domenica 31 gennaio 2016

Donne in Parlamento, chi cosa / Le senatrici, i partiti e le Unioni civili inserito da Avetta Paola

Nessuna solidarietà di genere: sulle unioni civili le donne parlamentari sono divise come i loro colleghi anche se affiorano alcune sensibilità diverse
Unioni civili un diritto alla libertà di scelta che divide e che non fa intravedere solidarietà di genere tra le donne parlamentari.
Sono in molti in attesa del 28 Gennaio, quando arriverà nell'aula del Senato la legge che equipara ai diritti e doveri di una coppia regolarmente sposata anche i diritti e i doveri delle coppie di fatto e delle coppie omosessuali. Il clima di questa vigilia è di grande incertezza. I numeri per approvare la legge ci sono (PD, 5 stelle, Sel e gruppo misto) ma il PD è diviso e teme anche l'inaffidabilità dei senatori 5 stelle nel momento del voto segreto.
La relatrice del provvedimento, Monica Cirinnà, sulla tenuta del suo gruppo ostenta sicurezza e dichiara che i nuovi diritti e doveri per le coppie di fatto ormai sono nero su bianco e che si tratterà solo di fare dei miglioramenti per armonizzare sensibilità diverse. Paola Taverna, senatrice dei 5 stelle, respinge decisamente l'etichetta di inaffidabilità che si vuole appiccicare al suo gruppo e giudica invece inaffidabili i senatori di maggioranza del PD, troppo timorosi della divisione che questa legge crea all'interno del Governo (NCD è infatti assolutamente contraria sugli articoli riguardanti la coppia omosessuale). Il parere di Paola Taverna, nel motivare il suo personale convinto appoggio a questa legge, è che siamo proiettati verso un futuro di maggiori diritti e questa legge rappresenta un passo in avanti della civiltà certificando e garantendo situazioni già esistenti nei fatti, senza intaccare o introdurre novità in questioni cattoliche, etiche o morali.

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sabato 30 gennaio 2016

Care famiglie, noi gay non mettiamo in pericolo i vostri figli di Cristiana Alicata

 Certi messaggi che annunciano la vostra manifestazione hanno gettato molti genitori nel panico. E invece abbiamo tante battaglie comuni da fare

La lettera

Cari partecipanti al Family Day,

Ho strappato almeno quattro versioni di questa lettera: per me è molto complicato pensare che qualcuno voglia difendere i propri figli da me e dalla mia compagna e dalle tante persone che compongono la comunità omosessuale italiana, alcuni delle quali hanno figli che frequentano già asili e scuole accanto ai vostri.
 In questi giorni tanti nostri amici genitori hanno ricevuto sui vari gruppi whatsapp e mailing list un messaggio che li ha gettati nel panico. Ho letto anche io questo messaggio e mi ha ferito profondamente. Ha ferito profondamente per fortuna tantissime persone che da giorni non fanno altro che rispondere e cercare di spiegare che non esiste una lobby gay che sta tentando di corrompere i bambini o di imporre un'inesistente ideologia gender. Mi ha ferito perché la questione omosessuale e il testo sulle unioni civili in discussione al Senato non c'entrano nulla con il contenuto di quel messaggio. Nessuno di noi vuole insegnare ai bambini di quattro anni le cose irripetibili che sono state scritte e nessuno di noi va in giro nelle scuole a dire che non ci sono differenze biologiche tra maschi e femmine. Ci sono eccome le differenze. La questione di genere non è altro che desiderare che tutte le bambine del mondo possano scegliere non se mettersi o no una gonna rosa, ma se con quella bellissima gonna rosa possono arrivare nello spazio come il capitano Cristoforetti oppure fare le mamme appagate di 4 figli sapendo di averlo scelto tra migliaia di altre possibilità, le stesse che hanno i maschietti. L'unica cosa che riteniamo sacrosanta è raccontare ai ragazzi, nel momento giusto, che essere gay non è un problema, non è una malattia e quindi nessuno deve discriminarlo e lui non si dovrà buttare giù da un palazzo perché nessuno gli ha mai raccontato che non ha niente di sbagliato. Nessuno vuole fare diventare omosessuali i vostri figli perché l'omosessualità come l'eterosessualità non è una scelta e non è una malattia.
Mi intestardisco a comprendere le vostre ragioni, il motivo per cui io e la mia compagna possiamo mettere in pericolo i vostri figli. Non riesco a trovarlo. Una legge che riconosca le nostre famiglie non toglierà qualcosa a voi né imporrà il nostro modello di famiglia: semplicemente ci consentirà di prenderci delle responsabilità nei confronti della persona che amiamo e tutelerà i nostri figli. Questa legge ci consentirà in sostanza di assumerci dei doveri davanti allo Stato. Come vedete anche noi difendiamo i nostri figli e vogliamo proteggerli garantendo loro una stabilità non solo affettiva, ma anche giuridica.
 Però una cosa ve la voglio dire. Io vorrei difendere tutti i figli dalla mancanza di asili nido, dal traffico delle città, dalla mancanza di verde e di servizi, dalla crisi economica che molto spesso si abbatte sul tempo che riusciamo a trascorrere accanto ai nostri cari. Vorrei difenderli da quella parte di politica che si è arricchita tagliando soldi al welfare, sperare per loro un mondo dove non ci siano code in ospedale per fare una risonanza e dove i loro nonni non siano un peso quando invecchiano e non camminano o si ammalano. Vorrei difendere i nostri figli dal fatto che fare un figlio in Italia è ancora un'impresa eroica perché significa il più delle volte  fare una scelta drastica tra la propria professione e la genitorialità. Vorrei difenderli da tutto questo e non vorrei mai difenderli da voi. Abbiamo tante cose da difendere insieme, non siamo noi il vostro nemico.

