2 Giugno 1946 – Le
donne diventano cittadine
Un incontro per
ripercorrere il lungo e difficile cammino per la conquista del voto femminile
70 anni fa le donne
italiane votarono per la prima volta. Fu
un percorso lungo e difficile quello che
portò le donne, fino ad allora sottoposte all'autorizzazione maritale e quindi completamente soggette alla tutela dell'uomo, all’emancipazione politico-giuridica.
Ventunesimodonna e ANPI hanno voluto ripercorrere questo
faticoso cammino ricostruendone le tappe salienti e presentandone le
coraggiose protagoniste in un incontro pubblico tenutosi Martedì 21 Giugno al
Bem Viver –Corsico.


Il grande salto avvenne con la lotta partigiana . Schierate fianco
a fianco con gli uomini nella lotta di
Liberazione, le donne si affacceranno
nell’Italia del dopoguerra con una nuova consapevolezza e il 31 gennaio 1945
con l’estensione del diritto di voto diventarono per la prima volta cittadine a tutti gli effetti.
Alle elezioni del 1946
le donne parteciparono in
massa con un’affluenza che superò l’89%
, erano il 52% dell’intero elettorato. Le
elette nell’Assemblea Costituente furono
21, erano tutte giovani, alcune giovanissime, tutte avevano studiato molte erano
state partigiane ed avevano pagato a caro prezzo la loro militanza col carcere,
il confino o l’esilio.
L’apporto delle Madri Costituenti fu determinante per
competenza, professionalità, idealità e coraggio. Seppero fare da baluardo contro le forze
reazionarie ma anche contro i pregiudizi
ancora vivi nei loro stessi colleghi e compagni di partito, creando una unità di genere
assolutamente straordinaria per l’epoca.
Alle 21 donne dell’Assemblea costituente (di cui solo 5
parteciparono alla commissione ristretta dei 75
che elaborarono la proposta della Carta ) dobbiamo gli articoli che
parlano della parità uomo-donna - Artt. 3-29-30-31-37-48-51- alla socialista
Merlin si deve la parità di genere inserita all’art.3.
Molto di ciò che le Madri costruirono sul piano costituzionale fu realizzato a livello legislativo solo nel decennio 55-65 con l’apertura a tutte le
carriere, la parità salariale, la tutela della lavoratrice madre.
Negli anni ’70, il
movimento femminista, con le sue battaglie per la parità di genere , impose
nuovi modelli sessuali, culturali sociali e politici, permettendo il raggiungimento di diritti
che costringeranno uomini e donne a ridefinire la propria identità .
Sono di quegli anni la legge sul divorzio, la depenalizzazione
dell’aborto, il nuovo diritto di
famiglia.
Grazie alle suffragette di inizio ‘900, alle partigiane,
alle Madri Costituenti , alle femministe e alle donne elette nelle legislature
che si sono susseguite dal 46 ad oggi , la condizione della donna è oggi
sicuramente migliorata.
L’Italia tuttavia, in una classifica di 136 Paesi sulla
parità di genere, occupa solo il 71esimo
posto: le donne italiane continuano ad
essere discriminate nella vita politica ed economica , la violenza
sulle donne è una emergenza sociale
pressante.
La scarsa rappresentanza parlamentare femminile e una sempre crescente disaffezione delle donne alla partecipazione politica è la spia più evidente di problemi irrisolti.
La scarsa rappresentanza parlamentare femminile e una sempre crescente disaffezione delle donne alla partecipazione politica è la spia più evidente di problemi irrisolti.
Le donne compresse
tra il “familismo” riemergente e nuove
forme di precarietà che le vedono tra i soggetti più deboli nel mondo del
lavoro, rifuggono dalla politica, e,
astenendosi dal voto, dimostrano di sottovalutare e sprecare un diritto fondamentale
faticosamente conquistato.
La sfida per tutte
noi è ritrovare la consapevolezza della necessità di un impegno nella difesa di diritti che oggi diamo per
acquisiti e scontati ma che in realtà non lo sono e l’entusiasmo
nella ridefinizione di nuovi modelli di
partecipazione più confacenti alla
nostra identità di donne e ai nostri
bisogni .
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