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martedì 13 aprile 2021

Le mamme acrobate che salvano scuola e famiglia di Rossana Campisi

 Tra turni, amiche e vicine di casa gestiscono figli e lavoro, per di più evitando "assembramenti" in salotto. Con il continuo ricorso alla Dad e i nonni fuorigioco, se tutto è rimasto a galla è grazie alla solidarietà femminile. Che, oggi più che mai, lega le donne in una rete sempre più coesa. Capace di raggiungere molti risultati

Mamme acrobate, nessun’altra descrizione è possibile. L’agenda di Michela D., 43 anni, mamma, base a Milano e nonni rintanati tra la Toscana e Bergamo, somiglia un po’ a un cruciverba e un po’ a una battaglia navale. “Ettore+Giorgia+Guido” e poi sotto “Cate+Celeste+Eli”sono le due strisce, con sei nomi, che riempiono prima il riquadro della mattina e poi quello del pomeriggio di ogni sacrosanto giorno feriale. Michela, e non solo lei, per tenere aperta l’agenda del suo lavoro – riempirla, spuntarla e benedirla – ne ha aperta insomma un’altra. Clandestina. Data di inizio: giovedì 11 marzo ore 13.

Scuole chiuse e piani B impossibili
La notizia dell’ultima chiusura delle scuole dall’oggi al domani ha visto infiammare le chat materne, fare quattro calcoli nelle famiglie in una sola notte (la tata tutto il giorno?), rivedere i piani B possibili e immaginabili (nonni, vicine di casa, giorni di ferie residui del papà e congedi parentali utilizzabili della mamma): ovvero continuare un racconto che va avanti in realtà da un anno, quello ideato dalle donne alleate contro il Covid, la politica che improvvisa e la Didattica a distanza mista ai litigi dei figli in casa.

Il risultato? Che nessuno è affondato, evviva, ma se tutto è rimasto a galla è merito delle mamme che, una accanto all’altra – strette, unite – hanno creato una rete di soccorso. Un ordito di pazienza da un lato e una trama di tenacia dall’altro: una tela fatta di messaggi, chiamate, porte aperte. «Tutte le mamme che conosco si aiutano. Io pianifico con loro ogni domenica sera la settimana successiva e il calendario è fittissimo. Con tre condividiamo la tata. Poi un pomeriggio a testa e una mattina a me. Questo per Ettore, il piccolino di 5 anni e mezzo che farebbe la materna.

Mamme acrobate, capaci dell’impossibile
Stamani ho tenuto la compagna di Cate, la mia grande, quasi otto anni, perché la mamma lavora fuori e il papà è in smart working ma oggi doveva andare a portare il nonno in ospedale. Quindi avevo Cate in una camera, la compagna nell’altra, mio marito fuori al parco con Ettore e cinque amichetti. Oggi pomeriggio Cate è con la tata di un’altra compagna ed Ettore da un altro amichetto che avremo noi giovedì. Tutto così, un casino bestiale», racconta Michela, designer, e per alcuni anche mamma fuorilegge. Per quelle che vogliono rispettare le misure anticontagio, le riunioni in casa sono da tenere alla larga perché in fondo contano sulle nonne, e per proteggerle azzerano i contatti sociali, o in extremis anche sulla fortuna della porta accanto: la vicina.

Famiglie allargate… patto di solidarietà
«Dovevo accompagnare mio figlio dal medico e l’altra era in Dad, come dovevo fare?» racconta Chiara R., 35enne torinese, vicina di casa di zia Ada, settant’anni, una pensione vissuta tra bici e serie tv. «Ada doveva controllare solo che mia figlia si connettesse puntuale per la lezione su Classroom, averla accanto sarebbe stata anche un conforto per lei. L’ho invitata da noi e ha accettato senza batter ciglio». Anche Ada è una fuorilegge che rischia contagi nella casa di Chiara. Ma qui è tutta una catena esponenziale.

Ed è per questo che Alberto Pellai, medico, ricercatore all’Università degli studi di Milano e psicoterapeuta dell’età evolutiva, nonché padre di 4 figli, ha scritto al Comitato tecnico scientifico del Ministero della famiglia lanciando un appello: «Ogni famiglia dovrebbe gemellarsi con un’altra che abbia bambini di pari età, firmando un patto di corresponsabilità dove ci si impegna a non diventare fonte di contagio reciproca. Dentro questa bolla viene preservata per i bambini la possibilità di interagire e soprattutto giocare assieme ai coetanei. La famiglia allargata diventa anche utile per gli adulti che possono alternarsi e aiutarsi, cosa che lo scorso anno è completamente mancata».

