domenica 31 dicembre 2023

buon anno nuovo


 Possano diffondersi nel mondo i valori che hanno ispirato le recenti manifestazioni di donne e uomini contro le violenze di ogni genere.

Un 2024 pieno di rispetto, libertà, giustizia, parità di genere, dialogo, accoglienza, pace.

giovedì 21 dicembre 2023

GUERRA UOMINI VIOLENZA E POSSESSO


Uccidono con armi sofisticate la popolazione civile, inerme e indifesa, per conquistare le terre.
Uccidono con armi rudimentali le donne vicine per averne perso il possesso.
Uccidono con armi arcaiche le donne perchè resistono alle regole sessiste imposte da regimi autoritari.
Violentano le donne e le colpevolizzano, invece che indagare sugli uomini “responsabili e colpevoli” delle violenze.
E' lo strapotere, nelle istituzioni e nel privato, degli uomini violenti che agiscono in aree del mondo sempre più numerose.
Inaccettabile!!!
E' giunto il tempo di difendere, collettivamente, le donne e l'Umanità intera.


 Contro le donne una guerra senza regole, dopo Giulia non abbiamo imparato niente di FABRIZIA GIULIANI

Non esiste la “pietas” nemmeno di fronte a una gravidanza che diventa un fattore scatenante. La lotta contro la violenza deve essere la nostra priorità, il tema deve arrivare nelle scuole

https://www.lastampa.it/cronaca/2023/12/20/news/contro_le_donne_una_guerra_senza_regole-13944164/?fbclid=IwAR37tST2Bq5n1Fom5pn76AmdVTSLQLHaGXZkvllIll2pF9FcC7k2UU-I3VE



venerdì 17 novembre 2023

25 novembre 2023

 Continunuiamo il nostro percorso in collaborazione con l'Amministrazione Comunale


venerdi' 24 ore 17.30   presso la panchina di via Curiel con un appello agli uomini, perché contrastino la cultura patriarcale causa della violenza, e una fiaccolata fino al murales di via Marzabotto  simboli del contrasto alla violenza di genere



domenica 26 ore 10 piazza Primo maggio  Panuelos rojos per ricordare le vittime di femminicidio in Italia dal novembre 2022 al novembre 2023





mercoledì 15 novembre 2023

iniziative 25 novembre 2023

 Le iniziative di questo 25 novembre avvengono in uno scenario mondiale in cui gli uomini sempre più usano la violenza come mezzo per risolvere controversie pubbliche e private.

Un futuro senza alcun genere di violenza deve essere possibile.

Iniziamo il nostro percorso con i panni rossi da esporre a finestre e balconi contro la violenza domestica che si muove come fenomeno carsico nelle case e sfocia nei femminicidi che aumentano di numero e di ferocia



e martedì 21 novembre con un confronto a 4 voci di donne alla ricerca di soluzioni al fenomeno sistemico della violenza degli uomini.




venerdì 10 novembre 2023

L’altra metà dei libri del Novecento Marilù Oliva

Arriva un'antologia scolastica che tratta le opere delle scrittrici italiane. Si chiama “Scrittrici italiane tra Otto e Novecento”, curata da due professoresse di Letteratura: Silvia Tatti e Chiara Licameli. Un progetto encomiabile, visto che l’editoria scolastica – soprattutto quella destinata alle superiori – riserva ancora uno spazio limitato alle presenze femminili, talvolta relegando nomi di insigni scrittrici nella sezione considerata “rosa”.

«La mia maschera era tutto quello che si vedeva di me, e giudico mi coprisse molto bene perché nessuno, nel breve cerchio delle nostre relazioni, sospettò neppur lontanamente che io potessi divenire una scrittrice; anzi, molti anni dopo, allorché si conobbe il mio nome, io lessi su alcuni volti una sorpresa non scevra da incredulità». (Anna Radius Zuccari – Neera)

Uscita per il marchio di Morcelliana Scholè, “Scrittrici italiane tra Otto e Novecento” è un’antologia curata da due professoresse di Letteratura: Silvia Tatti e Chiara Licameli. Un progetto encomiabile, visto che l’editoria scolastica – soprattutto quella destinata alle superiori – riserva ancora uno spazio limitato alle presenze femminili, talvolta relegando nomi di insigni scrittrici nella sezione considerata “rosa”. Ma si tratta di poche elette, perché la maggior parte di esse rischia di essere dimenticata (spesso tra queste elette c’è il premio Nobel Grazia Deledda, cui viene di norma riservato meno spazio che altri autori ritenuti più prestigiosi, ma che magari hanno prodotto di meno e non la eguagliano per qualità. Stesso discorso per Elsa Morante). Proprio per salvare anche le altre dall’oblio e far conoscere la loro notevole produzione, le due autrici hanno scavato tra i loro libri, i diari, le memorie, le epistole, gli articoli, i saggi, i brani teatrali e così via per consegnarci questa parte significativa di letteratura spesso negletta.

Ogni brano è introdotto da una biografia che permette di comprendere meglio il vissuto dell’artista e, se si volesse procedere scegliendo – visto che il volume conta 700 pagine – è possibile farlo anche attraverso i generi indicati nell’indice finale.

Si tratta di una mappa letteraria che coinvolge tutto il nostro paese, da nord a sud, e la storia che lo connota in un arco temporale così denso di cambiamenti. Dalle donne risorgimentali, protagoniste di lotte patriottiche oppure viaggiatrici e disposte a profonde rivoluzioni nella propria vita, alle donne del primo Novecento, quando il progresso si annunciava ma ancora capitava, come nel caso di Sibilla Aleramo, che restassero schiacciate dal clima asfissiante di un piccolo paese. Oppure incontriamo donne percepite dai loro coevi come irregolari – e difatti la pagano cara. Così avviene a Evelina Cattermole, contessa Lara, ammazzata dall’amante pittore, tal Giuseppe Pierantoni. Se alcune rispecchiano la convenzione degli schemi di vita imposti – nozze e tanti figli – altre, costrette a un matrimonio combinato, si rifugiano nella scrittura. E non mancano le dissidenti, lunga la sequenza di autrici che si separano o spezzano il legame coniugale, tra queste ricordo Enrichetta di Lorenzo, ammogliata al cugino Carlo Pisacane: essa lasciò marito e prole per una fuga romantica con un patriota ma a Parigi, accusata di adulterio, subì persino il carcere.

