Storico risultato alle elezioni:
entrano all'Europarlamento il 40% di deputate. Erano il 21%. Il
record per il M5S con 9 su 17. Simona Bonafè del Pd più votata con
oltre 288mila preferenze
Ci sono due donne, Simona Bonafé e
Alessandra Moretti del Partito democratico, tra i “campioni” di
preferenze di queste elezioni europee che si ricorderanno, forse, non
soltanto per il successo di Renzi, l'insuccesso di Grillo, il crollo
di Berlusconi o l'impresa vittoriosa di Tsipras. Con il 39-41% di
presenze sul totale dei 73 eletti, le deputate italiane raddoppiano
nella rappresentanza al Parlamento Ue. Erano il 21% della delegazione
uscita dalle elezioni del 2009, tredici punti sotto il dato medio
dell'emiciclo di Strasburgo (peggio di noi solo Polonia, Repubblica
Ceca, Lussemburgo e Malta).
Per avere un quadro aggiornato della
composizione per genere del nuovo Europarlamento bisognerà attendere
ancora qualche tempo, ma oggi le italiane sembrano già pronte a
colmare a lunghe falcate la distanza che le separava da paesi come la
Danimarca, i Paesi Bassi, il Belgio, in cui la democrazia paritaria è
un traguardo saldamento conquistato. E chissà che non possano
ambire, presto, a insidiare i record di Finlandia e Svezia, che al
Parlamento Europeo eleggoDonne da record a Bruxelles, ora la sfida delle politiche Europee 2014no ormai più donne che uomini.
Intanto, il risultato italiano, che
segna un avanzamento anche rispetto alle Politiche del 2013, si deve
comprendere a partire dalle candidature. Il Pd, che ha ottenuto oltre
il 40% dei consensi, aveva scelto cinque donne capolista e ricercato
la parità di genere nella composizione delle liste. Il suo
risultato, quindi, porta con sé un 45% di donne elette tra le sue
fila. Poi c'è il Movimento 5 Stelle che presentava il 47% di donne,
e si è comunque attestato al 21%, pari a 17 seggi. Di questi, più
della metà (9) saranno occupati da donne. Forza Italia invece crolla
al 16% ed elegge 4 eurodeputate su 13 seggi. La Lega, per ora, non
porta neanche una donna in Europa, né lo fa il Nuovo
Centrodestra-Udc. Per il risultato dell'Altra Europa con Tsipras (45%
di donne candidate) si dovranno attendere le mosse di Barbara
Spinelli e Moni Ovadia, entrambi eletti ma dichiaratamente non
intenzionati ad andare a Bruxelles. Se al loro posto entrassero i
secondi - Curzio Maltese, Marco Furfaro ed Eleonora Forenza - avremmo
un'altra europarlamentare.
Oltre ai numeri – davvero
straordinari per un paese che ha lungamente sofferto di una
sottorappresentanza cronica delle donne – conta la qualità di
questo voto, in tutto e per tutto un'espressione della forza politica
autonoma delle candidate, che con il sistema delle preferenze si sono
conquistate quasi ogni singolo consenso. E verrebbe da richiamare
l'annosa querelle tra “quote” e “merito”, solo per dimostrare
– se ancora fosse necessario – che le donne in politica di
nient'altro hanno bisogno che di essere messe in condizione di
giocare su un piano di parità nella competizione elettorale.
La presenza al 50% nelle liste dà i
suoi frutti, con l'aiuto – forse – della norma transitoria sulla
tripla preferenza di genere, che potrebbe avere spinto qualche
elettore ed elettrice in più a indicare il nome di una donna sulla
scheda.
Tutt'altra questione quella delle
politiche che le elette andranno a promuovere in Europa. Tra di loro
ci sono donne alla prima prova parlamentare, come quelle del
Movimento 5 Stelle, di cui poco ancora si conosce, e altre già note
per posizioni, in passato, poco women friendly. Quelle, per esempio,
che bocciarono la risoluzione Estrela sui diritti riproduttivi e che
il Pd ha ricandidato.
Resta il fatto che per la prima volta
l'Italia va a Bruxelles portando davvero due sguardi differenti.
Anzi, portando una pluralità di sguardi di uomini e di donne, con la
speranza che facciano la differenza.
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