Lui lo chiama patto di responsabilità contro i contagi tra due nuclei familiari. Nell’attesa che diventi ufficiale, quello più ufficioso, necessario e femminile, va avanti. Chiamatelo patto della solidarietà.

Il prezzo pagato dalle mamme
Ginevra R., 45 anni, per dire, ha mollato il suo lavoro perché con due figli in casa non poteva più raggiungere il suo ufficio. Però ha accettato la proposta di Isa, un’amica oberata di lavoro che le ha proposto di collaborare da consulente con partita Iva alla sua società di servizi.

Guadagnerà meno rispetto a un tempo; è diventata una freelance di seconda generazione, una di quelli con alte qualifiche che guadagnano sempre meno. Vabbè ma del resto se paghi la tata... La ricerca di baby sitter dopo la chiusura delle scuole è aumentata dell’11,3 per cento in una settimana (fonte sitly.it ). Ginevra, a fronte della disoccupazione in aumento in pandemia (a dicembre 2020, fonte Istat, su 101mila nuovi disoccupati, 99mila sono donne), ha ancora un lavoro grazie a Isa, a Michela e a tutte le mamme della sua agenda.

Mamme acrobate in Rete
«La rete delle mamme in questo momento è più coesa che mai. La mia personale testimonianza di solidarietà viene dalla rete» racconta Angelica Massera, mamma e attrice seguitissima sui social. «Insieme ad altre mamme attive sul web, tra cui Alice Mangione della Pozzoli Family e Francesca Fiore e Sarah Malnerich della pagina Mammadimerda, stiamo cercando di dare voce a chi sempre di più sta combattendo per farsi ascoltare. Siamo partite qualche settimana fa con un video-manifesto che abbiamo pubblicato sul web al grido di “Giù le mani dalla scuola“, che ha superato le 700.000 views su Instagram e le 740.000 views su Facebook.

Ed è successo anche altro: nuora e suocera alleata, potenza della solidarietà anti Covid. Lei, più del suocero, non teme contagi e si lancia nella battaglia della sopravvivenza. Accade a Catania: Lara Latorre, tre bambine, uno studio di avvocata, una suocera che ormai si è trasferita da loro e una certezza: «Ho scoperto un’amica saggia, mia suocera. E pensare che ho litigato con mio marito che temeva brutti risvolti da questa convivenza…» racconta Lara. I risvolti, e chi può prevederli.

Mamme acrobate, pranzi e cene per tutti
«Io sono molto ligia e non faccio incontrare nessuno ma è anche vero che ho un lavoro che posso gestirmi con una certa flessibilità, dei figli più o meno autonomi nella Dad e una tata già collaudata», precisa Annalisa Cuzzocrea, giornalista e autrice di Che fine hanno fatto i bambini. Cronache di un Paese che non guarda al futuro (Piemme). «Ho deciso di scrivere questo libro il giorno in cui durante il primo lockdown sono andata a una riunione del Governo con la Commissione Colao durata otto ore, e in quelle lunghe otto ore non hanno mai parlato di scuola e bambini. Mi ha fatto molta impressione. La solidarietà clandestina la capisco ma non la giudico, del resto le leggi italiane sono fatte con il presupposto che tanto le famiglie se la cavano da sole. Più che scarse risposte ho visto una scarsa lettura di ciò che succede nelle case» conclude.

Superiorità, oltre che solidarietà
Una mano tesa, l’altra afferrata: è così che le mamme alla fine preparano cene e pranzi per tutti e alle riunioni fiume on line sono sempre puntuali. La scienza a tutto ciò ha dato un nome: superiorità, oltre che solidarietà. Lo ha scritto in La metà migliore. La scienza che spiega la superiorità genetica delle donne (Utet) Sharon Moalem, medico e ricercatore di fama mondiale, specializzato in neurogenetica e biotecnologie: le donne combattono meglio degli uomini virus, infezioni e tumori, scrive. A parità di condizioni critiche hanno più possibilità di sopravvivere rispetto ai maschi. Vedono persino il mondo in uno spettro di colori più ampio.

Le donne sono meglio degli uomini? Per rispondere Moalem analizza pubblicazioni specialistiche e riporta esperienze personali nei reparti con bambini sieropositivi e anziani. Sì, è la risposta. Tutta grazie al doppio cromosoma X femminile: alcuni dei geni presenti su questo cromosoma attivano processi di guarigione e garantiscono dunque alla donna maggiore resilienza. Come afferma Moalem, «quasi tutto ciò che è difficile da fare, dal punto di vista biologico, è fatto meglio dalle donne». Adesso non approfittatene, però. Ok

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