Spero di cuore che quest’antologia curatissima e interessante venga letta, studiata e presa in considerazione da tanti e tante lettori e lettrici. In particolare da chi realizza le antologie scolastiche e organizza conferenze o premi letterari, perché – anche se sembra strano – nel mondo culturale c’è davvero bisogno di eliminare i diversi dislivelli di genere che si annidano anche negli ambienti più insospettabili.

https://www.micromega.net/scrittrici-italiane-finalmente-unantologia-dedicata-a-loro/?fbclid=IwAR1jlItPuIY8kNy5AAM46DyNie72qmcxxZtix5OzL9Lrx65VN0t4sxLjjk4

giovedì 12 ottobre 2023

Le viandanti sabato 14 ore 20.45 Sala La Pianta , vai Pascoli 7 Corsico

 Rosa Maria Colangelo è l'autrice de "Le viandanti"

Ci racconta la storia vera di un gruppo di donne ammalate di cancro che si cimentano prima con un corso di scrittura autobiografica, come cura di sé, e poi con un progetto teatrale, unico nel suo genere, per gridare al mondo che di tumore si può e si deve vivere, se si è innamorati della vita.




lunedì 2 ottobre 2023

 


INCONTRI DI FORMAZIONE SULLA PREVENZIONE E DIAGNOSI PRECOCE DEI TUMORI FEMMINILI

Ottobre è il mese rosa, dedicato a sensibilizzare le donne sull'importanza della prevenzione dei tumori femminili, primo fra tutti il tumore al seno.

Abbiamo aderito alle iniziative organizzate dall'amministrazione comunale perché riteniamo importante una riflessione pubblica, con la presenza di persone competenti e di donne che hanno vissuti personali, su una malattia ancora circondata da silenzi e che si fa ancora fatica a nominare.



martedì 19 settembre 2023

Appello agli uomini e ai ragazzi

 Dall’intervento della presidente in occasione della marcia “Tante gambe un solo cuore” organizzata a Cesano Boscone dal Circolo Donne Sibilla Aleramo

"Agli uomini ed ai ragazzi che stanno dalla parte giusta

Durante l'estate c'è stata una recrudescenza della violenza degli uomini sulle donne. Ai femminicidi si sono aggiunti episodi di stupro di gruppo agiti ai danni di giovani donne, a volte bambine, anche da ragazzi di cui si fidavano.

Azioni crudeli e devastanti per le donne e le ragazze che le hanno subite.

E' a voi uomini e ragazzi che siete qui oggi che ci rivolgiamo. 

E siete tanti.       

La vostra presenza testimonia la scelta di “metterci la faccia” sostenendo la lunga e faticosa lotta delle donne contro le varie forme di violenza maschile.

E' una grande cosa. 

Ma noi vi chiediamo di più.

Vi chiediamo di esserci ogni giorno, di testimoniare la vostra convinzione in ogni ambito pubblico e privato, nei luoghi di lavoro, a scuola e in famiglia. 

Vi chiediamo di attivare momenti di riflessione fra uomini e fra generazioni sulle relazioni uomo-donna, sui valori positivi dell'affettività e della sessualità.

Vi chiediamo di far sentire la vostra voce accanto alla nostra. 

Siete dalla parte giusta. "


(foto di Light Writer's Photos)



sabato 16 settembre 2023

Donna Vita Libertà


E' il16 settembre2022: Mahsa Amini, na ragazza iraniana di origineu curda, viene uccisa dalla polizia morale colpevole di non indossare “correttamente” l'hiyab.

Da quel giorno Mahsa è diventata il simbolo della rivoluzione guidata dalle coraggiose donne iraniane.

Le feroci repressioni: arresti, violenze, torture, uccisioni di donne [e di uomini che le sostengono] non hanno fermato la richiesta di parità di genere, l'abolizione delle leggi che rendono obbligatorio l'uso del velo, la fine della Repubblica islamica.

Ripetendo Donna Vita Libertà ci uniamo alle donne ed agli uomini che oggi nelle piazze reali e virtuali si muovono a sostegno delle donne iraniane e di tutte le donne private della libertà e dei diritti da regimi autoritari che odiano le donne.





venerdì 8 settembre 2023

17.9.2023 Tante gambe un solo cuore. Marcia contro la violenza sulle donne

l'incasso della  corsa di domenica 17 sarà utilizzato per aiutare il progetto avviato dalla dottoressa Kusterman, un progetto per donne che possono RI-NASCERE dopo la violenza. 

 Alessandra Kusterman sarà presente martedì 12 settembre Cesano Boscone   per presentare il progetto.                                            https://www.svsdad.it/cascina-ri-nascita/

Ti invitiamo a partecipare insieme a noi

Informiamo inoltre che le iscrizioni alla corsa si riceveranno
- domenica 17 la mattina dalle 8 alle 9,15 a Villa Marazzi a Cesano Boscone
- venerdì 15 nel pomeriggio  dalle 17 alle 19 al Bem Viver a Corsico anticiperemo noi, per le amiche corsichesi e non solo, per evitare grande affollamento domenica 17. 

La Marcia partirà alle ore 9,30 da Villa Marazzi.

Ricorda di mettere un nastro rosso al polso e di far girare alle amiche che hai invitato.



 

martedì 5 settembre 2023

Tante gambe un solo cuore marcia contro la violenza sulle donne

 Settembre è il mese del rientro... si ricomincia domenica 17 settembre a Cesano Boscone con “Tante gambe un solo cuore”, la Marcia contro la violenza sulle donne a cui noi da sempre aderiamo.

Anche quest'anno la violenza sulle donne non è andata in vacanza.

I femminicidi, azioni conclusive di lunghe storie di violenza, sono stati perpetrati da uomini con modalità sempre più raccapriccianti e in presenza del pubblico, figli e figlie, sorelle, parenti, passanti.

A questi si sono aggiunti episodi terribili di stupri di gruppo, agiti da giovani e molto giovani, che hanno sconvolto i nostri cuori e le nostre coscienze

Troviamoci in tanti, donne e uomini, ragazze e ragazzi domenica 17 settembre : è l'occasione per dire pubblicamente un NO corale alla violenza sulle donne. 

Vi aspettiamo 


martedì 11 luglio 2023

Le donne se la cercano [la violenza] poi si lamentano e denunciano gli uomini."

 Le donne se la cercano [la violenza] poi si lamentano e denunciano gli uomini."

È un retaggio culturale maschilista e patriarcale ancora ben radicato secondo cui le donne esagerano o peggio ancora inventano violenze subite.