*Cristiana Alicata, ingegnere e scrittrice, è manager di una multinazionale. Prima di entrare nel cda di ANAS, era componente della Direzione Nazionale PD.


 http://www.repubblica.it/cronaca/2015/06/20/news/_care_famiglie_noi_non_mettiamo_in_pericolo_i_vostri_figli_-117257840/



venerdì 29 gennaio 2016

Unioni civili: la paura antistorica del Vaticano di Monica Lanfranco

E’ un’offensiva in piena regola, quella lanciata dalle alte cariche vaticane: contro il disegno di legge Cirinnà, (un debole tentativo, all’italiana, di allargare le maglie dei diritti per le unioni non codificate), ora c’è anche la lettera dei vescovi liguri, ‘preoccupati’ per la famiglia. Chissà come se la ridono nella cattolicissima Irlanda, primo paese al mondo a introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso nella propria Costituzione.
La lettera arriva dopo le esternazioni di Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, che ha benedetto il prossimo Family Day, appuntamento di massa nel quale ogni anno si fa grande sfoggio di devozione a principi ai quali nessuno sta facendo la guerra, né mettendo in discussione, come la bontà e legittimità della famiglia eterosessuale, o il battesimo o l’abito bianco e l’abito elegante per dire sì per tutta la vita, finché morte non ci separi. Come insegnano i percorsi fatti dai movimenti delle donne si sta parlando di proposte di legge che chiedono estensione, non riduzione, così come avvenuto nel divorzio e nell’interruzione di gravidanza.
Spicca, nel lungo documento rilasciato alla stampa, l’aver acquisito la tecnica del benaltrismo anche da parte di questo antico luogo di potere religioso: “Noi, Vescovi liguri, sentiamo il grave dovere di esprimere, innanzitutto alle comunità cristiane, la nostra preoccupazione per il momento che attraversa la società. Oltre alle persistenti difficoltà economiche e lavorative che pesano su singoli e famiglie, oggi è in gioco la stessa realtà familiare nella sua universale natura di un uomo e una donna uniti in matrimonio”.
Come a dire: c’è la crisi economica, e voi gay berciate per avere diritti?
Il fatto comico, (se non fosse tragico), è che i vescovi non si rendono davvero conto che allargare il godimento dei diritti civili è sempre accompagnato dall’estensione dei doveri, e quindi dalla conseguente attivazione della rete di controllo sociale: tutto quello che la lettera dice della famiglia eterosessuale è trasferibile senza alcun cambiamento a qualunque altra. Ecco il passaggio: ”La famiglia, così, è il fondamento e il centro della società. E’ comunità d’amore, grembo di vita, luogo nativo di incontro fra generazioni, palestra di dialogo tra generi diversi, cellula di giustizia sociale, prima risorsa economica del Paese, scuola di umanità nel rispetto del diritto del bambino ad avere padre e madre”.
Fermo restando che una madre e un padre ci sono sempre, e che nessuna famiglia omosessuale è un pianeta distante dal resto del mondo e dai generi che lo popolano, colpisce un’altra passaggio nella missiva, attribuito al Papa: ”La famiglia è un fatto antropologico (umano), non ideologico”. Appunto. Se la famiglia, come ogni costruzione sociale umana è un fatto non ideologico ma concretamente storico e in fieri perché solo un tipo di nucleo deve essere, ideologicamente, quello giusto, assoluto, inimitabile, esclusivo?
Le alte sfere vaticane non si rendono conto dell’occasione storica che stanno perdendo: quella di dimostrare la capacità dell’unica religione rivelata attraversata dal cambiamento e dalla rivoluzione di mettere in pratica la vocazione accogliente che tanto dichiara. Popolo cristiano, forza: disertate il family day e popolate le piazze di sabato 23 gennaio: l’ora della vera misericordia è adesso.
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/22/unioni-civili-la-paura-antistorica-del-vaticano/2398666/




giovedì 28 gennaio 2016

Unioni civili, facciamo chiarezza.Cosa prevede il disegno di legge Cirinnà in discussione in Parlamento? da inGenere

