lunedì 3 maggio 2021

Frances McDormand è senza dubbio una diva (altro che antidiva)

Che tristezza, l’epiteto “antidiva”.

 Che tristezza, l’epiteto “antidiva” perché una si presenta spettinata e con una ricrescita grigia in mezzo alla crema delle creme del glamour planetario, alla Notte degli Oscar (che pure ce n’ha di stelle acciaccate, visto che ha perso milioni di spettatori in un anno, e il terrore nero di Hollywood & Co è che non sia solo perché più che una cerimonia sembra un webinar, ma perché è proprio il cinema come lo conosciamo a essere minacciato).

Che tristezza, non riconoscere lo stile e la classe, nel Valentino così rigoroso da diventare invisibile (compresi i bordi delle maniche di piume di struzzo) (e ho detto piume di struzzo), nei brillocchi veri e un poco grezzi, abbaglianti come lei, con la sua risata piena di rughe e la sua carnagione riottosa: a Frances McDormand, produttrice e protagonista di “Nomadland”, semplicemente non si addice alcuna etichetta, visto lo slancio con cui le dribbla e le salta tutte. Specialmente se le etichette servono a delineare uno star-system opposto e coincidente (quest’anno vanno le minoranze, i margini, le quote), gli “antidivi” uguali ma contrari ai “divi”, le foto compiaciute e “trasgressive” a chi (la regista Chloé Zhao) porta trecce e sneakers e soprattutto veri “nomadi” a testimoniare che il cinema è anzitutto un modo di raccontare e arrivare alla gente, e poi il baraccone scintillante autocelebrativo che conosciamo (e amiamo, pure, eh: siamo fatti della stessa sostanza dei brillocchi, dei sogni, della celluloide, delle paillettes, delle ciglia finte, delle lacrime finte che dicono cose vere).

Non so cosa sia una “antidiva”, ma se “diva” vuol dire che ha qualcosa della dea, specialmente il suo splendore, allora Frances McDormand è senza dubbio una diva. Perché splende qualsiasi cosa abbia addosso o tra i capelli, e solo i poveri di spirito possono tentarne una contabilità a uso dei rotocalchi. Provate a definirla mentre ulula (cosa difficilissima, ululare bene, più che fischiare alla pecorara), per rendere omaggio a un giovane lupo morto (il tecnico del suono del film, Michael Wolf Snyder, suicida a 35 anni). Con Valentino e piume di struzzo e brillocchi e capelli orrendi e rughe generose: cosa fa, se non splendere?

https://www.huffingtonpost.it/entry/frances-mcdormand-e-senza-dubbio-una-diva-altro-che-antidiva_it_6087e7dde4b09a22a44734f4?fbclid=IwAR1kVZs3c3PikeKeBfE9BpSOLwMO5JNPo-AjxQ-8mIOL3b6pWstp36LSEfA

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