Questo ragionamento attiva quella che viene definita "vittimizzazione secondaria": le donne sono considerate responsabili delle violenze subite anche dei femminicidi.

Mette in discussione la credibilità delle donne e non le aiuta a denunciare le violenze subite

Non ci stanchiamo di ricordare agli uomini violenti che un rapporto sessuale deve essere preceduto da un "consenso cosciente", da un SÌ. Un NO è un NO e un silenzio in stato di alterazione non è un'attenuante bensì un'aggravante. 

Dispiace doverlo ricordare anche ai giovani uomini che speravamo avessero fatto dei passi avanti e invece negli ultimi tempi alcuni si sono resi responsabili di episodi di violenza e perfino di femminicidi.

Ribadiamo che bisogna investire sull'educazione all'affettività ed alla sessualità soprattutto per le nuove generazioni con interventi differenziati in rapporto alle diverse età. Genitori, genitrici, insegnanti, professionist* della sanità, uomini e donne della politica insieme.

Solo così si potrà arrivare ad avere uomini e donne capaci di riflettere sul valore ed il senso delle relazioni personali, comprese quelle affettive e sessuali presupposto indispensabile per prevenire l'abuso e la violenza di genere.

lunedì 5 giugno 2023

Contrastare la violenza sulle donne in un mondo sempre più violento

Mentre si continuano a costruire argini per proteggere e accogliere le donne vittime di violenza (Centri antiviolenza, Centri di ascolto, Case rifugio, Leggi per tenere lontani e punire gli uomini violenti, Convenzioni, Protocolli, Istituzione di giornate apposite) continua la strage delle donne per mano di uomini violenti che vivono accanto a loro.

 In Italia una ogni tre giorni.

 Tre negli ultimi tre giorni: Giulia Tramontano, Pierpaola Romano, Yrelis Pena Santana che portano il numero dei femminicidi a 39.

Insopportabile!!!

E in sempre più numerose parti del mondo le donne oltre alla violenza privata  subiscono anche quella degli uomini di Istituzioni nemiche. 

Non sembra che il tema della violenza in tutto il suo essere sia oggetto di ripensamenti. Anzi. Anche alle nostre latitudini soffiano strani venti che chiudono porte di libertà che le donne avevano aperto con decenni di lotte...

E poi, si è dato diritto di cittadinanza alla violenza più estrema, la guerra, voluta da Capi di Stato, maschi alfa, che facendo della violenza un punto di forza sacrificano la vita di giovani divenuti a forza soldati e non esitano a uccidere donne, uomini, bambine, bambini nelle loro insicure case. 

Per passare dal reale al virtuale, c'è la violenza della rete che, rendendo difficile l'approfondimento, il dibattito, il confronto, la discussione delle complessità dei fenomeni diventa il luogo  delle fake news, delle narrazioni di parte. degli insulti, degli odi, degli attacchi sguaiati e gratuiti, della violenza verso chiunque e per le donne ci sono trattamenti speciali anche per mano di altre donne.

Serve una riscossa culturale.

Servono interventi non saltuari di prevenzione della violenza di genere (Discussioni pubbliche, Corsi di educazione all'affettività ed alla sessualità anche nelle scuole, Lotta agli stereotipi, Linguaggi non sessisti, Racconti diversi nei mass media...)

Servono donne sempre più coraggiose capaci di continuare con determinazione il percorso di libertà e rispetto e sono necessarie reti dalle maglie strette in grado di tutelare i diritti conquistati e rivendicare quelli di nuova generazione.

Servono sempre più uomini nuovi che affianchino quelli già esistenti per allargare la riflessione sull'identità maschile e sul potere incontrollato che molti uomi pensano di avere sulla vita e sul corpo delle donne in ambito famigliare, sociale, economico e politico.

La violenza sulle donne riguarda le donne per gli effetti che su di loro si scaricano, ma è anche e soprattutto una questione degli uomini, attori della violenza che dilaga nel mondo.

Servono cittadine e cittadini, uomini e donne delle Istituzioni in grado destrutturare la cultura patriarcale fondata sul dominio, sull'oppressione, sul possesso e di dare forza ai valori universali della convivenza pacifica e non violenta fra le diversità, non solo  quelle di genere. 

Serve una ripensamento della democrazia capace di attuare i valori fondativi voluti dalle Madri e dai Padri Costituenti.

venerdì 2 giugno 2023



 ANCORA UOMINI VIOLENTI

FEMMINICIDI ANCORA...


IL NOSTRO PENSIERO

PER

GIULIA TRAMONTANO ED IL SUO BAMBINO

UCCIS* DA ALESSANDRO IMPAGLIATELLO


PIERPAOLA ROMANO

UCCISA DA MASSIMILIANO CARPINETI


Ricordiamo che a Corsico opera il 

Centro Antiviolenza “La Stanza dello Scirocco”    tel. 800.049.722 

cui si possono rivolgere tutte le donne che subiscono violenza in qualsiasi luogo, pubblico e privato.


mercoledì 24 maggio 2023

Sabato 27 in piazza Europa ore 15

Sabato 27 saremo in piazza Europa assieme a numerose associazioni attive sui temi della solidarietà e della sostenibilità per un confronto pubblico sul tema delle povertà.

L'evento è l'esito di un percorso di lavoro comune, associazioni, cittadini e cittadine, istituzioni insieme alla ricerca di risposte efficaci  al crescente problema delle povertà a partire da quella alimentare esistente anche sul nostro territorio.
Questo momento vuole mettere in evidenza la necessità  di costruire una comunità accogliente e solidale capace di rispondere ai bisogni di persone e famiglie che vivono situazioni di fragilità e costruire percorsi di partecipazione attiva.

Programma:
Ore 15 assemblea pubblica presso la sala Tau dell'Oratorio dello Spirito Santo in Piazza Europa.
Introduzione
Panel 1: Raccogliere le idee.
Panel 2: Le istituzioni rispondono

Dalle ore 15 alle 19 animazione per bambini e bambine, momenti di socialità e buon cibo.

Vi aspettiamo sarà la nostra ultima iniziativa prima delle vacanze.


    







 

lunedì 22 maggio 2023

PROSPERARE IN UN’ECONOMIA PARITARIA. DONNE E LAVORO di Chiara Giacomelli

 Uno dei temi più ampiamente trattati nel Report annuale sulla parità di genere 2023 dell’Unione Europea è la disparità di genere nel mondo del lavoro, con le sue implicazioni, conseguenze e questioni annesse: nello specifico l’occupazione, l’assistenza, la retribuzione e le pensioni. 