Cosa prevede il disegno di legge Cirinnà in discussione in Parlamento? Facciamo chiarezza
foto Flickr/Fotos TVN

Non possiamo sapere cosa accadrebbe in Italia nel caso di un referendum propositivo sul diritto di famiglia, come è accaduto ad esempio in un paese a forte vocazione confessionale cattolica qual è l'Irlanda. Ma sapppiamo che una parte non così irrisoria del paese voterebbe a favore di un riconoscimento dei diritti delle famiglie composte da persone dello stesso sesso, e probabilmente anche su una piattaforma più ampia di quella contenuta nello stesso disegno di legge Cirinnà.
Lo sappiamo perché assistiamo a un gioioso proliferare di manifestazioni a sostegno del disegno di legge – le piazze #svegliatitalia, che stanno colorando di punti rossi tutto lo stivale con gli appuntamenti per il prossimo sabato 23 gennaio -  e anche perché ce lo insegna la storia degli ultimi quarant’anni.
Quelle poche volte che cittadine e cittadini sono stati chiamati a esprimersi per abrogare leggi che prendevano atto di un’evoluzione della società in contrasto con il dettato integralista cattolico (pensiamo al tentativo di abrogare la legge sul divorzio e al tentativo di abrogare la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza) uomini e donne di carne e sangue si sono opposti.
Perché le donne e gli uomini vivono nel mondo reale, dove è evidente la necessità di disciplinare, regolamentare nel diritto situazioni che esistono nei fatti, che appartengono all’esperienza diretta o indiretta di tutti.
Sappiamo poi, che le famiglie sono in costante evoluzione, che esistono nei fatti “specifiche formazioni sociali” di configurazione differente che esprimono legami d’affetto, solidarietà, amore che sono solidi, duraturi, consolidati; “formazioni sociali” che solo la normativa tarda a riconoscere mentre il contesto sociale, le comunità territoriali, le scuole, le altre famiglie, nella maggiorparte dei casi riconoscono, rapportando si ad esse sulla base del riconoscimento di quello che sono, famiglie.
Chi ha amici o amiche che vivono in coppia con persone dello stesso sesso, sa che sono persone anche con figlie e figli, che se ne prendono cura, che sono impegnati in meravigliose feste di compleanno, a condividere ricette di dolci e suggerimenti su come continuare a far finta che Babbo Natale esista, rimedi omeopatici per il raffreddore invernale e numeri di telefono di dentisti che riescano a curare i figli senza spaventarli. Persone che fanno famiglie. Uguali e diverse dalle altre, con le dinamiche tipiche delle famiglie.
Capita allora di restare sconvolti quando in una di queste famiglie succede “qualcosa” di imprevisto - una malattia, una separazione, un incidente – e i legami di fatto, quelli che riconosciamo come legami di fatto, non vengono tutelati come legami di diritto. Perché solo allora ci accorgiamo che queste famiglie sono diverse dalle nostre, meno tutelate, invisibili agli occhi della legge.
Di questo si occupa il disegno di legge Cirinnà. Mettere ordine, fare chiarezza, iniziare a riconoscere e tutelare nella legge realtà che esistono nei fatti.
continua.......http://www.ingenere.it/articoli/unioni-civili-facciamo-chiarezza

mercoledì 27 gennaio 2016

27 gennaio Giornata della memoria. Ravensbrück: l’inferno delle donne

La storia di Ravensbrück è la storia di un campo di concentramento –dimenticato dai più e dalla storia– destinato, almeno nominalmente, alla rieducazione delle prigioniere, e trasformato poi in campo di sterminio dove morirono novantaduemila donne.


Le porte di Ravensbrück si aprirono il 15 maggio del 1939 e, a differenza della maggior parte dei campi di concentramento, era destinato perlopiù alle donne.

Ma al suo interno non erano presenti solo ebree che, infatti, costituivano il 15% circa delle internate. Il progetto di Hitler era quello di eliminare le donne non conformi, giudicate inutili dal regime: oppositrici politiche, lesbiche, rom, prostitute, disabili e donne con problemi psichici e sociali.
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Sin da subito vennero internate duemila donne. Le prime deportate furono: comuniste, socialdemocratiche, antinaziste –seppur “ariane”– accusate del grave reato di aver violato alcune leggi sulla “purezza razziale”, avendo avuto rapporti sessuali con una “razza” inferiore a quella tedesca.

Lo scopo del campo, all’inizio, è quello di rieducare le antinaziste. La rieducazione si otteneva, secondo loro, attraverso ordine, disciplina, pulizia e lavoro, che diventano i primi strumenti di tortura per le deportate.

