Strano questo 8 marzo 2020 quando un virus si aggira per il mondo, colpisce corpi individuali e corpi collettivi, rischia di aggiungere a muri concreti muri virali.
Ha una lunga storia la “Giornata internazionale della donna”, un secolo di protagonismo femminile diversamente connotato ed agito.
Quest'anno in alcune parti del mondo l'8 marzo sarà silenziato.
Un emergente virus invisibile ma globale blocca “prudentemente” ogni forma di raggruppamento. Nelle piazze non risuoneranno le voci delle donne che richiedono diritti economici, politici, sociali, culturali. Niente sciopero femminista. Niente dibattiti e riflessioni comuni. Niente feste private o pubbliche.
Un brutto 8 marzo ed un brutto momento.
Accanto al virus influenzale che infetta i corpi individuali, rischia di circolare un altro virus che infetta anche il corpo sociale. Un virus che ci fa chiudere in casa, ci fa diffidare di chi ci sta attorno, ci fa vedere untori dappertutto e ci fa erigere nuovi muri che dovrebbero difenderci da un “nemico” che sta fuori da noi. Ed il nostro pensiero va a quanto sta succedendo a Lesbo, isola greca oggi tristemente famosa per i brutali respingimenti di migliaia di uomini, donne, bambini e bambine che provenienti dalla Siria e dall'Afghanistan chiedono di entrare in Europa.
Un 8 marzo in un tempo sospeso, tempo che potrebbe essere utilizzato per pensare e ripensare con resilienza alla nostra civiltà, ai rapporti sociali, al lavoro, all'economia, alla scuola ed alla sanità pubblica, alle migrazioni restando UMANE ed UMANI.
Anche noi abbiamo congelato il nostro 8 marzo centrato quest'anno sul racconto del talento delle donne che nei primi venti anni del XXI secolo hanno raggiunto traguardi storicamente negati infrangendo tabù, pregiudizi, stereotipi che la società maschilista e patriarcale ha loro imposto per secoli.
In questo clima di preoccupazione, senza trionfalismi, crediamo doveroso ricordare il team di scienziate ricercatrici guidate da Concetta Castilletti che all'Istituto Spallanzani di Roma ha isolato la sequenza del Coronavirus ed il considerevole numero di donne, ricercatrici, mediche, infermiere impegnate con competenza e professionalità negli ospedali, nei laboratori e negli studi.
Un grazie a tutta la Comunità Scientifica, donne e uomini di scienza, che con la ricerca e la cura cercano di arginare la diffusione del virus che rischia di infettare i corpi e grazie anche alle donne ed agli uomini della politica non urlata e non legata all'interesse partitico che cercano di fermare il diffondersi del virus dell'intolleranza che rischia di infettare il vivere civile e la democrazia.
Corsico 8 marzo 2020
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