Nel 2022 è continuata la sfida per colmare il divario di genere nel mercato del lavoro, iniziata nel 2021, quando il piano d’azione del Pilastro europeo dei diritti sociali ha identificato l’obiettivo di dimezzare il divario occupazionale di genere (rispetto al 2019) come una delle tappe necessarie per raggiungere un tasso di occupazione complessivo del 78% entro il 2030.

Saranno indubbiamente necessari sforzi significativi per raggiungere questo livello entro pochi anni, ma è rassicurante constatare che, dopo una contrazione nel 2020, legata soprattutto alla pandemia, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è aumentata nuovamente l’anno successivo.

Tale considerazione complessiva, seppur incoraggiante, nasconde, in realtà, grandi differenze fra gli Stati Membri, tant’è che i dati mostrano che in alcuni Paesi il divario occupazionale di genere è persino aumentato rispetto al 2019. Emerge altresì dalle statistiche che il ricorso al part-time è nettamente superiore da parte delle donne piuttosto che degli uomini in tutti i Paesi, fatta eccezione solo della Romania. È anche vero, però, che per trarne considerazioni utili, bisogna osservare anche il tasso di occupazione complessivo e il relativo divario di genere, ma anche semplicemente ricordare che nei singoli Stati possono sussistere norme sul lavoro a tempo parziale diverse fra loro. Possiamo anche ipotizzare che le donne che non possono optare per il part-time (perché non disponibile, non sufficientemente retribuito o non abbastanza flessibile) decidano semplicemente di rimanere fuori dal mercato del lavoro. 

Come possiamo ben immaginare, anche avere figli influenza il tasso d’occupazione e, in particolare, tende ad avere un impatto positivo sull’occupazione maschile e l’effetto opposto sulla femminile. Questa tendenza si amplifica all’aumentare del numero dei figli, e rimane vera per tutti i livelli di istruzione, anche se il divario di genere è notevolmente inferiore nelle famiglie con un livello di istruzione più elevato.

Ritroviamo percezioni stereotipate nei ruoli che “devono” ricoprire uomini e donne anche nella divisione delle responsabilità domestiche e di cura. Questo non fa altro che alimentare il circolo vizioso per cui, più ci si aspetta che le donne si assumano maggiori responsabilità domestiche e di cura, più gli uomini si concentrano sul loro “ruolo di capofamiglia”, occupando posti di lavoro di più alto livello – e quindi guadagnando di più – ed essendo meno coinvolti nelle faccende domestiche e nell’ educazione dei figli. A questo proposito, la direttiva sull’equilibrio tra lavoro e vita privata, adottata nel giugno 2019, ha lo scopo di promuovere l’introduzione, nei vari Paesi Membri, di riforme volte a incoraggiare una più equa condivisione delle responsabilità. La disponibilità di servizi di cura di qualità e a prezzi accessibili gioca un ruolo chiave sia nell’accesso al lavoro delle donne che nella condivisione dei carichi familiari.

Sembra, però, che anche le modalità di lavoro flessibili nascondano influenze negative sul divario di genere: sebbene, in linea teorica, siano state pensate per raggiungere un miglior equilibrio fra lavoro e vita privata, una ricerca condotta in Germania mostra che gli uomini tendono a sfruttare gli orari flessibili per migliorare le loro prestazioni lavorative, e non per far meglio fronte alle responsabilità familiari, come invece fanno, nettamente più spesso, le donne. Siamo ancora molto lontani da un’equa e completa corresponsabilità di entrambi i genitori. 

Ma, ovviamente, non è la sola gestione della famiglia che sembra ancora basarsi fortemente su stereotipi di genere: pensiamo ad esempio anche alle scelte di studio (e quindi di carriera) che sono troppo spesso guidate da convenzioni obsolete.

L’Osservatorio sull’istruzione e la formazione del 2022 ha evidenziato che le donne superano gli uomini in quasi tutte le statistiche sull’istruzione a livello europeo; tuttavia la percentuale di donne che si laureano in discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (Stem) è costantemente inferiore rispetto a quella degli uomini. Questo si traduce, chiaramente, in una forte segregazione di genere, ossia l’ineguale distribuzione di figure maschili e femminili fra settori, occupazioni e campi di studio, un problema ancora profondamente radicato nell’Ue. Tale tendenza contribuisce anche ad aumentare il divario retributivo tra i sessi, a limitare l’accesso a determinati posti di lavoro e a perpetuare rapporti di potere diseguali nella sfera pubblica e privata. Per ovviare a questo problema, sono state avviate delle politiche nazionali che mirano ad attirare un maggior numero di donne nei settori a contenuto tecnico, ossia le attività Stem. Più di rado accade l’opposto, ossia il tentativo di attrarre più uomini verso le attività di istruzione, assistenza, salute e benessere, forse perché ciò richiederebbe anche un miglioramento delle condizioni di lavoro e della retribuzione in questo settore. Il Report si sofferma anche sulla «trappola dell’inattività», che consiste nella rinuncia da parte del partner che guadagna meno, quasi sempre la donna, a impegnarsi per un lavoro che, oltre a essere pagato poco, andrebbe perso in tasse addizionali e perdita di benefici sociali. E qui vengono in considerazione le diverse politiche fiscali dei diversi Stati membri. 

Maggiore eguaglianza nelle retribuzioni di uomini e donne avrebbe nel tempo impatti forti e positivi sulla crescita del Pil e condurrebbe a più alti livelli di occupazione e di produttività, come ha affermato anche una recente indagine dell’I.L.O. (International Labour Organization): l’investimento in permessi uguali per uomini e donne, l’accesso universale all’istruzione e alla cura nella prima infanzia e servizi di cura di lungo periodo potrebbero generare globalmente 299 milioni di posti di lavoro entro il 2035.

Insomma, un mondo del lavoro equo è ancora un obiettivo ben lontano: secondo le stime, anche per quanto riguarda il discorso prettamente salariale, le donne guadagnano in media solo 0,83 euro per ogni euro guadagnato da un uomo. 

Tale squilibrio nel guadagno medio fra uomini e donne conduce, inevitabilmente, a importanti differenze di reddito negli anni e, di conseguenza, a minori entrate pensionistiche: un’ulteriore prova del fatto che le disuguaglianze di genere si riscontrano lungo tutto il ciclo di vita ed espongono le donne a un maggiore rischio di povertà.

