martedì 13 maggio 2014

NIGERIA: PER BOKO HARAM UNA DONNA ISTRUITA È UN PERICOLO "l’educazione potrebbe aprire la mente, potrebbe dare più forza, in questo caso alla donna, che diventerebbe automaticamente consapevole dei propri diritti minimi ed essenziali e ovviamente inizierebbe a rivendicarli."


Intervista a Valentina Colombo, docente di Geopolitica del Mondo Islamico presso l’Università Europea di Roma.
(di Alessia Carlozzo)

Il rapimento di cento studentesse in Nigeria è solo l’ultima incursione in ordine di tempo del gruppo fondamentalista islamico Boko Haram a istituti scolastici e femminili.

R. – Il termine “Boko Haram” significa “l’educazione occidentale è vietata”, “è peccato”, per cui nella strategia di un’organizzazione di questo genere ovviamente tutto ciò che riguarda l’educazione, l’apertura mentale e l’apertura all’altro – nella fattispecie, poi, l’Occidente – è qualcosa che viene visto come un pericolo. Infatti, organizzazioni come Boko Haram ma non solo – tutto l’estremismo, il radicalismo islamico – partono da un presupposto che è quello che “pensare è peccato”. Per cui, è chiaro che chiunque fornisca educazione, istruzione che porti poi a un’apertura mentale – primo fra tutti, poi, se si tratta addirittura di donne che movimenti di questo genere ovviamente considerano come l’altro da attaccare, la metà dell’uomo, in ogni caso mai persone da considerare "esseri umani" – ovviamente, questo è un segnale di pericolo, di allarme, è considerato un qualcosa da eliminare, da estirpare assolutamente.

D. – Non è la prima volta che il gruppo islamista di Boko Haram colpisce una scuola e rapisce delle ragazze. Qual è poi il destino che spesso le attende?

R. – Un destino di donne che vengono usate come oggetti sessuali, che vengono sottoposte – per usare un eufemismo – a delle angherie, ma che sono concepite fondamentalmente come corpi da usare a proprio piacimento perché questo, così sostengono, “Dio lo vuole”, “Dio lo concede” nella loro interpretazione distorta e perversa dell’islam, che – in ogni caso, lo sappiamo – considera la donna come la metà dell’uomo. Nella loro visione, la donna viene concepita solo come corpo che provoca seduzione nell’uomo… Ebbene, queste ragazze, se sono fortunate vengono rilasciate dopo aver subito – con molta probabilità – violenze e soprusi a livello sessuale.

D. – Il nord della Nigeria è prevalentemente di religione musulmana. Qual è l’attuale condizione della donna, in quelle zone?

R. – In Nigeria, come nel resto del mondo islamico, la condizione della donna è segnata sia da un retaggio culturale – quindi da una cultura prevalentemente patriarcale – sia una visione della religione che va ad avvalorare la tradizione culturale e sociale della zona. Quindi, la donna che si voglia emancipare è la donna che deve assolutamente far fronte ai due livelli e, per far fronte ai due livelli, la chiave è assolutamente l’educazione. La donna che studia, la donna alfabetizzata, non è purtroppo un dato scontato in quelle zone: non solo in Nigeria, ma in tutto il mondo islamico, a parte rarissime eccezioni, l’analfabetismo delle donne è dilagante, sfortunatamente. Ecco perché la donna deve assolutamente ricevere istruzione se vuole migliorare la propria posizione sociale e culturale. Ed è per questo che movimenti come i Boko Haram attaccano chiunque fornisca e fruisca dell’educazione, perché l’educazione potrebbe aprire la mente, potrebbe dare più forza, in questo caso alla donna che diventerebbe automaticamente consapevole dei propri diritti minimi ed essenziali e ovviamente inizierebbe a rivendicarli. Tenere la donna nell’analfabetismo, tenere la donna all’oscuro di tutto, ovviamente è un gioco perverso, atroce, che però lascia via libera all’interpretazione più integralista, quale lo è quella dei Boko Haram.

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