martedì 21 settembre 2021

25.9.2021 PRESIDIO DI SOLIDARIETA' PER LE DONNE AFGANE

Ventunesimodonna ha aderito all'iniziativa delle donne democratiche di Milano perché è importante che le donne afgane sappiamo che non sono sole e che siamo al loro fianco nella lotta per la libertà





~ Immagine di Shamsia Hassani, prima street artist Afgana.

 

venerdì 3 settembre 2021

𝐋𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐇𝐞𝐫𝐚𝐭 𝐬𝐜𝐞𝐧𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐧 𝐩𝐢𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐢 𝐭𝐚𝐥𝐞𝐛𝐚𝐧𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐮𝐜𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐮𝐧 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐥𝐢 𝐮𝐨𝐦𝐢𝐧𝐢. dalla pagina Voci dall'Hazaristan

Le donne di Herat scendono in piazza

La Resistenza non si fa soltanto con le armi. Ad Herat, questa mattina, un nutrito gruppo di donne si è riunito sotto gli uffici dell’amministrazione provinciale per protestare contro l’esclusione femminile dalla società da parte dei Talebani. 

Secondo molte delle partecipanti, nelle ultime settimane, oltre al provvedimento che vieta l’istituzione di classi miste e che costringerà un gran numero di studentesse a lasciare gli studi, i Talebani stanno man mano tagliando fuori le donne da ogni ruolo importante. Ad esse, infatti, non sarebbe nemmeno più permesso di recarsi negli uffici pubblici e privati e svolgere le loro mansioni quotidiane. 

Ma le donne di Herat hanno deciso di non subire in silenzio: sono scese a manifestare, con cartelli e slogan chiari. “Non siate timorose! Siamo tutte insieme, siamo tutte insieme!” hanno cantato, con grinta, coraggio e orgoglio. “Nessun governo può sopravvivere senza il sostegno delle donne”. Questo, però, non è un semplice slogan, quanto più una verità incontrovertibile: negli ultimi anni le donne afghane hanno scalato rapidamente le classifiche dei test d’accesso universitari, hanno potuto studiare e ottenere ruoli di rilievo. Le competenze che hanno acquisito sono fondamentali per lo sviluppo di tutta la società afghana.

Secondo Fatima, una delle partecipanti alla manifestazione, anche se i Talebani continueranno a calpestare i loro diritti “le donne afghane non torneranno mai indietro”. Per Maryam, un’altra delle manifestanti, se i Talebani decideranno di non rispettare il loro ruolo, si troveranno a governare un paese dove tutti i giovani vorranno andarsene e che sarà quindi altamente carente di personale qualificato. 

Un’indagine del quotidiano Etilaat Rooz rivela, inoltre, che ad un numero sempre crescente di donne viene vietato il lavoro “industriale” e che questo provvedimento crea povertà ed indigenza: molte di loro, infatti, sono le uniche responsabili di famiglie numerose e non poter svolgere il proprio lavoro sta mettendo a dura prova il loro diritto alla sopravvivenza. 

Nel frattempo, secondo un rapporto di Reporters Sans Frontieres, meno di un settimo delle giornaliste di Kabul è tornato a lavorare dopo la caduta della capitale nelle mani dei terroristi. Se prima del 15 agosto ad esercitare la professione di giornalista erano in più di 700, oggi quelle ufficialmente impiegate sono meno di 100.


Dopo le donne di Herat, è la volta delle donne di Kabul!
Sono scese per le strade della capitale e si sono riunite di fronte all’ARG, il palazzo presidenziale. Le donne di Kabul seguono l’esempio di quelle di Herat, che ieri avevano manifestato contro l’esclusione femminile dalla società. Secondo Abbas Stanikzai, infatti, il nuovo governo dell’Afghanistan dominato dai Talebani non avrà alcuna donna a ricoprire ruoli di rilievo. Le manifestanti hanno sfilato, coraggiosamente, con cartelli e striscioni pieni di slogan e rivendicazioni. Sotto gli occhi increduli di diversi passanti uomini, hanno cantato a squarciagola cori come “Istruzione, lavoro, libertà: verso la prosperità”, “Siamo tutte insieme, sconfiggeremo l’oppressione” e “i diritti delle donne sono uguali ai diritti degli uomini”.
“Nessun governo può sopravvivere senza il contributo delle donne” avevano affermato ieri le manifestanti di Herat, e le loro colleghe di Kabul sembrano avere allo stesso modo le idee molto chiare: “Non permetteremo a nessun gruppo, nemmeno ai Talebani, di toglierci il diritto all’istruzione, al lavoro, alla partecipazione. Vogliamo contare politicamente nel governo, vogliamo avere ruoli nella società. Tutti i nostri diritti, compreso quello della libertà d’espressione, devono essere rispettati. Vogliamo piena occupazione in tutti i settori!”
Molte delle manifestanti sottolineano la necessità di avere la garanzia di poter lavorare liberamente e sfamare la propria famiglia. Le donne afghane, infatti, si sono dovute abituare a portare da sole sulla propria schiena il peso di famiglie numerose, senza marito e senza parenti, con la responsabilità di riuscire a crescere più figli e donare loro un futuro migliore.
Per l’ennesima volta in queste buie settimane, l’esempio di coraggio, orgoglio, dignità e Resistenza viene dato dalle donne. Hanno fatto capire, con decisione, che non accetteranno in alcun modo di tornare indietro. Non rinunceranno a quello che sono riuscite a costruire in questi vent’anni con fatica e pazienza.
Ancora oggi, molti vecchi ledaer come Ghani, scappati dopo la presa di Kabul da parte dei Talebani, non hanno fatto ritorno nel paese, rifiutandosi quindi di affrontare i risultati delle loro disastrose scelte.
A fare i conti con l’oscurantismo e la follia talebana hanno lasciato un paese intero, che però sta dimostrando ancora una volta di essere molto più coraggioso dei propri leader. Come hanno fatto in questi due giorni le valorose donne di Herat e Kabul.

giovedì 2 settembre 2021

«Voi avete creato il caos, noi donne resisteremo» Giuliana Sgrena

Afghanistan. Intervista a una delle attiviste di Rawa, la storica Associazione rivoluzionaria delle afghane fondata nel 1977: «È un macabro scherzo sostenere che democrazia e diritti di genere fossero gli obiettivi degli Usa e della Nato. La mentalità dei taliban non è cambiata e non cambierà mai. Continueremo a lottare per un Afghanistan libero indipendente, laico, democratico e giusto»

Le donne sono le vittime predestinate dell’emirato instaurato a Kabul. Molte cercano di fuggire, giustamente, altre continueranno a lottare nel loro paese. Tra quelle che restano vi sono le attiviste di Rawa 

Abbiamo sentito una di loro (per motivi di sicurezza non possiamo indicare il nome). «Siamo preoccupate perché non sappiamo come evolverà la situazione. Non è la prima volta che ci troviamo ad affrontare una guerra, lo abbiamo fatto dal ’92 al ’96 e, ancora peggio, dal ’96 al 2001, ma siamo sopravvissute. È quasi impossibile provare ad analizzare questo scenario e predire il futuro ma siamo sicure che le forze al potere continueranno a formare e alimentare criminali fanatici, a perpetrare la guerra, e noi continueremo la nostra lotta e a trovare il modo di difenderci, vivendo e lavorando clandestinamente in Afghanistan».

Ora tutto il mondo sembra preoccupato per la sorte delle donne afghane…

Le donne hanno sempre sofferto negli ultimi 40 anni. La violenza è stata tremenda, le donne venivano pubblicamente giustiziate e lapidate dai taliban, le scuole delle ragazze bruciate, stupri, rapimenti, matrimoni forzati e prematuri sono continuati per anni. Anche di recente le scuole per ragazze e i reparti di maternità negli ospedali sono stati attaccati con bombe, numerosi bambini sono morti prima di vedere la luce e alcune madri uccise non hanno potuto vedere i loro figli. Centri di istruzione sono stati attaccati provocando la morte degli studenti. Sale per matrimoni sono saltate per aria.

Con alcuni progetti «appariscenti», superficiali, privi di contenuto e di una falsa libertà, gli Usa hanno ingannato il nostro popolo e il mondo. Le loro preoccupazioni sono false e demagogiche. Sapevano cosa stava succedendo, ma hanno continuato a sostenere fondamentalisti misogini e reazionari e hanno riconsegnato il paese a una banda di terroristi barbari. È un macabro scherzo sostenere che «diritti delle donne», «democrazia», «costruzione della nazione», etc. facevano parte degli obiettivi degli Usa e della Nato. Gli Usa erano in Afghanistan per destabilizzare la regione e per mostrarsi più potenti dei loro rivali, in particolare le potenze emergenti come Cina e Russia e colpire le loro economie con guerre regionali.