Affrontare il divario retributivo di genere e le sue cause profonde è una delle priorità della strategia per la parità di genere 2020-2025. Nel 2023, l’Ue ha compiuto un importante passo avanti, approvando definitivamente la direttiva sulla trasparenza retributiva, che la Commissione aveva presentato nel marzo 2021. Con essa, l’Ue mira principalmente a fornire trasparenza sulle retribuzioni, facendo luce sugli effettivi divari retributivi e sui pregiudizi inconsci in questo contesto, sensibilizzando le persone (specialmente i datori di lavoro) alla questione. Gli Stati membri hanno tre anni di tempo per dare attuazione a questa Direttiva. A tutti/e i/le dipendenti verranno così forniti gli strumenti per valutare se sono retribuiti in modo non discriminatorio, ed eventualmente, per ricorrere alla giustizia, ottenendo il risarcimento e il pieno recupero delle retribuzioni arretrate.

Concludendo, nel gennaio 2023, è stato compiuto un altro importante passo: il Consiglio che riuniva i ministri dell’occupazione e degli affari sociali ha adottato una raccomandazione sul reddito minimo adeguato, individuato in una somma almeno equivalente alla soglia di rischio povertà nazionale. Questa iniziativa è di fondamentale importanza, in quanto contribuirà a raggiungere l’obiettivo del piano d’azione del Pilastro europeo dei diritti sociali di ridurre il numero di persone a rischio povertà o esclusione sociale di almeno 15 milioni, tra cui almeno 5 milioni di bambini. Agli Stati membri il compito di tenerne conto e di trasformare in leggi questo atto dell’Unione Europea che non ha valore vincolante.

Articolo di Chiara Giacomelli

Laureanda in Management presso l’Università di Pavia. Ama le cene in compagnia e leggere un libro che la tenga incollata fino ad addormentarcisi sopra. Ha tanti sogni nel cassetto, ma non sa da quale cominciare… perciò per adesso si limita a “fare la fuorisede” e a scrivere la tesi, sempre in compagnia delle sue cuffiette, da cui non si separa mai, e di una tazza di tè fum

https://vitaminevaganti.com/2023/05/13/prosperare-in-uneconomia-paritaria-donne-e-lavoro/?fbclid=IwAR350h8WKTfXZ12cGaxrbSYB9UbyGTXcKQONeUdO1Ysl7NgTo944CElsGOo

sabato 20 maggio 2023

Chiarimenti

 Abbiamo conosciuto durante il Consiglio Comunale il contenuto della mail con cui viene denunciata l'esistenza fra il personale del Comune di un clima di insicurezza e di atteggiamenti misogini rivolti ad alcune donne.

Non entriamo nel merito delle narrazioni di questa storia, ma ci rattrista il fatto che come spesso accade, le donne vengono tirate da una parte e dall'altra e diventano oggetto di battaglie, strumento per rivendicare l'unicità della difesa dei loro diritti.

Esprimiamo ancora una volta la nostra solidarietà e la nostra vicinanza a tutte le donne, a quelle vicine a noi ed a quelle lontane, che in tutti i luoghi pubblici e privati, nelle famiglie, nelle strade, nei luoghi di lavoro subiscono “attenzioni violente” da parte di taluni uomini. 

Conosciamo la difficoltà a denunciare abusi, maltrattamenti, violenze e capiamo la scelta di anonimato delle donne che subiscono violenza e temono ritorsioni conseguenti alla denuncia.

A suo tempo abbiamo contestato la scelta di Regione Lombardia di chiedere il codice fiscale [oggi non più] come primo atto di accesso ai centri antiviolenza, scelta che ha escluso il CADMI dalla possibilità di continuare a gestire La Stanza dello Scirocco perché non ha accettato la richiesta che avrebbe messo in pericolo le donne così facilmente individuabili.

Ventunesimodonna, da sempre vicina alla “Stanza dello Scirocco”, continua a far parte de “La Rosa dei venti” la rete che coordina i Centri Antiviolenza e gli Sportelli d'ascolto del nostro territorio ma è bene chiarire che la nostra presenza nella rete non prevede alcun ruolo attivo nella gestione dei centri, nessuna consulenza, né contatto con le donne che ai centri si rivolgono, anche se è capitato più volte di indirizzare al CAV donne che a noi si sono rivolte riconoscendoci un ruolo nel sistema.

Sosteniamo e promuoviamo la presenza del CAV nel nostro distretto e partecipiamo a periodiche riunioni di confronto assieme a rappresentanti delle amministrazioni locali, di varie associazioni e alle operatrici dei centri.

Sul tema della violenza maschile sulle donne organizziamo occasioni di dibattito per creare attenzione e sensibilizzazione (anche attraverso simboli “apparentemente” banali come la panchine rosse) e informiamo sull’esistenza dei luoghi preposti all’accoglienza del disagio, primi fra tutti i Centri Antiviolenza. 

In una realtà culturale come la nostra in cui fatica a diffondersi il valore del rispetto di tutte le diversità e la misoginia si aggira spesso indisturbata, sarebbe opportuno    realizzare anche nei luoghi di lavoro, pubblici e privati, e nelle pubbliche amministrazioni percorsi di riflessione e formazione per sanare e prevenire rapporti violenti nelle relazione umane e tra uomini e donne.


domenica 7 maggio 2023

L’ambiente domestico nell’arte delle donne Agnese Torres

Autocoscienza, rivoluzione femminista, ribellione alle norme sociali: tutto parte dalle mura di casa secondo tante artiste che hanno lavorato sulla domesticità dagli anni 70 a oggi

Il 26 marzo scorso si è conclusa la mostra Domesticanx presso il Museo del Barrio di New York, dedicato all’arte del centro e del sud America.

Il progetto espositivo riuniva sette artisti intergenerazionali sotto il tema del rapporto individuo-spazio domestico ispirandosi al concetto di 'domesticana', teorizzato dall'artista e studiosa Amalia Mesa-Bains negli anni '90 in contrapposizione al 'rasquachismo"'dominato dagli uomini.

Derivante dal termine 'rasquache', che nella cultura latina e chicana – dei messicani immigrati negli Stati Uniti - viene usato per descrivere un comportamento emblematico di una classe inferiore, questo concetto descrive una pratica artistica tipica della classe operaia che prevede il riutilizzo di vecchi oggetti per creare manufatti artistici di fortuna.

