Le donne di Herat scendono in piazza
La Resistenza non si fa soltanto con le armi. Ad Herat, questa mattina, un nutrito gruppo di donne si è riunito sotto gli uffici dell’amministrazione provinciale per protestare contro l’esclusione femminile dalla società da parte dei Talebani.
Secondo molte delle partecipanti, nelle ultime settimane, oltre al provvedimento che vieta l’istituzione di classi miste e che costringerà un gran numero di studentesse a lasciare gli studi, i Talebani stanno man mano tagliando fuori le donne da ogni ruolo importante. Ad esse, infatti, non sarebbe nemmeno più permesso di recarsi negli uffici pubblici e privati e svolgere le loro mansioni quotidiane.
Ma le donne di Herat hanno deciso di non subire in silenzio: sono scese a manifestare, con cartelli e slogan chiari. “Non siate timorose! Siamo tutte insieme, siamo tutte insieme!” hanno cantato, con grinta, coraggio e orgoglio. “Nessun governo può sopravvivere senza il sostegno delle donne”. Questo, però, non è un semplice slogan, quanto più una verità incontrovertibile: negli ultimi anni le donne afghane hanno scalato rapidamente le classifiche dei test d’accesso universitari, hanno potuto studiare e ottenere ruoli di rilievo. Le competenze che hanno acquisito sono fondamentali per lo sviluppo di tutta la società afghana.
Secondo Fatima, una delle partecipanti alla manifestazione, anche se i Talebani continueranno a calpestare i loro diritti “le donne afghane non torneranno mai indietro”. Per Maryam, un’altra delle manifestanti, se i Talebani decideranno di non rispettare il loro ruolo, si troveranno a governare un paese dove tutti i giovani vorranno andarsene e che sarà quindi altamente carente di personale qualificato.
Un’indagine del quotidiano Etilaat Rooz rivela, inoltre, che ad un numero sempre crescente di donne viene vietato il lavoro “industriale” e che questo provvedimento crea povertà ed indigenza: molte di loro, infatti, sono le uniche responsabili di famiglie numerose e non poter svolgere il proprio lavoro sta mettendo a dura prova il loro diritto alla sopravvivenza.
Nel frattempo, secondo un rapporto di Reporters Sans Frontieres, meno di un settimo delle giornaliste di Kabul è tornato a lavorare dopo la caduta della capitale nelle mani dei terroristi. Se prima del 15 agosto ad esercitare la professione di giornalista erano in più di 700, oggi quelle ufficialmente impiegate sono meno di 100.
Dopo le donne di Herat, è la volta delle donne di Kabul!
Sono scese per le strade della capitale e si sono riunite di fronte all’ARG, il palazzo presidenziale. Le donne di Kabul seguono l’esempio di quelle di Herat, che ieri avevano manifestato contro l’esclusione femminile dalla società. Secondo Abbas Stanikzai, infatti, il nuovo governo dell’Afghanistan dominato dai Talebani non avrà alcuna donna a ricoprire ruoli di rilievo. Le manifestanti hanno sfilato, coraggiosamente, con cartelli e striscioni pieni di slogan e rivendicazioni. Sotto gli occhi increduli di diversi passanti uomini, hanno cantato a squarciagola cori come “Istruzione, lavoro, libertà: verso la prosperità”, “Siamo tutte insieme, sconfiggeremo l’oppressione” e “i diritti delle donne sono uguali ai diritti degli uomini”.
“Nessun governo può sopravvivere senza il contributo delle donne” avevano affermato ieri le manifestanti di Herat, e le loro colleghe di Kabul sembrano avere allo stesso modo le idee molto chiare: “Non permetteremo a nessun gruppo, nemmeno ai Talebani, di toglierci il diritto all’istruzione, al lavoro, alla partecipazione. Vogliamo contare politicamente nel governo, vogliamo avere ruoli nella società. Tutti i nostri diritti, compreso quello della libertà d’espressione, devono essere rispettati. Vogliamo piena occupazione in tutti i settori!”
Molte delle manifestanti sottolineano la necessità di avere la garanzia di poter lavorare liberamente e sfamare la propria famiglia. Le donne afghane, infatti, si sono dovute abituare a portare da sole sulla propria schiena il peso di famiglie numerose, senza marito e senza parenti, con la responsabilità di riuscire a crescere più figli e donare loro un futuro migliore.
Per l’ennesima volta in queste buie settimane, l’esempio di coraggio, orgoglio, dignità e Resistenza viene dato dalle donne. Hanno fatto capire, con decisione, che non accetteranno in alcun modo di tornare indietro. Non rinunceranno a quello che sono riuscite a costruire in questi vent’anni con fatica e pazienza.
Ancora oggi, molti vecchi ledaer come Ghani, scappati dopo la presa di Kabul da parte dei Talebani, non hanno fatto ritorno nel paese, rifiutandosi quindi di affrontare i risultati delle loro disastrose scelte.
A fare i conti con l’oscurantismo e la follia talebana hanno lasciato un paese intero, che però sta dimostrando ancora una volta di essere molto più coraggioso dei propri leader. Come hanno fatto in questi due giorni le valorose donne di Herat e Kabul.
Nessun commento:
Posta un commento