sabato 6 luglio 2024

 E' la solita storia di possesso, dominio e potere che si ripete

Manuela è l'ultima donna uccisa in strada con un fucile a canne mozze [una lupara sic!] da un uomo con cui aveva avuto una relazione.

Uomini che non accettano l'indipendenza e la libertà delle donne e le loro decisioni di chiudere relazioni spesso violente e pericolose.

Aspettiamo ancora che la Presidente del Consiglio e le donne di governo condannino fermamente i femminicidi e difendano la vita delle troppe donne che subiscono varie forme di violenza patriarcale. 

Non servono i tagli ai finanziamenti per i Centri Antiviolenza e per le Case Rifugio effettuati negli ultimi periodi, servono invece finanziamenti e azioni concrete di prevenzione a partire dall'istituzione di percorsi di educazione al rispetto, al dialogo, all'affettività, all'emotività ed alla parità di genere. 

E non parliamo di gender!!!

Oggi saremo accanto alle donne ed agli uomini che a Roma protestano con azioni non violente per dare voce alle donne vittime di femminicidio.

domenica 16 giugno 2024

L'età dei diritti delle donne sembra attraversare momenti difficili

Sparisce dal documento conclusivo del G7 l'importanza di garantire alle donne “un accesso effettivo sicuro e legale all'aborto ” inserito nel precedente testo del G7 di Hiroshima.

Una precisazione.

L'aborto sicuro e legale è un diritto soggettivo che, sulla base di una norma giuridica, le donne possono esercitare liberamente, non è un'imposizione per le tutte le donne che si  trovano ad affrontare una maternità non desiderata.

Non si capisce per quale motivo uno Stato moderno e laico debba rendere  insicuro e difficoltoso o eliminare l'accesso all'aborto alle donne che non sono in grado di affrontare una maternità.

Non capiamo poi come possa succedere che donne che ricoprono ruoli di primo piano nei luoghi di potere non difendano il diritto delle donne di scegliere liberamente sul proprio corpo e possano permettere il ritorno a tempi bui che non vogliamo più rivivere.

Che siano donne funzionali al patriarcato?

mercoledì 5 giugno 2024




In questo video parliamo di Consultori, di L.194 e delle prossime elezioni per un'Europa dove le donne e gli uomini eletti difendono i diritti umani fondamentali e inalienabili.







lunedì 3 giugno 2024

GENERI, IDENTITÀ E ORIENTAMENTI Cosa è cambiato? di CHIARA NARDINOCCHI

Non binario, gender fluid, pansessuale, demigender. Sono solo alcune delle parole entrate nel nostro vocabolario per descrive nuove sfumature legate alla percezione dell’io e della sessualità. Una guida per orientarsi e capire

Uomo-donna, maschio-femmina, etero o omosessuale. Le categorie usate per definire identità di genere e orientamento sessuale nei secoli sono state legate a una dualità escludente che, con l’obiettivo di schematizzare, ha lasciato però indietro sfumature e strutture relazionali “altre”.

 La narrazione portata avanti dalla “maggioranza” rivendicante una “normalità” dei rapporti ha però fatto il suo tempo e trainati da una necessità, le nuove generazioni stanno rivoluzionando categorie e smantellando pregiudizi socialmente radicati. L’identità, i generi, gli orientamenti: tutto è stato messo in dubbio affinché sempre più persone possano sentirsi rappresentate e partecipi di una società che, a differenza del passato, le riconosce. Un cambiamento di sensibilità che per essere davvero compreso necessita di alcuni punti di riferimento.

Partendo dalle basi, che cos'è il genere e cosa il sesso? “

Per sesso – spiega Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista professore ordinario di Psicologia dinamica alla Sapienza Università di Roma - intendiamo la dimensione biologica e anatomica dell’individuo (femmina, maschio oppure, in rari casi, intersessuale), mentre con i termini genere e identità di genere facciamo riferimento alla varietà di caratteristiche e di atteggiamenti che culturalmente attribuiamo al sesso biologico”. 