A Ravensbrück le giornate iniziavano con il fischio sinistro della sirena alle quattro del mattino e terminavano alle diciotto, dopo quattordici interminabili ore di duro lavoro, fame, angherie e atroci punizioni. I turni erano massacranti e alienanti. Mezz’ora di tempo per scendere dal letto, vestirsi di stracci, rifare il letto alla perfezione secondo il regolamento (altrimenti erano guai –e spesso la vita era appesa a un filo, anche solo per sciocchezze simili). Poi sùbito in coda alla latrina, schierandosi davanti al blocco per l’appello mattutino.

Ravensbrück, Konzentrationslager
continua.......http://narrazionidifferenti.altervista.org/ravensbruck-linferno-delle-donne/

martedì 26 gennaio 2016

Assemblea delle socie di ventunesimodonna martedì 26 gennaio 2016 ore 21

     Martedì 26 gennaio 2016 ore 20.30 in prima                       convocazione e alle 21 in seconda
     presso il Bem Viver Cafè (saletta sotto) 
                 via v.Monti 5 Corsico, 

è convocata l'assemblea delle socie dell'Associazione  "ventunesimodonna",
 col seguente ordine del giorno:

- rinnovo delle cariche
- valutazione del lavoro svolto
- approvazione bilancio 2015
- programmazione annuale
- varie ed eventuali

Vi aspettiamo numerose e propositive,
                                                        
 la presidente Daniela Labella

sabato 23 gennaio 2016

DIRITTI, FEMMINISMI Manifesto femminista per l’approvazione del ddl Cirinnà di Redazione @PasionariaIT

Il 28 gennaio in parlamento si discuterà il disegno di legge per l’istituzione delle unioni civili, un momento cruciale per i diritti civili del nostro Paese. Non c’è più tempo per le esitazioni: è l’ora di agire, di farsi sentire, di prendere posizione. Pensiamo sia importante dimostrare ai nostri politici e alle forze più conservatrici del paese che c’è una grande parte della società italiana pronta a schierarsi a favore dei diritti di tutte e tutti. Per questo, su iniziativa di Pasionaria.it, un gruppo di persone che ha a cuore le tematiche del femminismo intersezionale promuove il manifesto che segue. Partecipate anche voi, aderendo al documento e scendendo in piazza sabato 23 gennaio in una delle oltre 70 piazze dove si svolgeranno le manifestazioni dell’iniziativa #svegliatitalia!

Manifesto femminista per l’approvazione del ddl Cirinnà

Siamo un gruppo di donne e uomini che lottano contro il sessismo e si occupano di questioni di genere: ci riconosciamo in quella corrente culturale che si chiama femminismo.
Il nostro femminismo è un femminismo intersezionale. Crediamo che nessuna persona sia identificabile con una sola categoria, ma che tutti noi ci definiamo in modi diversi a seconda del posto (o dei posti) che occupiamo in relazione alle altre e agli altri. Per questo pensiamo che non possiamo confinarci soltanto nella rivendicazione delle lotte che riguardano strettamente le donne, senza renderci conto che anche all’interno della “categoria donne” sussistono grandi differenze dovute a vari fattori (economici, etnici, culturali, di orientamento sessuale…) e che se non si lotta per eliminare ogni forma di disuguaglianza e di discriminazione, allora il nostro agire sarà necessariamente monco.
Perciò adesso, con tutta la nostra forza, sosteniamo la lotta del movimento lgbti italiano (al quale molte e molti di noi sono vicine o nel quale sono direttamente coinvolte o coinvolti) per il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali.
Pur coscienti che il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili sia un testo manchevole, che non prevedendo il matrimonio egualitario mantiene e sancisce una discriminazione in base all’orientamento sessuale e colma solo parzialmente la distanza tra l’Italia e i paesi più avanzati dell’occidente, nella situazione politica attuale, ci adoperiamo perché almeno questa legge venga sancita senza ulteriori mutilazioni di compromesso.
Per noi le stepchild adoption, cioè la possibilità di adottare il figlio o la figlia naturale del compagno o della compagna, sono il minimo che si possa ottenere a tutela delle famiglie omosessuali (che in Italia sono già realtà) e soprattutto nell’interesse dei minori coinvolti e non hanno nessuna correlazione diretta o indiretta con la gestazione per conto di altri (da molti chiamata erroneamente “utero in affitto”).
Riteniamo, inoltre, che le problematiche legate alla gestazione per conto di altri (pratica vietata in Italia e a cui fanno ricorso anche le coppie eterosessuali) non possano in alcun modo inficiare il diritto delle coppie omosessuali ad accedere all’istituzione del matrimonio e al riconoscimento giuridico delle loro famiglie e guardiamo con preoccupazione come, sia consapevolmente che in buona fede, una discussione necessaria e seria sul tema della g.p.a. sia stata manipolata e strumentalizzata nei tempi e nei modi da parte delle forze conservatrici del nostro paese per affossare il ddl Cirinnà.
Adesso, per noi, è tempo di lotta. Scenderemo in piazza il 23 gennaio in occasione della mobilitazione nazionale per l’approvazione del disegno di legge e continueremo a farci sentire per tutto il suo percorso parlamentare.
Invitiamo tutte le persone e le associazioni, le attiviste e gli attivisti che condividono i nostri principi a unirsi a noi, affinché almeno questo piccolo passo in favore di un’Italia più giusta possa realizzarsi: dimostriamo ancora una volta alla nostra classe politica che la maggior parte del paese è più progressista, più lungimirante di loro.
Firmate questo appello, scendete in piazza con noi, mostrate il vostro supporto: perché quando si parla di diritti l’auspicio non è solo che un gruppo di persone sia meno oppresso, ma che si metta in moto un progresso generale della società tutta.

Se vuoi unirti all’appello contattaci a questo link!http://pasionaria.it/contact-us/

martedì 19 gennaio 2016

OBIEZIONE DI COSCIENZA IN PERCENTUALE

Medici obiettori e chi non lo è costretto a viaggi estenuanti da un ospedale all'altro.
A farne le spese chiaramente le donne , già pesantemente penalizzate dal cercare una struttura 
oltre al trauma della stessa scelta scelta che facile non è.
Una legge che dovrebbe essere applicata e che è continuamente ostacolata da un paese che pare 
voler accantonare piuttosto che applicare un diritto.
"In Italia la media di medici e infermieri che NON vogliono praticare l’aborto volontario 
è del 70% e ci sono città in cui nessuno nessuno applica la legge 194 come Ascoli Piceno 
dove c’è il 100 % di obiettori di coscienza, l’intero ospedale dice NO alla llegge 194.
La cosa che allarma di più, infine, è la crescita degli aborti clandestini o “fai da te”, 
enormemente sottostimata, sul cui numero si hanno sospetti solo quando le pazienti vanno 
in ospedale per emorragie classificate come aborti spontanei
 I dati del ministero dicono che tutto va bene, i fatti purtroppo dimostrano il contrario”. 
vedi http://rifondazionepadernodugnano.blogspot.it/2016/01/obiezione-di-coscienza-in-percentuale.html

lunedì 18 gennaio 2016

MANIFESTO DELLE AUTRICI DI FUMETTI CONTRO IL SESSISMO

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Dato ce il nostro lavoro è continuamente soggetto a problematiche di genere che i nostri colleghi maschi non sono costretti a subire, noi autrici di fumetti abbiamo deciso di unirci per denunciare le forme di sessismo nel campo editoriale, proponendo delle azioni per combatterlo.
Il nostro collettivo raggruppa un centinaio di donne.


 MANIFESTO DELLE AUTRICI DI FUMETTI CONTRO IL SESSISMO

◾ Siccome «il fumetto maschile» non è mai stato  definito  in quanto tale, è degradante per le autrici essere identificate come creatrici di «fumetti femminili». Se questa definizione si basa su certe caratteristiche stereotipate del nostro lavoro e del nostro modo di pensare, allora noi, autrici di fumetti, non la riconosciamo. In effetti, dato che i nostri colleghi non fanno appello alla loro «mascolinità» per le loro opere, anche noi non facciamo appello alla nostra «femminilità».¹
◾ «Il fumetto femminile» non è un genere narrativo. L’avventura, la fantascienza, il giallo, l’autobiografia, la commedia, il racconto storico, la tragedia sono dei generi narrativi che le autrici padroneggiano senza dover fare riferimento al loro genere.
◾Definire dei gusti e delle attitudini secondo il sesso biologico è un pregiudizio che non ha basi nella realtà. Gli studi in neurobiologia e in psicologia sperimentale dimostrano che lo sviluppo cognitivo è della stessa natura in entrambi i sessi.²
◾ L’appellativo «girly/femminile» non fa che rinforzare i clichés sessisti. Noi rifiutiamo l’idea che i saldi e le ricette dei cupcakes siano argomenti etichettati come «femminili». Amare lo shopping o il calcio non sono delle caratteristiche sessuate. «Girly» è un termine generalmente usato per indicare la futilità e/o la «sentimentalità» dei soggetti trattati, decidere che queste caratteristiche siano prettamente femminili è misogino.
◾ Pubblicare delle collane «femminili» è misogino. Questo crea una differenziazione e una gerarchizzazione con il resto della letteratura, con l’universo delle letture che si rivolgerebbero dunque – per opposizione – al pubblico maschile. Perché il femminile dovrebbe essere considerato al di fuori dell’universale? Differenziazioni di questo genere, sulla base di questi stereotipi, non hanno che effetti negativi sulla percezione che le donne hanno di loro stesse, sulla loro autostima e sul loro lavoro. Ma vanno anche a scapito degli uomini, soprattutto nel caso in cui si sentano attratti da quello che la società ha catalogato come «femminile». Fintanto che continueremo a fare del maschile una norma e del femminile una particolarità di valore inferiore, i bambini continueranno a insultarsi dandosi della «femminuccia» e dell’«omosessuale» tra i banchi di scuola.

