sabato 23 settembre 2017

Da Nicolina Pacini a Gloria Pompili: i femminicidi che svelano l'ipocrisia dei media Televisioni e stampa non trattano le vittime allo stesso modo: se sono adolescenti si pubblicano foto che le ritraggono sorridenti. Se invece sono prostitute, due foto possono bastare. E poi si passa oltre. di Cristina Obber

Nicolina era una ragazzina molto bella, lo sappiamo perché tutte le testate, a cominciare dall’Ansa, ne annunciano la morte pubblicandone i selfie probabilmente scaricate dal suo profilo Facebook, compreso quello in cui tira fuori la lingua scherzosamente. Nonostante sia morta. Nonostante sia minorenne.
Dovrebbe bastare questo secondo dettaglio a preferire una narrazione più asciutta, più rispettosa e pudica e meno a caccia di click. La stessa cosa è avvenuta per Noemi Durini, anche lei 15enne, uccisa da un fidanzato violento a Lecce, anche lei splendida nel suo sorriso di adolescente. I suoi selfie spensierati ci inducono a dimenticare che il suo corpo è finito sul lettino di un obitorio.
Niente foto invece - o molto poche, molti hanno preferito dare la notizia utilizzando un’immagine di una volante dei carabinieri o la classica foto di una ragazza che si copre il volto con la mano - per Gloria Pompili, 23 anni, uccisa di botte su una provinciale del litorale romano dalle persone che la sfruttavano facendola prostituire.
Le foto di Gloria non ci sono perché quando a morire sono le prostitute la macchina mediatica mette la prima, al massimo la seconda, poi parcheggia. Donne di serie B per la stampa e per tutti noi che ci passiamo a fianco, invisibili da vive, invisibili da morte; senza storia, dunque senza volto, appunto. Le foto di Gloria non ci sono anche perché i suoi occhi tristi sono tutto fuorché accattivanti, niente sguardi ammiccanti, niente pose sexy, niente di niente. Quella foto con gli occhi tristi in cui si intravedono i volti dei suoi bambini è straziante e porta con sé le contraddizioni di un paese che si affanna a indossare il vestito della festa nascondendo sotto il tappeto il suo degrado.
Che ci sia un talk show che abbia voglia, sì voglia, desiderio, slancio, di raccontarci la sua storia, di interrogarsi sul degrado che circonda tante esistenze sulle strade del nostro bel paese perché continuiamo a considerare normale e ineluttabile che gli uomini abbiano il diritto di pagare per avere rapporti sessuali che sono violenze senza grida, stupri senza difesa di tantissime ragazze, anche minorenni di 14 o 15 anni? È un tabù chiedersi perché gli uomini si fanno complici di un sistema di sfruttamento che non si mette in discussione in virtù del fatto che è vecchio come il mondo come ci si sente dire spesso? La violenza è antica, dunque non si tocca. Ma perchè? La storia di Gloria ci interessa, la storia di Gloria ci riguarda.
Ma a chi importa davvero delle ragazze?
A Chi l’ha visto? , forse, che sulla scomparsa di Noemi ci ha buttato in pasto - sul servizio pubblico - uno degli spezzoni più trash della tivù del dolore?
A chi importa delle ragazze se la cosa che accomuna Nicolina, Noemi e Gloria è che si tratta di morti che si sarebbero potute evitare se in questo paese si smettesse di sottovalutare la violenza maschile contro le donne, se si decidesse di cambiare rotta?
Sia Noemi che Nicolina sono state uccise nonostante ci fossero state delle denunce alle forze dell’ordine. Gloria è stata uccisa dopo ripetute violenze subite per cui non ha sporto denuncia, così come non ha chiesto aiuto chi la conosceva e ne era a conoscenza. Per rassegnazione, per ignoranza, per paura, perché non sempre si sa a chi rivolgersi? Non lo sapremo mai ma poco conta adesso.
A chi importa delle ragazze se a Francesco Mazzega, il femminicida che a luglio ha ucciso Nadia Orlando, 21 anni, il Tribunale del Riesame di Trieste ha concesso gli arresti domiciliari?
La presidente della Camera Laura Boldrini ha lanciato un appello alle forze politiche affinché si approvi un provvedimento che aumenti le tutele per le donne in situazioni di rischio e rafforzi le misure di interdizione contro gli uomini violenti, sottolineando inoltre la necessità di intervenire sulla prevenzione che può avvenire solo a scuola e in famiglia.
Ci auguriamo che il governo Gentiloni, sordo fino ad oggi a tutte le richieste che arrivano dalla società civile, dall’attivismo femminista, dai centri antiviolenza, si assuma le responsabilità che gli competono. Anzi, competerebbero, perché qui il condizionale ci sta tutto.
http://www.letteradonna.it/it/articoli/punti-di-vista/2017/09/21/da-nicolina-pacini-a-gloria-pompili-i-femminicidi-che-svelano-lipocrisia-dei-media/24309/

Nessun commento: