Quante bambine ribelli hanno popolato le pagine della letteratura per l’infanzia? Quante e quanti di noi hanno trovato nelle loro storie il coraggio di scrivere la propria, anche uscendo dai margini, se necessario? Io personalmente sarò sempre grata a Louisa May Alcott per aver fatto sposare Jo di Piccole donne (fosse pure con il noioso e pacato professor Bhaer), convincendomi che le donne testarde e con un caratteraccio non sono destinate a restare zitelle. Del resto, fin da quando Cappuccetto Rosso sceglie la strada sbagliata e rende la visita alla nonna molto più movimentata, il dubbio si instilla nella mente di ogni bambino: “E se prendessi la direzione proibita, invece?” L’avventura è lì, a un passo da noi, in agguato dietro ogni disobbedienza.
Le bambine ribelli delle storie con cui siamo cresciute e con cui crescono i bambini di oggi, però, non sono solo disobbedienti. Spesso sono semplicemente diverse. Seguono le proprie passioni e inclinazioni sfidando i sopraccigli alzati e i sorrisetti di chi le circonda. Continuano a essere se stesse, nonostante tutto.C’è un’altra lezione racchiusa in queste e in molte altre storie: la solitudine. Non è uno stigma, soprattutto quella femminile, come ci hanno abituate a pensare. Non è necessariamente sbagliata. È una tappa, una scelta, perfino uno strumento, a volte. Quasi sempre è il prezzo da pagare quando si decide di fare di testa propria. Di tutti i consigli che vorrei dare a mia figlia, forse questo è il più difficile e il più necessario. Non farti spaventare dalla solitudine, non sempre è il segno che sei sulla strada sbagliata, anzi. E non dura in eterno. A volte è l’unico modo per trovare i compagni di strada giusti, a cominciare da se stesse.
Fra le tante, tantissime storie di bambine ribelli, coraggiose, anticonformiste, eccone alcune, in rappresentanza di tutte le altre. Tutte, in modi diversi, cercano di affermarsi per quello che sono e di restare fedeli a se stesse, a dispetto del mondo che le circonda.
Piccole donne di Louisa May Alcott
La prima non può che essere lei, Jo March.
Jo che si taglia i capelli per pagare il viaggio alla madre, insegnandoci così fra le righe che la via più retta è quella che ci porta verso noi stesse;
Jo che scrive e legge nella sua soffitta, perché le passioni delle donne vanno tenute nascoste, ma prima o poi, a crederci davvero, trovano il modo per uscire nel mondo.
Jo che non si lascia imbrigliare da nessuno, che trova il modo di conciliare lo spendersi per gli altri con le proprie aspirazioni, sia pure sotto lo sguardo arcigno e severo della zia.
Jo ha insegnato a eserciti di ragazzine che la libertà va conquistata, che non te la regala nessuno, che spesso te la tolgono da sotto il naso quando credevi di essertela guadagnata e che ci sarà sempre qualcuno che cerca di domarti, anche quando sei convinta di fare la cosa giusta. Ma che non esiste sogno troppo audace per poter essere vissuto.
Matilde di Roald Dahl
La piccola Matilde, intelligente e gentile e spietata, se necessario, come quando si tratta di riempire di colla il cappello di papà.
Matilde, che vive in un mondo che non la merita, nata in una famiglia che non la merita e tormentata da una direttrice che non la merita, è la speranza di riscatto di chiunque sappia di essere speciale anche se nessuno sembra accorgersene.
Matilde non vacilla mai, tiene testa a qualunque forma di autorità, procede decisa per la sua strada senza lasciarsi sfiorare dalla crudeltà altrui, sempre fedele a se stessa e alla sua idea di amore, anche a costo di rinunciare all’irrinunciabile, alla parodia di affetto che le è toccato in sorte, quello della propria famiglia.
Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren
Pippi è la fantasia personificata, la dimostrazione che tutto è possibile, con un po’ di ottimismo e con un gran sorriso stampato in faccia.
Pippi non si adegua alla realtà, sfida ogni legge, a cominciare da quella di gravità, smentita dalle treccine orizzontali color carota.
Pippi è leggerezza, è fiducia, è l’amica che tutti vorremmo avere o la bambina che vorremmo diventare.
Pippi è irriverente, creativa, sovversiva, con le sue scarpe troppo grandi e il letto usato al contrario. Pippi è colorata e sfacciata e inarrestabile. È l’eroina di chi vuole sentirsi libero e reinventare il mondo.
L’evoluzione di Calpurnia di Jacqueline Kelly
Unica femmina di sette figli, stritolata dal calore impietoso del Texas, la piccola naturalista in erba Calpurnia è il punto di riferimento di qualunque ragazzina che invece di scappare davanti a un lombrico si chiede se sia possibile addestrarlo.