PER  SUPPORTARE IL FEMMINISMO NEL MONDO DEL FUMETTO

◾ «Femminista» non è un insulto. Il femminismo è la lotta contro il sessismo, a favore dell’uguaglianza uomo/donna nella nostra società.  Noi vogliamo promuovere una letteratura più egualitaria.
◾ Noi incoraggiamo la diversità di rappresentazione nel fumetto. Gli autori e gli addetti al settore editoriale di entrambi i sessi devono tenere conto delle donne, così come delle famiglie omoparentali, delle persone di colore, della pluralità etnica e sociale.
◾ Noi chiediamo che gli autori, gli editori, le istituzioni, le librerie, le biblioteche e i giornalisti prendano piena coscienza della responsabilità morale della diffusione di supporti narrativi a carattere sessista e in generale discriminatorio (omofobo, transofobo, razzista, ecc). Noi speriamo di poter promuovere una letteratura che si emancipi dai modelli ideologici basati su stereotipi sessuati.
◾ Noi incoraggiamo i librai e i bibliotecari affinché non inseriscano i libri scritti da donne nella  cosiddetta «letteratura rosa» quando organizzano i loro scaffali. Il fatto che in un libro le eroine possano essere più presenti e attive dei personaggi maschili non vuol dire che i ragazzi e gli uomini non possano identificarvisi e amarne le storie.
◾ Noi speriamo che gli autori, gli editori e le istituzioni porgano la massima attenzione alla ricchezza che ciascuno possiede dentro di sé. Non è presente – in noi – una separazione ermetica tra il maschile e il femminile, se non quella che la società o le religioni ci impongono. Tutti noi siamo caratterizzati da aspetti a metà, intorno e al di là dei concetti di maschile e femminile. Sono risorse che la letteratura non dovrebbe temere.

1. Dato che il femminile e il maschile sono delle costruzioni socio-culturali, noi non abbiamo la pretesa di darne qui una definizione frammentata.
2. Si vedano gli studi in merito nella rubrica «liens».

domenica 17 gennaio 2016

Delitto Ashley, ora non dite che se l'è cercata di Cristiana Grasso

Il popolo della chiacchiera da bar e da ufficio, da social e dei talk show ha deciso quasi subito: nessuna pietà per Ashley perché “se l’è cercata”. Si sa, se la cercano tutte le donne che vanno in giro vestite in modo “provocante”, che accettano caramelle dagli sconosciuti, che decidono quando, come e con chi fare sesso, che non rispettano il corprifuoco che si addice alle single, che tradiscono mariti e fidanzati.
Vecchia storia, storia di pregiudizi e cliché indegni di una società che si ritiene evoluta ma che continua a giudicare fatti e misfatti con due pesi e due misure e se sei donna sono pesi e misure che ingabbiano, ammiccano, condannano o quando va bene paternalisticamente rimbrottano. Ashley è stata ammazzata come un animale, ammazzata da un giovane uomo che poco più di un animale deve averla considerata. Per questo, solo per questo, per l’agghiacciante disprezzo che può portare un maschio a far valere la sua superiorità fisica fino ad uccidere, dovrebbero vibrare le corde dell’indignazione. Invece no, il pensiero maschilista e sessista mistifica l’analisi.........

sabato 16 gennaio 2016

Ragazze disabili modelle per un giorno: a Roma la sfilata gratuita "Abilissimi" di Cristina Montagnaro




E’ la prima sfilata di moda, dedicata anche ai ragazzi con disabilità e con sindrome di down: è Abilissimi fashion show, un defilé gratuito che si terrà a Roma, alla Galleria Alberto Sordi sabato 16 gennaio alle ore 21.00.  Organizzato dall’associazione senza scopo di lucro Abilissimi, il loro motto è: «Tutti noi abbiamo delle potenzialità e delle doti nascoste, l’importante è coltivarle e tirarle fuori».
Ed è seguendo questo principio che ragazze con sindrome di down, mamme e modelle comuni si incontrano nella loro sede vicino al Torrino e attraverso la danza, l’arte e gli spettacoli aiutano i ragazzi a tirare fuori le loro doti, e nel futuro anche magari trarne un’ occasione di lavoro.
altro.....
http://www.ilmessaggero.it/moda/sfilate/abilissimi_ragazze_disabili_diventano_modelle_professioniste-1482531.html

martedì 12 gennaio 2016

La Casa delle donne di Milano lancia una sfida: creare un luogo dove far star bene e accogliere tutte le donne: lo SPAZIO DA VIVERE.

