Qui il mio articolo su Il Riformista, di questa mattina 5 febbraio 2025, sulla giovane donna che in #Iran, a #Mashhad, si è denudata completamente davanti alle forze di sicurezza armate ed è salita in piedi su un veicolo della polizia, infrangendo platealmente le rigidissime restrizioni in materia di abbigliamento. Buona lettura!
Da Mashhad, una delle città cuore del conservatorismo sciita in Iran, un nuovo video di una clamorosa protesta di una donna sta inondando la Rete.
Un'altra donna, scalza e col corpo nudo, ha manifestato tra la gente, per affermare la propria volontà di liberazione e la propria identità, solo tre mesi dopo un precedente simile gesto avvenuto nel campus dell'Università Islamica Azad di #Teheran, dove una studentessa si era spogliata restando solo con la biancheria intimaper protestare dopo essere stata aggredita dalle forze di sicurezza perché non indossava l’#hijab obbligatorio.
Questa volta, una donna di cui non conosciamo il nome, si è denudata completamente davanti alle forze di sicurezza armate ed è salita in piedi su un veicolo della polizia, infrangendo platealmente le rigidissime restrizioni in materia di abbigliamento.
La Bibbia narra che il profeta Isaia sentì dentro di sé la voce di Dio che gli chiese di andare col suo corpo nudo e scalzo tra la gente, per rappresentare la vergogna dell’#Egitto. Il Signore disse per mezzo di Isaia figlio di Amoz: "Va’, sciogliti il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi! Così egli fece, andando nudo e scalzo” (Isaia 20, 1-2). Un analogo forte impulso sembra avere spinto la giovane donna di Mashhad e Ahoo #Daryaei, la “ragazza dell’Università” di Teheran, per rappresentare la vergogna dell’#Iran, della Repubblica islamica che pratica l’apartheid di genere. Passeggiare nudi e scalzi tra la gente, davanti alle donne in nero della polizia morale, delle terribili squadre femminili della “Hijab ban”, o alle forze paramilitari basij armate di fucili e ballare liberamente per le strade al ritmo della musica occidentale, sono azioni di disobbedienza civile molto coraggiose, messe in atto con ferma determinazione e volontà di sfida ad uno dei regimi più orrifici del pianeta.
Durante l'arresto, la studentessa, Ahoo Daryaei, aveva ricevuto gravi percosse, la sua testa era stata sbattuta violentemente contro la portiera dell'auto della polizia, ciò le aveva causato una forte emorragia e un trauma cranico.
Le donne iraniane sanno che per ribellarsi spesso non sono sufficienti le parole, occorre fare gesti clamorosi, passeggiare nude e scalze in una strada affollata o in un campus universitario sotto gli occhi di studenti, professori e forze di polizia, è un potente gesto che incarna lo spirito della rivoluzione "Donna, Vita, Libertà", ancora in corso nelle strade di Teheran sotto forma di disobbedienza civile.
Per la ragazza di Mashhad e per la “ragazza dell’Università”, così come lo fu per Isaia, è venuto il momento della “parola”, cioè di essere “parola” e per essere parola, bisogna essere “ascoltati”, altrimenti si rischia uno sterile soliloquio, un tradimento di se stessi.
“Cosa dobbiamo fare”, si chiederanno forse le “ragazze iraniane” quando ricevono insulti e minacce perché non indossano il velo? #Jina, #MahsaAmini, la ragazza curda che il 16 settembre 2022 è stata massacrata di botte e uccisa perché non indossava bene l’hijab, non aveva fatto in tempo a ribellarsi e a gridare, lo stanno facendo ora le sue coetanee denudandosi e dando parola al suo corpo con una rivoluzione a mani nude che sfida la violenza bruta di un regime che ha istituito l’apartheid di genere e che vuole ridurre al silenzio ogni oppositore, col terrore di torture e impiccagioni. La “ragazza di Mashhad” è riuscita a “essere parola” come Isaia, e a farsi “ascoltare”, perché se manca l’ascolto, non vi è parola. È un evento che irrompe nelle strade sorvegliate dalla polizia morale e dagli occhi delle telecamere sempre a caccia di donne senza hijab o malvelate.
La ragazza di Mashhad, così come Ahou Daryaei sono diventate un altro simbolo della resistenza alla mostruosa Repubblica islamica, della lotta nonviolenta della Generazione Z per la liberazione dell’Iran. La loro azione di disobbedienza civile è già impressa nella storia come è accaduto anche per #VidaMovahed, “la ragazza della Via #Enghelab”, a Teheran, che il 27 dicembre del 2017, in piedi, su un bidone della spazzatura, si tolse il velo e lo sventolò come una bandiera, fu arrestata ma il suo video, in cui sventolava silenziosamente il suo velo bianco su un bastoncino in via Enghelab, diventò virale sui social media e la sua azione nonviolenta diede vita alle manifestazioni del "Mercoledì Bianco". Proprio come è accaduto anche per l'"Uomo del carro armato", il giovane cinese, il "Rivoltoso sconosciuto", divenuto famoso quando, il 5 giugno 1989, il giorno dopo del massacro in piazza #Tienanmen a #Pechino, con le buste della spesa nelle mani, si parò davanti ad alcuni carri armati impedendone l'avanzata. E infine come accadde per #RosaParks, attivista del movimento per i diritti civili negli Usa, che divenne famosa nel 1955 per essersi rifiutata di obbedire alla regola di cedere il proprio posto su un autobus a un bianco, dando così origine al boicottaggio dei bus a #Montgomery. Figure anticipatrici di grandi cambiamenti.
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