venerdì 13 marzo 2020

Parità di genere: le scienziate hanno un Piano. E un target


In Lombardia un progetto europeo per promuovere l'uguaglianza nella ricerca biomedica
SONO molte le scienziate in prima linea nella ricerca e nella cura del coronavirus, in Italia e nel mondo. Da Roma a Milano, dagli ospedali e dai centri di ricerca, ne abbiamo visto i volti e ascoltato le voci. Alcune di loro sono molto famose e giustamente adesso spesso interpellate dai media; altre sono uscite dall’ombra – e volte anche dalla precarietà – in seguito all’emergenza in atto. Ma quali sono, in tempi ordinari, gli strumenti e i piani di azione per promuovere la parità di genere nella scienza come negli altri ambiti lavorativi?

Uno di questi si chiama Gep, che sta per “Gender equality plan”. Si tratta di un piano di azione con il quale un’istituzione mette in fila misure, azioni e strumenti per l’implementazione, il monitoraggio e la valutazione di politiche per l’eguaglianza di genere. Il tutto nella convinzione che la parità di genere nella scienza non solo è giusta, ma è utile: da tempo ormai gli studi sulle gendered innovations hanno mostrato che sottovalutare il genere nella ricerca può infatti comportare rischi e mancate opportunità di business. Di recente un Gep è stato adottato, proprio nel campo della ricerca medica, dalla Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (FRRB) della regione Lombardia, Partner del progetto europeo Target (Taking a reflexive approach to gender equality for institutional transformation), finanziato con fondi europei. Dopo aver riscontrato, in una prima analisi, che nella maggioranza degli enti ospedalieri e degli istituti di ricerca lombardi il Gep (o un documento analogo) non era presente, la Fondazione si è impegnata, nell’ambito del progetto Target e attraverso i suoi bandi di finanziamento alla ricerca biomedica, a sensibilizzare i vertici delle istituzioni sul tema e a stimolare una “riflessione” sull’importanza di tale misura. Uno dei punti dolenti, come spesso succede, riguarda la presenza delle donne negli organi decisionali, quasi sempre minoritaria.

Da questo punto di vista, la struttura della FRRB è una parziale eccezione: il suo staff è composto da sette persone, di cui sei donne. Una donna ricopre la carica di direttore generale. Il Gender equality plan della Fondazione si basa su tre aree principali, ciascuna delle quali comporta azioni specifiche. La prima è nella dimensione interna, e mira alla promozione di una organizzazione inclusiva dal punto di vista di genere; la seconda è nella dimensione esterna, e prevede l’integrazione della dimensione di genere nella ricerca e nella comunità scientifica; la terza di propone di combattere gli squilibri di genere nel processo decisionale.

Il progetto è realizzato con il contributo della Commissione Europea. Dei contenuti editoriali sono ideatori e responsabili gli autori degli articoli. La Commissione non può essere ritenuta responsabile per qualsivoglia uso fatto delle informazioni e opinioni riportate.

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