A questi concetti poi si aggiunge l’espressione di genere. “L’espressione di genere – continua Lingiardi - comprende diversi aspetti (per esempio, scelta dell’abbigliamento, taglio dei capelli, postura e modo di camminare), ed è in stretto rapporto con i ruoli di genere di una determinata cultura o società. In sostanza: il sesso costituisce una matrice biologica, il genere rappresenta una costruzione psicosociale. Come è noto, esiste la possibilità di una discrepanza tra queste due sfere, tra come si presenta il corpo e come si fa esperienza della propria identità”. 

https://www.repubblica.it/cronaca/2024/05/17/news/orientamenti_sessuali_identita_genere_definizioni_vocabolario-422867733/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR3EPWbVGpkRHeUysxE-ihpvOAqEWh_uoM5SCGGpOAJK3pQnhfm269vkZS8_aem_A

martedì 28 maggio 2024

Arcobaleni di pace e di diritti sabato 1 giugno al Parco Pozzi


 Sabato 1 giugno al Parco Pozzi verranno dipinte e inaugurate due panchine una con l'arcobaleno della Pace l'altra con l'arcobaleno Lgbtq+

Dalle ore 15 alle 18 le allieve e gli allievi del GAC dipingeranno le panchine.
Alle ore 18.30 si terrà la cerimonia di inaugurazione con la presenza dell'Amministrazione Comunale a cura dell'Associazione ventunesimodonna.
Le due panchine arcobaleno, che affiancheranno le due rosse contro la violenza sulle donne, sono simboli che contribuiscono a far riflettere sul valore del rispetto dei diritti umani e delle libertà.

lunedì 20 maggio 2024

A passo di pace 26 maggio 2024 ore 14.30

 Facciamo sentire le nostre voci di Pace a chi discute di possibili interventi in guerra di eserciti...

Vi aspettiamo numeros* perchè la pace è un Diritto Universale.
Ricordiamo a chi volesse iniziare la marcia da Gaggiano che è possibile utilizzare il treno o il pullman


giovedì 9 maggio 2024

Il mio '68 di Giovanna Marini 1968/2008 - "Dico sempre che io il ’68 l’avevo già fatto nel ’64."

Giovanna MariniIl mio '68 di Giovanna Marini Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008

“Dico sempre che io il ’68 l’avevo già fatto nel ’64. In quegli anni la Fiom con Bruno Trentin era un sindacato importante e gli operai con gli ‘autunni caldi’ divennero protagonisti della scena politica. Dunque c’è stato un ’68 operaio prima di un ’68 studentesco e noi, con i nostri canti contadini e operai, eravamo in sintonia. A Spoleto il ‘Bella Ciao’, spettacolo di canto politico e sociale, fece scandalo fra il pubblico elegante che non tollerò la vista di contadini e operai sul palcoscenico. ‘Non ho pagato mille lire per sentir cantare in palcoscenico la mia donna di servizio’ fu il significativo commento di una spettatrice, ignara del fatto che ‘quelle voci da strapazzo, da cortile’ avevano secoli e secoli di cultura musicale alle spalle e che la voce contadina e pastorale è stata la prima forma musicale che c’è stata al mondo, molto antecedente alla nascita di Cristo. Le prime forme sia polifoniche che monodiche risalgono a molto prima e sono contadine…ma quel mondo perbenista non era pronto ad accettarle. Quello spettacolo, che prorompeva tra un pubblico delle grandi soirée era precursore del ’68”. Giovanna Marini, compositrice ed esperta di etnomusicologia, ha passato una vita alla scoperta e valorizzazione dei canti popolari. “Quella prima del 1968 era un’Italia estremamente conformista, reazionaria e molto legata ai suoi usi e costumi. Era un’Italia dove ci si sposava senza mettere in crisi la forma della coppia, era tutto ossequiente. Pian piano e sottotraccia cresceva un movimento che si catalizzò nel ‘68”. 