Quando adottata dalle donne, questa pratica assume il nome di 'domesticana', diventando uno strumento identitario ed emancipatorio dello spazio rappresentativo femminile. Quello domestico, appunto.

Ampliando l'originale teoria chicana e femminista attraverso la nuova sensibilità intersezionale latina, la curatrice Susanna V. Temkin ha accostato ad artiste affermate come Nitza Tufiño e Maria Brito, artisti emergenti di età, genere, orientamento sessuale e background differenti che hanno proposto le loro personali interpretazioni della sfera privata in un’ottica di sovvertimento degli antichi retaggi imposti dalle strutture di potere patriarcali e coloniali.

Seppur con un formato inedito e dando spazio anche ad altre minoranze, Domesticanx ha nuovamente imposto all’attenzione del pubblico un tema tanto complesso quanto affascinante: la spinosa dicotomia che da sempre caratterizza l’ambiente domestico, per tante donne luogo di cura e protezione, ma anche di costrizione e oppressione.

Nel corso della storia dell’arte, e soprattutto con la nascita dei più recenti movimenti femministi (come il femminismo radicale statunitense), moltissime artiste si sono cimentate nell’interpretazione e nella raffigurazione dell’articolato rapporto tra femminilità e sfera domestica, ognuna secondo la sensibilità del proprio tempo.

Tra queste c’è sicuramente Leonora Carrington che in La cucina aromatica di nonna Moorhead (1975) ha interpretato la domesticità attraverso una rappresentazione tenera e al contempo coraggiosa della cucina, considerata per secoli appannaggio sessista delle donne, ma qui caricata di magia e incanto.

Ricorrendo all’immaginario surrealista che vede nella magia e nel misticismo strumenti di autorealizzazione ed emancipazione personale, Carrington ha esaltato le origini celtiche della nonna materna e il leggendario e matriarcale popolo fatato Sidhe.

Se nel dipinto di Carrington lo spazio domestico è espressione della parte più benevola e premurosa dell’universo femminile (pur rivendicando una certa autonomia nei confronti della controparte maschile), per artiste come Judy Chicago e Miriam Schapiro, pioniere dell’arte femminista, la casa ha sempre rappresentato l’incarnazione dei più radicati stereotipi di genere.

Nell’installazione Womanhouse (1972), progetto conclusivo del loro Feminist Art Program presso il CaLArts Institute, Chicago e Schapiro hanno invitato oltre venti artiste a ripensare il ruolo della donna nello spazio domestico.

Il risultato è stato un’esaltazione e normalizzazione della quotidianità della femminilità attraverso la celebrazione di oggetti tabù come assorbenti e biancheria intima.

Nel 2018 il pionieristico progetto delle due artiste americane è stato inoltre il punto di partenza per la mostra Women House presso il National Museum of Women in the Arts.

Attraverso i lavori di trentasei artiste che spaziavano dalla scultura alla videoarte, la mostra ha fornito un quadro della pluralità di visioni delle donne sulla domesticità e sugli stereotipi ad essa ancora saldamente legati.

Nel 1998 è stata invece Tracey Emin a mettere in scena l’intimità femminile con My Bed, una delle opere più controverse degli anni ’90 per via della crudezza con cui l’artista aveva rappresentato la sua caotica vita privata nelle settimane successive alla fine della sua ultima relazione sentimentale: un letto disfatto circondato da biancheria, alcol, sigarette, preservativi e pillole anticoncezionali.

Tra coloro che hanno fatto della critica al concetto patriarcale di domesticità uno dei loro temi d’elezione si distingue Monica Bonvicini, famosa per i suoi lavori onesti e privi di retorica.

Nella sua ultima personale negli spazi di Galleria Raffaella Cortese, Pleasant (2022), l’artista ha presentato una serie di lavori su specchio che riportavano citazioni di famose scrittrici da cui traspariva tutto il disagio di vivere costrette all’interno delle mura domestiche. L’intento di riappropriazione femminista dello spazio emerge anche dalle sue feroci sculture fatte di pesanti catene di metallo e cinture di pelle nere: una cruda metafora della gravosità della routine casalinga.

Infine, tra le voci emergenti del panorama contemporaneo c’è chi, come la fotografa polacca Joanna Piotrowska, esplora la sfera domestica attraverso la complessità dei rapporti familiari, al contempo teneri e soffocanti, e chi, invece, ripudia il tradizionale concetto occidentale di casa.

È il caso di Hanna Burkart, artista viennese che nel 2016 ha rinunciato ad avere una fissa dimora per concentrare la sua ricerca sulla nozione di abitazione itinerante e sulle mutevoli interazioni tra spazio e comportamento umano da cui derivano opere fotografiche, installazioni e disegni.

Il nomadismo, normalmente associato ad uno stile di vita precario e immorale, diventa nell’esperienza di Burkart uno strumento di emancipazione e riappropriazione del proprio spazio all’interno del mondo. Autocoscienza, rivendicazione delle proprie origini, rivoluzione femminista e ribellione alle norme sociali: tutto parte dalle mura di casa.

https://www.internimagazine.it/approfondimenti/arte-femminista-casa/?fbclid=IwAR2POBBRePIaknH_y9PnB7g572uD2dOpXTPheyBfktvnQtQqjkRHIA90voo

giovedì 27 aprile 2023

Bambini in carcere con le madri, una vita da reclusi: “Trattati come boss, Salvini venga a vedere come vivono” Rossella Grasso

 Viaggio nell’Icam di Lauro tra le mamme detenute con i loro bambini

“Questo è proprio un carcere e lo stanno facendo i bambini, un 41 bis. E soffrono”, dice una mamma. “Non lo so se mia figlia un domani mi potrà mai perdonare per dove l’ho portata. Ci penso ogni giorno. E mi fa stare male”. Sono questi i pensieri di due madri detenute insieme ai loro bambini nell’Istituto di Custodia Attenuata per Madri di Lauro, provincia di Avellino. Il Riformista ha potuto visitare il carcere insieme al Garante dei detenuti della regione Campania, Samuele Ciambriello, chiacchierare con le mamme che sono lì insieme ai loro figli e toccare con mano come vivono. “È un ossimoro dire mamme e carcere – ha detto Ciambriello entrando nella struttura – Qui dentro ci sono bambini da 3 o 5 anni. Come crescono? Io sono indignato”. Nell’Istituto di lauro ci sono 11 madri e 13 bambini. “Le mamme detenute possono tenere accanto i loro figli fino all’età di 8 anni, fino a qualche anno fa il limite era a 6”, spiega Ciambriello. Una scelta facoltativa per le madri che devono scontare una pena: “Io vengo dall’ordinario e non ho sofferto come soffro qua – racconta una mamma – Con il mio primo figlio ho preferito lasciarlo a casa e io scontare la pena da sola al carcere ordinario. Ma lui era a casa e soffriva per me. Adesso, il secondo figlio, ho deciso di tenerlo qui con me. Ma soffre. Se torna a casa dopo 15 giorni vuole la mamma. È piccolo, è normale. Che fare? Ti giuro qui stanno male. Io ho finito le lacrime a furia di piangere per questa situazione”.