Sarà una caffetteria, ma non solo: sarà un luogo in cui incontrarsi, confrontarsi e in cui si organizzeranno mostre, spettacoli, convegni, dibattiti, feste, laboratori e altro ancora. Uno spazio di cui si è sempre sentita la mancanza nell'ex scuola che abbiamo avuto in concessione dal Comune di Milano in via Marsala 8 - zona Moscova, fatta di corridoi e aule. In questo anno e mezzo di vita abbiamo promosso, anche insieme ad associazioni amiche, decine di incontri e corsi, organizzato feste, mercatini, mostre, eventi… ma con il nuovo SPAZIO DA VIVERE potremmo fare di più per continuare a far vivere un luogo di democrazia partecipata delle donne a Milano.

Sono già in corso di realizzazione i lavori edili: il progetto di ristrutturazione, pensato dalle nostre socie architette, prevede la demolizione di alcuni muri, l'apertura di un’uscita sul cortile interno e la costruzione di una cucina-laboratorio. Ci mancano gli impianti e le rifiniture, gli interventi per l'acustica, gli arredi e le attrezzature, i supporti per le mostre, il palco e tutto il necessario per allestire lo spazio esterno.

Desideriamo che i talenti delle donne possano esprimersi in tutte le loro sfaccettature!

Abbiamo realizzato in autocostruzione alcuni lavori. Abbiamo cercato bandi e ottenuto il sostegno di due Fondazioni. Per la parte che ancora ci manca chiediamo aiuto a tutte e tutti con una campagna di crowdfunding, cioè di raccolta fondi tra le socie, gli amici, chi ci conosce, la comunità delle donne, tutti coloro che sono passati alla casa delle donne da quando è aperta. Con questa raccolta fondi sosterremo i costi di allestimento e avviamento dello spazio da vivere... ci sono anche le spese burocratiche.

Costo totale dell'intervento:

125.000 euro

Fondi già ricevuti:

Fondazione Cariplo: 70.000 euro

Fondazione 7 Novembre: 15.000 euro

Fondi mancanti:

40.000 euro: abbiamo una lista di cose necessarie per rendere lo Spazio da vivere usufruibile e accogliente. Con quello che raccoglieremo, anche se non sarà l'intera cifra, faremo il possibile, a partire dalle priorità.

Tutti i nomi delle donatrici e dei donatori che acconsentiranno verranno pubblicati sul nostro sito. Sono anche previsti dei riconoscimenti speciali.

E tu, ci dai una mano? Ogni contributo sarà indispensabile per farcela.

La nostra prima sostenitrice, Angela Finocchiaro: "Lo Spazio da vivere della Casa delle Donne sarà il centro delle attività con mostre, spettacoli, incontri, feste… Insomma, si potranno davvero esprimere i talenti delle donne! Un luogo dove tutte, ma proprio tutte, potranno trovarsi per un caffè, un aperitivo, una cena e stare bene insieme! La tua donazione, anche piccola, farà la differenza!"

da http://www.noidonne.org/blog.php?ID=06891

venerdì 8 gennaio 2016

a proposito di Colonia.....le donne non tacciono


a proposito di Colonia penso le seguenti cose:
https://www.facebook.com/usciamo.silenzio/

Colonia: donne, uomini e priorità di Monica Lanfranco
Da alcuni giorni non c’è conversazione nella quale sia assente la menzione dei fatti di Colonia. Ravviso un’inquietudine diffusa, tra le donne che conosco, e dentro di me: mi tornano in mente le pagine del libro, e del film, pochissimo visto e conosciuto, della pure celeberrima Margaret Atwood, Il racconto dell’ancella, nel quale si descrive un mondo sempre più violento che decide che i diritti delle donne sono da sacrificare in nome del controllo sociale e dell’ordine.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/07/colonia-donne-uomini-e-priorita/2356066/



Sul corpo delle donne no pasaran di Lucia Annunziata
Non c'è molto da dire ma va detto. E nel più semplice dei modi: noi donne, noi donne europee, abbiamo bisogno di cominciare una discussione vera su quello che l'immigrazione sta portando nei nostri paesi; sul disagio, e sulle vere e proprie minacce alla nostra incolumità fisica che avvertiamo nelle strade, sui bus, nei quartieri delle nostre città. Una franca discussione su come evitare che la giustissima "accoglienza" di chi ha bisogno diventi la vittoria di Pirro della nostra sicurezza e indipendenza. Mi pare che qualcosa si muova in questo senso fra le donne tedesche. E se è così saremo con loro. continua.....
http://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/blog-direttore_b_8920534.html
COLONIA SCONTRI

giovedì 7 gennaio 2016

VIOLENZA SULLE DONNE: NON HA APPARTENENZA ETNICA

Inizio il 2016 con una riflessione sui fatti  accaduti in Germania, a Colonia, la notte di Capodanno: gruppi di uomini (un migliaio di individui) hanno accerchiato e aggredito decine di donne, compiendo soprusi di vario tipo, anche di tipo sessuale. Si è verificato  un caso di violenza sessuale.
leggi tutto....
https://paroladistrega.wordpress.com/2016/01/06/violenza-sulle-donne-non-ha-appartenenza-etnica/


un altro articolo....

