Dal 15 gennaio, la sanzione è stata aumentata fino a 200 volte: da 51 euro a 5-10 mila euro. Un gruppo di donne e associazioni ha scatenato la protesta sul web contro una decisione passata quasi inosservata: "Inconcepibile colpire in questo modo delle vittime quando in Italia il 70% dei medici fa obiezione di coscienza". Appello a Renzi ed a Lorenzin
Una norma passata senza che (quasi) nessuno se ne accorgesse. Ma ora che donne e associazioni hanno lanciato l'allarme, sul web dilaga la protesta contro la maxi-sanzione introdotta per chi ricorre all'aborto clandestino. Un decreto legislativo presentato dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando e approvato dal consiglio dei ministri il 15 gennaio scorso ha previsto la depenalizzazione di molti reati e in materia di aborto clandestino ha introdotto una super sanzione che aumenta fino a 200 volte - da 50 euro fino a 5-10 mila euro - la cifra che una donna dovrebbe sborsare in caso di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) non avvenuta nei termini stabiliti dalla Legge 194, ovvero entro i tempi stabiliti e in strutture idonee.
Ad accorgersi dell'aumento esponenziale della sanzione è stato un gruppo di donne (femministe, giornaliste e blogger) che due giorni fa hanno lanciato una protesta su Twitter con l'hashtag #ObiettiamoLaSanzione, diventato virale in Rete dopo il tweetbombing organizzato lunedì scorso (e seguito dall'altro #apply194). Tra le promotrici dell'iniziativa, la vignettista Anarkikka, la giornalista Monica Lanfranco, le blogger Loredana Lipperini e Nadia Somma, la scrittrice Cristina Obber, l'autrice del 'Corpo delle donne' Lorella Zanardo. La rivolta è partita dai loro blog ed ha mobilitato la rete con la richiesta, al premier Matteo Renzi e al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, di rendere applicabile la legge 194 e di ritirare le super-ammende che penalizzano le donne. Anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha twittato "Applicare la 194, permettere alle donne di scegliere il servizio pubblico".
Il problema, infatti, è che abortire 'secondo legge' in Italia è sempre più difficile. Secondo la relazione del ministero della Salute del 2013, la media nazionale dei medici obiettori di coscienza, che quindi rifiutavano di praticare l'Ivg per scelta personale, era del 70 per cento, con picchi fino al 90% in alcune regioni, come Molise e Basilicata. Ecco perché questo inasprimento è ingiusto e incoerente, denunciano i pochi operatori rimasti a fronteggiare la parte più dura della professione, quella degli aborti, spesso terapeutici, cioè per malformazioni fetali. "Pensino piuttosto a dare la possibilità a tutte le donne di accedere a un servizio sancito da una legge, invece che costringerle ad agire nell'ombra e nell'illegalità" sottolinea Silvana Agatone, presidente di Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l'applicazione della legge 194/78) che da anni lavora per dare sostegno alle pazienti lasciate sole dalle istituzioni. "A volte da noi arrivano donne, straniere ma non solo, con gravissime setticemie; altre hanno emorragie da giorni. Sono le più deboli, quelle senza i soldi per volare all'estero o in regioni italiane dove abortire è più semplice. Finiscono in mano a macellai o se la vedono da sole. Per fortuna quando la situazione si complica, in ospedale ci vengono eccome e noi gli salviamo la vita".
Il rischio, secondo la ginecologa, è che siano proprio le donne meno tutelate a pagare lo scotto della nuova super sanzione: per paura di dover sborsare una cifra da capogiro, rinviano le cure delle quali avrebbero urgente bisogno. Una doppia beffa dunque: impedire un aborto in sicurezza e poi multarne salatamente le conseguenze. "Alcuni di noi sono abbastanza vecchi da ricordare cosa succedeva prima che l'Ivg fosse legalizzata nel 1978 - dice Agatone - . Le donne morivano di complicanze post abortive e il nostro terrore è che la super sanzione metta di nuovo a rischio la loro vita".
Molte associazioni sono convinte che dietro il preoccupante ritorno degli aborti clandestini vi sia la difficoltà, in molte regioni, a ricorrere alle strutture pubbliche per l'interruzione volontaria di gravidanza. La sanzione simbolica di 51 euro per chi ricorreva all'aborto clandestino - ricorda l'associazione 'Donne in rete contro la violenza' in una lettera-appello a Matteo Renzi - aveva lo scopo di "permettere alle donne di denunciare i 'cucchiai d'oro' che praticavano le interruzioni illegali e, soprattutto, di andare in ospedale al primo segno di complicazione senza rischiare la denuncia".
"L'aborto è una ferita che ti porti dietro per sempre. Poi mi metti pure una multa salata per quello clandestino dopo che la maggior parte dei ginecologi sono obiettori.... Chiederei a questi signori, che hanno distrutto la possibilità di abortire legalmente negli ospedali, come fanno a penalizzare così le donne", è invece l'amaro commento della presidente di Telefono Rosa, Gabriella Carnieri Moscatelli: "Contro le donne c'è ormai una campagna organizzata - aggiunge - , in questo momento stanno facendo passi indietro paurosi. Basti pensare che il governo dice che non c'è bisogno di una guida al Dipartimento per le Pari Opportunità, quando ogni due giorni una donna viene uccisa. Parliamo tanto di famiglia e non ci rendiamo conto che si sta distruggendo".
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