“Sono qui da quasi un anno con mio figlio che ha 6 anni, ne aveva 5 quando è entrato”, dice una mamma. “Sto qua da 9 mesi, ho una bambina che quando siamo entrate aveva 3 anni. Ha festeggiato, per modo di dire, il suo quarto compleanno qui dentro”, racconta un’altra. La sua storia è emblematica perché si intreccia con il dramma della lungaggine della giustizia italiana. Racconta di stare scontando ora un reato commesso 13 anni fa quando era una persona diversa. E soprattutto di avere una figlia, all’epoca, non aveva nemmeno mai pensato. “Tredici anni dopo arriva la condanna – racconta – se avessi potuto scontare all’epoca la pena, ora mia figlia sarebbe a casa sua in grazia di Dio, non con me in carcere. Perché questo è un carcere, non una casa famiglia come tanti credono”. La mamma racconta al Riformista che quando è stata condannata al carcere a sua figlia ha detto che insieme dovevano andare al campeggio per un certo periodo. “Ho cercato in tutti i modi di non farle pesare questa situazione raccontandole che era solo una vacanza in un posto dove c’erano anche altri bambini – continua – All’inizio ci ha creduto, credo. Poi qui ha parlato anche con altri bambini che sono più grandi che sanno dove si trovano. Purtroppo tra di loro se ne parla. Io spero che con il lavoro che sto facendo riuscirò ad annebbiare il ricordo di mia figlia di questo posto. Ho provato a dirle che io devo restare qui per lavorare. Lei mi ha detto che vuole andare a casa dai fratelli e che soldi non ne vuole. A volte non so cosa dirle. Io ringrazio l’Icam perché da una parte mi ha dato la possibilità di essere qui con mia figlia ma davvero non so se un domani mia figlia mi potrà perdonare”.

L’ambiente dell’Icam non è proprio “penitenziario”: sui muri ci sono disegni dei personaggi Disney (alcuni un po’ scrostati), la sala colloqui è tutta colorata e a dimensione di bambino. In un’area comune all’aperto ci sono panchine, uno scivolo, qualche altalena e qualche altro gioco per i bambini. Giochi colorati che stagliano sul grigiore di sfondo: quello delle sbarre vicino alle finestre. Ogni mamma ha a disposizione una cella attrezzata come una sorta di piccolo appartamento per cercare di garantire al bambino una dimensione familiare. C’è la cucina dove la mamma può cucinare a pranzo e a cena, la camera da letto con un letto matrimoniale vero e un bagno con doccia e lavandino. “Comunque sono celle – racconta una mamma mostrando le foto appese nelle cornici – Qualcuno dice che sono mini-appartamenti ma sono celle”. Ogni mamma cerca di “arredare” la stanza come farebbe a casa con foto della famiglia e piccoli giochi. Qualcuna ha messo le tende alle finestre cercando di occultare le sbarre. Ma ci sono, è innegabile. “Io e mia figlia qui dentro passiamo il tempo da detenute, entrambi. Non facciamo nulla o quasi dalla mattina alla sera. Penso che non è giusto: non è il modo per educare noi o i bambini”, racconta ancora un’altra mamma.

Anche la porta della stanza-cella viene aperta e chiusa secondo i dettami del carcere. “Nei periodi invernali i passeggi sono chiusi presto – racconta una mamma – i bambini sanno già cosa vuol dire ‘assistente’, ‘apertura’, ‘chiusura’. Quando sentono il rumore delle chiavi hanno paura”. Le detenute raccontano una giornata tipo all’Icam: al mattino sveglia e colazione in cella, poi le mamme preparano i bimbi per andare a scuola. Uno scuolabus li prende e li accompagna a scuola o all’asilo e alle 16 li riporta all’Icam. Qualcuno fa anche delle attività pomeridiane come ad esempio il calcetto. “Di solito tornano alle 16 e la giornata è finita, si torna in stanza. Non c’è nient’altro da fare e lui dice sempre che si annoia – racconta ancora una madre – È seguito da uno psicologo ma spesso ha crisi di pianto o sfoga mangiando tutto quello che trova davanti. È l’unico modo che ha per sfogarsi”.

In realtà i bambini che sono nell’Icam sono liberi. Il problema e che dovrebbero avere qualcuno che li accompagna a fare attività e come in ogni carcere non sempre c’è il personale a disposizione. Le mamme raccontano che non possono lasciare la struttura, nemmeno per andare a parlare con le maestre o andare a vedere la recita o accompagnarli nel primo giorno di scuola. “Mia figlia ha fatto la prima recita della sua vita all’asilo. L’ho preparata io da qui, nella nostra stanza. L’ho dovuta salutare sull’uscio dell’Icam. Nonostante siano venuti i nostri familiari dalla Puglia per non farle mancare l’affetto, lei si è rifiutata di farla. Voleva la sua mamma e non poteva averla”.

“I nostri sono ‘i bambini reclusi’e vittime di pregiudizio fuori da qui – continua la mamma – Sono figli di detenuti e devono essere messi da parte. C’è una bambina che ha sentito parlare del panino del McDonald’s da uno degli ‘amici liberi della scuola’, come li chiamiamo noi, e voleva mangiarlo. Come fai a spiegarle che non lo può avere?”. C’è un’altra cosa che le mamme proprio non sanno come spiegare ai loro figli: “Ogni mese abbiamo i colloqui con i familiari e due telefonate a settimana – spiega una mamma – quando mio figlio piange che vuole parlare con il papà come faccio a dirgli che mamma ha finito il tempo? È giusto che il bambino debba aspettare?”.

