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martedì 27 maggio 2014

Europee 2014 Donne da record a Bruxelles, ora la sfida delle politiche

Storico risultato alle elezioni: entrano all'Europarlamento il 40% di deputate. Erano il 21%. Il record per il M5S con 9 su 17. Simona Bonafè del Pd più votata con oltre 288mila preferenze

Ci sono due donne, Simona Bonafé e Alessandra Moretti del Partito democratico, tra i “campioni” di preferenze di queste elezioni europee che si ricorderanno, forse, non soltanto per il successo di Renzi, l'insuccesso di Grillo, il crollo di Berlusconi o l'impresa vittoriosa di Tsipras. Con il 39-41% di presenze sul totale dei 73 eletti, le deputate italiane raddoppiano nella rappresentanza al Parlamento Ue. Erano il 21% della delegazione uscita dalle elezioni del 2009, tredici punti sotto il dato medio dell'emiciclo di Strasburgo (peggio di noi solo Polonia, Repubblica Ceca, Lussemburgo e Malta).

Per avere un quadro aggiornato della composizione per genere del nuovo Europarlamento bisognerà attendere ancora qualche tempo, ma oggi le italiane sembrano già pronte a colmare a lunghe falcate la distanza che le separava da paesi come la Danimarca, i Paesi Bassi, il Belgio, in cui la democrazia paritaria è un traguardo saldamento conquistato. E chissà che non possano ambire, presto, a insidiare i record di Finlandia e Svezia, che al Parlamento Europeo eleggoDonne da record a Bruxelles, ora la sfida delle politiche  Europee 2014no ormai più donne che uomini.

Intanto, il risultato italiano, che segna un avanzamento anche rispetto alle Politiche del 2013, si deve comprendere a partire dalle candidature. Il Pd, che ha ottenuto oltre il 40% dei consensi, aveva scelto cinque donne capolista e ricercato la parità di genere nella composizione delle liste. Il suo risultato, quindi, porta con sé un 45% di donne elette tra le sue fila. Poi c'è il Movimento 5 Stelle che presentava il 47% di donne, e si è comunque attestato al 21%, pari a 17 seggi. Di questi, più della metà (9) saranno occupati da donne. Forza Italia invece crolla al 16% ed elegge 4 eurodeputate su 13 seggi. La Lega, per ora, non porta neanche una donna in Europa, né lo fa il Nuovo Centrodestra-Udc. Per il risultato dell'Altra Europa con Tsipras (45% di donne candidate) si dovranno attendere le mosse di Barbara Spinelli e Moni Ovadia, entrambi eletti ma dichiaratamente non intenzionati ad andare a Bruxelles. Se al loro posto entrassero i secondi - Curzio Maltese, Marco Furfaro ed Eleonora Forenza - avremmo un'altra europarlamentare.

Oltre ai numeri – davvero straordinari per un paese che ha lungamente sofferto di una sottorappresentanza cronica delle donne – conta la qualità di questo voto, in tutto e per tutto un'espressione della forza politica autonoma delle candidate, che con il sistema delle preferenze si sono conquistate quasi ogni singolo consenso. E verrebbe da richiamare l'annosa querelle tra “quote” e “merito”, solo per dimostrare – se ancora fosse necessario – che le donne in politica di nient'altro hanno bisogno che di essere messe in condizione di giocare su un piano di parità nella competizione elettorale.
La presenza al 50% nelle liste dà i suoi frutti, con l'aiuto – forse – della norma transitoria sulla tripla preferenza di genere, che potrebbe avere spinto qualche elettore ed elettrice in più a indicare il nome di una donna sulla scheda.

Tutt'altra questione quella delle politiche che le elette andranno a promuovere in Europa. Tra di loro ci sono donne alla prima prova parlamentare, come quelle del Movimento 5 Stelle, di cui poco ancora si conosce, e altre già note per posizioni, in passato, poco women friendly. Quelle, per esempio, che bocciarono la risoluzione Estrela sui diritti riproduttivi e che il Pd ha ricandidato.
Resta il fatto che per la prima volta l'Italia va a Bruxelles portando davvero due sguardi differenti. Anzi, portando una pluralità di sguardi di uomini e di donne, con la speranza che facciano la differenza.

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