La Boldrini parla
all’iniziativa “Convenzione di Istanbul e media”, ieri alla
Camera. Fa un intervento articolato e molto interessante sul sessismo
nelle pubblicità e nel linguaggio. Dentro di me penso che è bello
sentire queste parole dalla Presidente della Camera che ha tanta
visibilità, che è un riferimento e un esempio per molte ma che può
anche suscitare qualche riflessione in molti. Pubblico su Facebook il
video in cui interroga i partecipanti alla conferenza chiedendo loro
come si sentirebbero se ogni giorno venissero chiamati al femminile,
come a lei capita col “Signor Presidente” che sentiamo
continuamente in aula.
Poi vedo su Facebook
tanta gente che pubblica pezzi dell’intervento, fra cui quello in
cui parla del ruolo della donna nella pubblicità. I commenti sono,
per me, sconvolgenti. Gente che scrive “è stupida, oppure è
matta.” oppure “ma in quale altro paese una cretina come la
Boldrini verrebbe tollerata?” e così via.
Penso due cose. La
prima che noi universo di associazioni di donne viviamo fuori dal
mondo. Stiamo li a farci le pulci fra di noi, ma non ci rendiamo mai
conto di quale sia il livello culturale che si respira fuori da noi.
Non voglio generalizzare, che nessuna si senta offesa, ma forse
dovremmo incominciare a prenderne atto e parlare del fatto che quei
temi che per noi sono ormai acquisiti, di cui parliamo sempre, a cui
la Boldrini ha soltanto fatto un accenno superficiale, sono
praticamente sconosciuti ai più, che non riconoscono neanche il
problema, mentre noi litighiamo sulle possibile soluzioni.
La seconda è che il 13
febbraio 2011 abbiamo gridato su un palco “non ti è lecito”
segnando una linea di confine. Segnando un limite oltre il quale non
ci si poteva spingere. Un limite che bisognava fissare nel dibattito
pubblico ma che a catena ricadeva sulle vite materiali di tutte.
Dalla battuta sessista fatta in ufficio che non era più lecita, alla
presa in considerazione della nostra voce e del nostro volere.
Quello che sta
succedendo a Laura Boldrini secondo me segna il continuo spostamento
di quel limite, che a poco a poco tende ad essere dissolto. Laura è
una donna libera che ha un grande curriculum, come tante altre donne.
Ha una posizione di potere ma sta marcando la sua differenza. Quello
a cui assistiamo è un attacco battente nei sui confronti, fatto di
continui articoli sui giornalacci come “Ll Giornale” o “Libero”
che si rivolgono alla Presidente della Camera con un linguaggio
offensivo e irrispettoso, criticandola per qualsiasi cosa dice o fa,
ma soprattutto per le posizioni forti che ha preso proprio sui temi
di genere. Fatto delle parole di Grillo e dei parlamentari Cinque
Stelle che la vedono come “oggetto del potere” (ma un uomo
sarebbe mai stato denigrato con questa frase?), e a catena fatto di
tutti quei commenti che leggiamo su Facebook, che tendono a sminuirla
e raffigurarla come una scema inconsapevole (e che spesso vengono
giustificati con quel “si scherza” o “che esagerazione non ci
trovo nulla di male” tanto berlusconiano da far venire il vomito).
È una grande tristezza
che noi donne (come è stato per la ministra Keynge) stiamo
permettendo ancora una volta che quel limite venga oltrepassato. Io
provo troppa rabbia, e sono sicura sia la stessa di tante donne,
giovani e meno giovani.
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