“Per noi è come una terza carcerazione qui dentro perché vedi tuo figlio soffrire e non puoi fare niente”, racconta una madre. “Mi manca proprio fare la mamma – racconta un’altra mamma – Se io sto qua con mia figlia io credo che è per continuare a fare la mamma però poi non ci danno la possibilità di farlo”. Le parole delle mamme arrivano dritte al cuore come un pugno. Nei loro occhi c’è tutto il dolore di chi sa di aver sbagliato ma sa bene che la loro colpa è caduta ingiustamente anche sui figli e non se lo perdonano. Per loro è un dramma è quando pensano al loro presente e anche al loro futuro. “Mio figlio non ha mai vissuto fuori da qui – spiega un’altra donna – cosa penserà del mondo fuori? È come se qui dentro stesse diventando più cattivo, arrabbiato, aggressivo”.

Tra le difficoltà che le madri raccontano c’è il vitto. “Non viene dato in base alle esigenze del bambino – spiega Ciambriello – per cui le mamme devono ricorrere all’acquisto del sopravvitto, una spesa aggiuntiva che non sempre è sostenibile per loro. Ci vorrebbe una dieta specifica per i bambini non di quello che offre la gara al ribasso di una ditta. Servirebbe anche un pediatra che indichi una dieta adatta a un bambino e che fosse fisso perché adesso c’è solo per alcune ore e a chiamata. Ho chiesto anche maggiore personale femminile e personale che possa accompagnare più spesso i bambini fuori per attività all’aperto. Inoltre serve sostegno permanente per i bambini e le loro mamme, più educatori, assistenti sociali e pedagoghi”.

“Ho sentito che Salvini promuove la costruzione di altri posti come questo – dice una mamma, arrabbiata – ma lo sa cosa com’è vivere qui dentro con un figlio? Come vivono? Comunque ci sono le misure alternative: i domiciliari, le case famiglia,…perché non darci la possibilità di scontare lì le nostre pene senza far soffrire i nostri figli?”. Mentre la mamma parla è impossibile non pensare a come sarà quel drammatico momento del distacco, quello che alcune di loro dovranno vivere per forza di cose quando il bimbo sarà troppo grande per restare lì ma loro dovranno andare all’ordinario per finire la pena. Un dolore enorme che probabilmente il bambino non dimenticherà mai. E chissà come questo si trasformerà nella sua vita.

Samuele Ciambriello da tempo si batte insieme a Paolo Siani per l’eliminazione di luoghi di reclusione come l’Icam. Per quanto nell’istituto si veda lo sforzo enorme per rendere la vita delle detenute madri e dei loro figli più vivibile e meno traumatica, resta una situazione paradossale e problematica nella sua concezione. “Può continuare a esistere la maternità in carcere? Come cresce un bambino in carcere? Che tipo di affetto e di relazioni potrà mai avere? È vero, possono andare a scuola. Ma non è meglio per loro un luogo alternativo al carcere? Una non deve venire in carcere con i figli. L’anno scorso il parlamento ha approvato una legge per far uscire dal carcere i bambini, creando delle comunità di accoglienza. Ebbe solo 6 voti contrari. Quest’anno è stata bloccata al Senato”.

In tutta Italia ci sono 17 bambini detenuti con le loro madri, numero che negli ultimi giorni è lievemente aumentato. “In Italia non c’è più né fascismo né comunismo, c’è il giustizialismo che fa più morti alcune volte – continua Ciambriello – Il populismo politico e penale vuole che se una ha sbagliato deve andare in carcere. Peccato che qui ci sono anche persone accusate di piccolo spaccio con una condanna a tre anni. Perché non fargli vivere una misura alternativa al carcere? L’indifferenza è un proiettile silenzioso che uccide lentamente. Chiediamoci perché stanno qui loro con i figli. E chiediamoci perché 12mila minori in Italia e 6.400 in Campania vivono una disgregazione familiare, affettiva, familiare, economica. Quando ci occupiamo di loro? Quando commettono un reato grave? Non vorrei che la pubblicistica comune porti a non dare speranza a queste persone. Dico ‘No ai bambini in carcere’ e quindi liberando i bambini dobbiamo liberare anche le mamme. Lo so a volte la politica tra il dire e il fare ci mette il mare. Io chiedo di mettere il coraggio. Dobbiamo intervenire per ricucire queste vite disgregate altrimenti queste lacerazioni crescono. E i ragazzi che vivono qui dentro che idea si fanno? Non solo dei genitori ma dello Stato. Uno Stato vendicativo? Occorre liberare i minori ed educare gli adulti”.

https://www.ilriformista.it/bambini-in-carcere-con-le-madri-una-vita-da-reclusi-trattati-come-boss-salvini-venga-a-vedere-come-vivono-353616/?fbclid=IwAR3WY9-BeeBtX86mpJswBOPl91sa6Dvh70gbo1JHy7mPvxCofrbHWLwszp0

mercoledì 26 aprile 2023

Perché l'accesso gratuito alla pillola è solo l'inizio? Non Una Di Meno - Milano

Dopo 50 anni dalla depenalizzazione della pillola, che avvenne grazie alla Corte costituzionale che abrogò l'articolo 533 del Codice Rocco, retaggio fascista che vietava la "la propaganda dei mezzi atti a impedire la procreazione", contraccettivi compresi, un primo passo è stato fatto oggi con l’annuncio dell’AIFA sulla gratuità della pillola in tutta Italia (e non a macchia di leopardo come è accaduto fino ad ora).
Di quel retaggio sentiamo oggi l'eco, dalle voci che stanno provando ad alzarsi in questi giorni dal governo e i suoi sostenitori per esprimere il loro dissenso.
👉L'accesso gratuito alla pillola su tutto il territorio è un passo in avanti verso una prevenzione necessaria, in un paese in cui preservativo e pillola non sono ancora i metodi più diffusi e una persona su quattro si affida comunque al coito interrotto.
🔢In Italia, come dimostra una ricerca del European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights (EPF), sono molto scarsi il livello di consulenza sulla pianificazione familiare e la quantità di informazioni disponibili online sulla contraccezione.
Un gruppo particolarmente vulnerabile quando si tratta dell’uso di contraccettivi e dei metodi di prevenzione è quello delle persone più giovani, dato che l’età media del primo rapporto sessuale è di 17-18 anni.
Ci siamo arrivat*. Bene.
🔥Adesso servono programmi specifici di educazione sessuale di educazione alla salute nelle scuole per favorire scelte informate e consapevoli per la contraccezione.
🔥Adesso serve sostenere e potenziare i consultori perché devono essere pronti ad assistere chi vuole usare la contraccezione orale.