lunedì 23 giugno 2014

Contro la violenza sulle donne un muro di bambole «griffate» di Luisa Pronzato



«Da piccola creavo gli abiti delle mie bambole, cucirli diventava un momento di meditazione in cui sviluppavo la mia creatività e pensiero»

Arruffata-chic, leather-geometrica, di fuoco nei tessuti e nello sguardo. Avventuriere, classiche, sognanti, concrete, affabulanti… un muro di bambole per dire «We are not just dolls» (non siamo solo bambole). Le hanno realizzate una cinquantina di stilisti, 30 Artisti, 20 Associazioni, da Salvatore Ferragamo, Costume National, Stella McCartney, Kristina Ti, Frankie Morello a Intervita e Donne in rete, ad Arisa, Ivana Spagna, Syria, Malika Ayane. E oggi, 21 giugno – solstizio d’estate, giorno della luce lunga in cui le tradizioni traggono auspici per i raccolti futuri – a Milano (ore 16, via De Amicis 2) con l’inizio della Settimana della moda maschile, inizia la costruzione di Wall of Dolls: performance, messaggio tra etica ed estetica, ideato da Jo Squillo e sostenuto dalla Camera della Moda.

Paradosso di creatività, griffato da stilisti e artisti, per disegnare un percorso lungo un anno (da oggi all’autunno 2015) in cui il muro vuole abbattere i muri, gli stereotipi cancellare gli stereotipi. Il messaggio è contro la violenza sulle donne. Ma soprattutto per nuovi modelli di femminilità e mascolinità su cui ri-immaginare l’essere donne e uomini.

Trecento mamme-signorine-bellezze-bambine-figlie per 150 metri di rete sono solo l’invito perché tutti portino le loro bambole. Non per abbandonare i sogni, ma perché con il simbolo su cui si sono sempre formati i modelli femminili, si ricostruiscano gli immaginari di bambine e bambini, adulte e adulti. «Da piccola creavo gli abiti delle mie bambole, cucirli diventava un momento di meditazione in cui sviluppavo la mia creatività e pensiero», racconta Jo Squillo, la conduttrice televisiva di una delle più storiche trasmissioni dedicate alla moda che nella sua adolescenza-punk è stata anche autrice e interprete di canzoni provocatorie come “Violentami” e “Orrore”. «Le cantavo in minigonna inguinale… Le cantavo con rabbia per rispondere a chi diceva ve la siete voluta… Sono passati alcuni decenni e c’è ancora bisogno di dirlo. E allora ridiciamolo, partendo dallo stile, dalla moda che incide per creare tendenze». E, non a caso, da una giornata molto maschile.

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