Anche Calpurnia si taglia i capelli, ma senza i nobili propositi di Jo. Al contrario, la sua è una disobbedienza astuta e sottile. Davanti al rifiuto della madre, deciderà di tagliarli lo stesso, ma un pollice alla volta, in modo che nessuno se ne accorga.
Calpurnia è curiosa, ironica, intelligente, imprevedibile. La sua è una ribellione fatta di piccole scoperte continue, la storia di un’emancipazione spontanea e inarrestabile, come la natura che la circonda.
Momo di Michael Ende
Momo vive fra le rovine di un anfiteatro, alla periferia di una città senza nome. Non ha una famiglia, non ha amici, non ha praticamente niente, neanche un’età, tranne il suo lungo cappotto, il nome che si è data da sola e la capacità di ascoltare.
Momo è il nostro tempo più prezioso, è il nostro presente un attimo prima che diventi passato, è la nostra occasione di felicità, più concreta di quanto sembri e più fragile di quanto crediamo.
Momo è il punto di vista che ci salverà, è la protagonista che tutti sentiamo il bisogno di difendere e preservare intatta dentro di noi, nascosta nelle nostre giornate e nell’adulto che siamo diventati.
Stargirl di Jerry Spinelli
Quanto è difficile essere se stessi? Tanto quanto arrivare in una scuola di provincia con un topo in tasca e la passione per l’ukulele; quanto vestirsi in modo stravagante dove tutti gli altri cercano di omologarsi, quanto piangere ai funerali degli sconosciuti o tifare per la squadra avversaria o ballare senza musica o augurare buon compleanno a chi non ti rivolge neanche la parola. Essere se stessi è tanto difficile quanto essere entusiasti e scegliere di cambiare il mondo e renderlo più felice, invece di cercarne uno che ci assomigli di più.
Stargirl è l’eroina per chi vuole guardare la realtà con occhi nuovi, per chi cerca il coraggio di fare di testa propria, per chi ha bisogno di sentirsi a casa senza smettere di sentirsi se stesso.
Tornatràs di Bianca Pitzorno
Colomba è la piccola paladina dei deboli, dei diversi, di chi non si arrende. È l’eroina che ci salva dalla realtà, dalla brutta televisione, dagli uomini senza scrupoli, dai prepotenti e dai finali tristi. Anche lei ha una mamma che passa tutto il suo tempo davanti alla televisione (prima di finirci dentro), anche lei deve ricominciare da capo con amici nuovi e nuovi vuoti da riempire, anche lei deve difendersi da sola, oltre a fare la spesa e a preparare da mangiare.
Colomba è una delle tante eroine senza mamma, così si torna indietro, tornatràs, appunto, verso le proprie origini, verso il passato, verso la felicità perduta e verso il proprio destino. Perché a volte per sentirsi amati bisogna tornare indietro, finché non si è tornati indietro abbastanza da poter ricominciare a guardare avanti.
Roller Girl di Victoria Jamieson
Astrid è decisa a diventare una roller, la sua passione è gareggiare sui pattini, non importa quante cadute dovrà sopportare, quante figuracce, quante umiliazioni. Non importa se la sua migliore amica invece ama la danza e finisce per piantarla in asso. Non importa perché Astrid imparerà a rialzarsi ogni volta, si tingerà i capelli di blu e scoprirà il valore della sfida, oltre a nuove amicizie.
Anche Astrid deve disobbedire per inseguire i suoi sogni, anche Astrid prende una strada un po’ diversa dal previsto, pur di crescere e realizzare il suo desiderio. Perché quando hai scoperto che cosa vuoi fare davvero, è un attimo smettere di essere Astrid e diventare Asteroide, che attraversa lo spazio e il tempo con la sua scia di fuoco.
Coraline di Neil Gaiman
Coraline è una bambina inquieta, saggia e curiosa, che si aggira da sola, ignorata dagli adulti e dai bambini, in una nuova casa con tredici porte e una quattordicesima che dà su un muro di mattoni. Oltre quel muro c’è un’altra casa, identica alla sua, con un’altra madre, identica alla sua ma con due bottoni al posto degli occhi.
Anche Coraline ha un nome speciale, che tutti sembrano incapaci di pronunciare senza storpiarlo, proprio come sembra impossibile afferrare i desideri senza storpiarli e scoprire che nessuno li vuole davvero.
Coraline ci insegna, come scrive lo stesso Gaiman, “che essere coraggiosi non significava affatto non avere paura. Essere coraggiosi significava proprio avere paura, molta paura, una paura da matti, e ciò nonostante fare la cosa giusta”.
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