Molti appelli internazionali chiedono ai taliban di aprire le frontiere per chi vuole lasciare il paese. Qual è il modo migliore per aiutarvi?

Viviamo un momento estremamente difficile e pensiamo che le persone, le cui vite sono in pericolo, debbano poter lasciare il paese. Tuttavia, fuggire dal paese non è mai la soluzione, occorre rimanere e lottare contro il regime. Ci sono molti modi per aiutare gli afghani e in particolare le donne. Noi abbiamo bisogno che il popolo italiano faccia sentire la propria voce contro le politiche guerrafondaie degli Usa e dei loro alleati e appoggi e rafforzi la lotta del popolo afghano contro la barbarie. La comunità internazionale deve chiedere conto ai governi che hanno tradito il popolo afghano e metterli di fronte alle loro responsabilità.

Devono denunciare il gioco sporco di Usa, Nato e Onu, hanno creato il caos e poi hanno dichiarato guerra. Una volta occupato il paese, hanno creato ulteriori conflitti e hanno lasciato solo rovine e un caos totale. Noi chiediamo ai paesi occidentali di non riconoscere il regime dei taliban anche se raccontano di essere cambiati rispetto al passato. E poi i sostegni finanziari devono essere impiegati per aiutare gli sfollati interni che stanno soffrendo senza tende, cibo, vestiti, toilette e minime cure sanitarie.

Eravate pronte ad affrontare questa situazione? Come immaginate il futuro?

Avevamo previsto questa evoluzione. Ma non così repentina. I taliban sono entrati a Kabul in poche ore. L’11 ottobre 2001, all’inizio dell’occupazione, Rawa aveva dichiarato: «La continuazione degli attacchi Usa e l’aumento delle vittime civili non solo giustificheranno i taliban, ma causeranno un rafforzamento delle forze fondamentaliste nella regione e nel mondo». Questa occupazione ha portato solo bagni di sangue, distruzione e caos. Ha trasformato il nostro paese nel più corrotto, meno sicuro, infestato dalla mafia della droga e un luogo pericoloso soprattutto per le donne. Tutte le forze imperialiste invadono paesi per i loro interessi strategici, politici e finanziari ma attraverso menzogne e false immagini di un Afghanistan «liberato» hanno cercato di nascondere i reali motivi.

Negli ultimi 20 anni, Rawa ha chiesto la fine dell’occupazione Usa/Nato, per poter decidere il nostro futuro. Il futuro è molto cupo. E per le donne tornare sotto il burqa dopo vent’anni è quasi impossibile. I taliban cercano di prendere tempo per organizzarsi. Tutto è successo così velocemente, ora devono costituire un governo, la loro intelligence e istituire il Ministero per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, responsabile del controllo di tutti i dettagli: lunghezza della barba, vestiti e il Mahram (maschio accompagnatore) per le donne. I taliban dicono che non sono contro i diritti delle donne nel quadro della sharia (legge islamica). Ma la sharia è vaga e interpretata in modo diverso dai regimi islamici secondo la propria agenda politica. I taliban vogliono il riconoscimento dell’Occidente e cercano di darsi una immagine più accettabile. Forse tra qualche mese diranno che indiranno elezioni, che credono nella giustizia e nella democrazia! Queste false promesse non cambieranno la loro natura e resteranno fondamentalisti islamici: misogini, disumani, barbari, reazionari, antidemocratici, antiprogressisti.

La mentalità dei taliban non è cambiata e non cambierà mai. Noi continueremo a lottare per un Afghanistan indipendente, libero, laico, democratico e giusto. Queste aspirazioni appaiono molto difficili da realizzare perché siamo circondati da nemici potenti, che hanno i loro interessi da realizzare. Le forze democratiche sono sempre state eliminate e questo rende la nostra lotta ancora più ardua ma siamo convinte che la resistenza esiste, diventerà più forte e le prossime generazioni alla fine vinceranno. Abbiamo sempre detto che nessuna nazione può esportare i «diritti delle donne» o la «democrazia». Crediamo che le donne afghane continueranno la lotta e nessuna oppressione, tirannia o violenza potrà fermare la resistenza.

https://ilmanifesto.it/voi-avete-creato-il-caos-noi-donne-resisteremo/?fbclid=IwAR31dxysTiZ9I1mFyI0TeWRRifMar3j3Z4drQOEPJwyhctF0f2peuIEAH2Y