una questione da ricchi  scritto da Federico Vercellino
Da ieri per la Cassazione, in caso di divorzio, il criterio per la titolarità di un assegno di mantenimento è l’autosufficienza e non il tenore di vita. Pare che sia una sentenza femminista, pare che sia una rivoluzione, se ne discute molto e se ne scrive altrettanto, ma quelle che mi paiono prevalere sono due posizioni che si possono sintetizzare in “meno mantenute, più astrofisiche” e in “finalmente liberi da queste sanguisughe”.
Invece brutta sentenza, secondo me, perché parte dalla presunzione – smentita da fatti e numeri – che esista una parità retributiva e occupazionale fra donne e uomini, perché non riconosce il tempo di cura – spesso distribuito in maniera disomogenea fra i coniugi – e perché rende ancora più fragile e ricattabile il soggetto più debole in un matrimonio o in un’unione. Il soggetto più debole è quello che non lavora per dare cura, o che lavora meno per dare cura e permettere all’altro carriera, o quello che lavora ma guadagna meno o è comunque più debole economicamente. Proprio chi si prende cura della famiglia, a scapito della carriera e dello stipendio, sarà meno indipendente o pagherà molto più cara la sua indipendenza. “Donne svegliatevi”! Sì, certo ma le tutele sono importanti per chi arranca, non per chi ce la fa.
divorzio5A dirla tutta, la sentenza di Cassazione interessa ben poco: riguarda un caso specifico ormai piuttosto noto; recepisce un indirizzo maggioritario che viene utilizzato dai tribunali per calcolare l’assegno divorzil; e poi il nostro ordinamento non è un common law. Vale molto di più il clamore che suscita. Il racconto che se ne fa è quello di una conquista civile. Eppure non esistono libertà civili agibili senza libertà economiche e se in Italia ci sono circa 800mila padri separati che vivono sotto la soglia di povertà non è colpa delle pretese delle mogli. Le cause probabilmente vanno cercate nell’alto numero di famiglie monoreddito perché uno dei due non ha altra scelta che di restare a casa con i figli; oppure perché i salari sono bassi, il potere d’acquisto diminuito, l’occupazione scarsa.
Le separazioni e i divorzi hanno sempre un impatto economico negativo, talvolta gravissimo o devastante e forse sono roba da ricchi.
http://www.alleyoop.ilsole24ore.com/2017/05/11/il-divorzio-diventa-una-questione-da-ricchi/?uuid=106_M0f89aLN





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