Quali gli effetti nell’immediato? “

Ci fu una corrente esplosiva che si notò immediatamente, mentre l’onda lunga è arrivata fino ad ora. Gli studenti cominciarono a bruciare i libretti universitari e la spinta fu di una tale vitalità ed energia che travolse tutto e tutti. C’era un forte bisogno di coesione e si formavano tanti gruppi che avevano al centro il prossimo, l’idea comune era che si potesse fare e cambiare, che l’impegno poteva avere dei risultati. Erano gruppi che avevano delle caratteristiche quasi di cristianesimo applicato. La vera novità fu quell’energia vitale e straordinaria che ha contagiato tutti, che ha toccato tutti. Certo, c’erano dei paradossi. Io avevo 31 anni, e non essendo più giovane me ne accorgevo. Fu sbagliato, ad esempio, quell’appiattire tutto disconoscendo i meriti. Fu tipica del momento la negazione dell’arte. Oggi nessuno più si vergognerebbe più di definirsi ‘artista’, ma allora era impensabile: erano ‘lavoratori dell’arte, della musica’. D’altra parte quell’onda d’urto cercò di abolire le caste e in parte ci riuscì. La negazione delle differenze fu un limite che lo stesso Pasolini denunciò al momento. Comunque accanto agli eccessi, talvolta ridicoli, c’era molta riflessione e molta energia vitale”. 

Che ruolo ebbero gli intellettuali in quei momenti? “

Erano stati contagiati e si unirono quasi tutti al movimento. Mi ricordo che ci ritrovavamo tutti a Fregene, Gian Maria Volontè, Gillo Pontecorvo, per discutere e ragionare. C’era una volontà di impegno vero che si tradusse in atti molto generosi. Peccato che fu poco canalizzata. Arrivarono, invece, gli infiltrati. E’ sicuro che i servizi segreti si misero all’opera per restaurare oppure spingere verso il terrorismo per scatenare reazioni negative”. Cosa è rimasto oggi di quella spinta ideale, di quelle istanze? “E’ rimasto molto, anche se non ce ne accorgiamo. Ad esempio l’abolizione della casta, anche se la parola oggi la parola evoca altro. Altro lascito importante è quello del movimento di donne che, anche se in modo talvolta troppo esacerbato, ha avuto la capacità di creare un terreno culturale fertile a sostenere poi le battaglie e le vittorie sull’aborto e sul divorzio. L’effetto prodotto nel cambiamento nella coppia, ad esempio, è stato formidabile”. 

Il bilancio dell’eredità è dunque tutto positivo? “

C’è una tendenza a vedere solo il negativo del 1968, invece in questo terzo millennio ci sarebbe bisogno di avere quell’entusiasmo. Siamo tutti così passivi e la causa prima di questa rassegnazione sono trenta annidi televisione usata male. La tv fatta bene è stata utile, non dimentichiamo che ha insegnato a leggere e scrivere a intere generazioni di analfabeti. L’obiettivo delle televisioni commerciali è stato quello di rendere passive le menti. Ci sono riusciti benissimo. Del resto è stato seguito l’esempio americano dove, con tecniche precise, le trasmissioni sono state concepite proprio per passivizzare il pubblico negli anni in cui invece il popolo americano seguiva leader come Martin Luther King. Se togliessimo agli italiani le trasmissioni serali, potrebbero tornare ad avere il piacere di incontrarsi e giocare a carte e forse sarebbero meno passivi, più reattivi e pronti a reclamare i propri diritti”. Nel suo lavoro il ’68 ha reso possibile una cosa importante per la cultura musicale italiana…”Nel 1975 abbiamo fondato la Scuola di Musica di Testaccio, che ancora vive ed è fiorente. Con il terrorismo la gente ha incominciato ad avere paura. Il terrorismo ha tinto di nero il ricordo di tante iniziative importanti anche molto utili. Forti delle esperienze del ’68 di grande coesione sociale abbiamo pensato di fare qualcosa di concreto per superare questa paura, per stare insieme. I primi iscritti, una banda di simpatici personaggi, erano persone che avevano la passione per la musica ma che prima di tutto volevano aiutare a costruire la scuola, poi si sono messi anche a studiare. Con gli anni alcuni si sono addirittura diplomati e insegnano musica, altri hanno continuato a fare il loro mestiere. Ecco, la scuola è stata proprio la concretizzazione di alcuni lati buoni del ‘68, quella voglia e quella capacità di autogestirsi. Siccome è un’esperienza che continua a distanza di più di trenta anni, vuol dire che era solida”.

https://www.noidonne.org/articoli/il-mio-68-di-giovanna-marini-01750.php?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR1uUuFx8pF3m0jjjnPGCb4I7TBqa3BaxABhTz7uzLHMVQJB25vqufo24Yw_aem_AdSi3PRTQIedvhJdYJDXqoHFQDPlfDA2hSvGQk2YINSspvSl5