La violenza contro le donne a Colonia non c’entra con l’immigrazione di Dinah Riese, Die Tageszeitung, Germania
È come se un meteorite si fosse abbattuto su Colonia. Come se fosse successo qualcosa di inaudito. Dopo che oltre novanta donne sono state aggredite durante i festeggiamenti per il capodanno da uomini ubriachi e apparentemente di origine nordafricana e mediorientale, molti tedeschi ritengono che nel paese le donne siano alla mercé di orde di immigrati. Il ministro della giustizia Heiko Maas ha parlato di una “dimensione completamente nuova per la criminalità organizzata”. Ma non è così semplice. L’obiettivo delle aggressioni era il furto, le violenze sessuali erano solo un diversivo. Questo non rende meno grave l’episodio: si è pur sempre trattato di violazioni dell’integrità fisica delle donne.
http://www.internazionale.it/notizie/2016/01/06/germania-colonia-violenze-donne-razzismo

mercoledì 6 gennaio 2016

Donne vestite da Re Magi a Madrid, polemica contro il sindaco Manuela Carmena

Per il sindaco di Madrid Manuela Carmena è un’ottima cosa che i Re Magi della «Cabalgata los Reyes Magos», attesissimo evento tradizionale del Natale madrileno, siano interpretati anche da donne. Queste sono le sue più recenti dichiarazioni che stanno scatenando le ire dei cattolici spagnoli.
continua......
http://violapost.it/2015/12/29/donne-vestite-da-re-magi-a-madrid-polemica-contro-il-sindaco-manuela-carmena/

C’è da chiedersi se ne valga la pena.

martedì 5 gennaio 2016

La grammatica del discorso anti-gender di Elisa Bellè InGenere

foto Flickr/Tyler Burrus
Al centro delle retoriche anti-gender c'è la difesa di un'infanzia "minacciata" da un'ipotetica pericolosa ideologia. Un'analisi del discorso che si staglia contro l'educazione alle differenze nelle classi
In Italia assistiamo a una crescente ondata di panico morale - peraltro profittevolmente alimentata da alcune forze politiche -, che ha per tema la cosiddetta “ideologia del gender” o “teoria del gender”. Molto e bene è stato sinora argomentato in proposito, anche sulle pagine on line di in-Genere.....

continua http://www.ingenere.it/articoli/la-grammatica-del-discorso-anti-gender



lunedì 4 gennaio 2016

Donne. il diritto alla dignità viene prima di tutto

Migranti arrivano in Ungheria dalla Serbia

Fine anno e in ogni dove appaiono i famigerati bilanci. Politici, economici, personali…Ma le cifre riportate oggi in diversi quotidiani, italiani e non, saltano agli occhi: il numero di persone sfollate che fuggono da conflitti, catastrofi naturali o semplicemente, se così si può dire, sono alla ricerca di una vita migliore ha superato in Europa il milione. I dati, apparentemente freddi, restituiscono con immediatezza le dimensioni dei fenomeni. Non c’è nessuna “invasione”, tale termine significa ben altra cosa, ma tanta gente in difficoltà e costretta a scappare non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale.

continua..........

donne-il-diritto-alla-dignita-viene-prima-di-tutto/2340700/


 

domenica 3 gennaio 2016

Onore alle donne? di Simona Sforza

Colette Rodríguez, Cuba,Pintora cubana, Mujer Doméstica

“Senza le donne l’Italia sarebbe più povera e più ingiusta”. Così si esprimeva il presidente della Repubblica alla vigilia dell’8 marzo 2015. Alla fine dell’anno rende omaggio a tutte le donne, a quelle che con il loro esempio positivo possono ispirare tutti gli italiani, e cita Solesin, Cristoforetti e Gianotti e la campionessa paralimpica Nicole Orlando. “Nominando loro rivolgo un pensiero di riconoscenza a tutte le donne italiane. Fanno fronte a impegni molteplici e tanti compiti, e devono fare ancora i conti con pregiudizi e arretratezze. Con una parità di diritti enunciata ma non sempre assicurata; a volte persino con soprusi o con violenze”. Tanto onore e tante parole, ma pochi fatti concreti. Soprattutto, ancora una volta rischiamo di essere usate e di finire nel tritacarne di cerimonie e carriere di vario tipo.

Allora, per iniziare l’anno ho scritto una bella lista di punti aperti, che possono anche essere degli appunti di viaggio............
Onore alle donne?