martedì 2 aprile 2024

Nadia Murad, sopravvissuta alla schiavitù sessuale dell’Isis e premio Nobel per la pace, nominata donna dell’anno dal Time articolo e traduzione di Patrizia Cordone©

 E’ un riconoscimento prestigioso dell’autorevole rivista conferito a marzo annualmente per la valorizzazione di donne di diversi settori, le quali si stanno distinguendo per la costruzione di un mondo più equo, a misura femminile, creando i ponti attraverso le generazioni, le comunità ed i confini geografici.

Nel 2018 insignita del premio Nobel per la pace Nadia Murad é la giovane yazida, rapita e schiavizzata sessualmente dall’Isis nel 2014, che si è liberata e rifugiata in Germania quello stesso anno. Da allora non ha mai smesso di far sentire la sua voce, non soltanto per mera testimonianza, ma quale attivista infaticabile presso le sedi istituzionali internazionali, quali l’Onu, affinché siano garantite le indagini, le incriminazioni ed i processi all’Isis, a causa delle violenze sessuali perpetrate alle donne, soprattutto della sua comunità yazida. L’altro obiettivo del suo impegno é il riconoscimento dei risarcimenti alle donne violate nei contesti di guerra, incluse le yazide come lei. Nel 2018, anno del conferimento del premio Nobel per la pace a lei, questo sito le ha dedicato l’articolo “La coraggiosa Nadia Murad Basee Nobel per la pace” puntualmente aggiornato.

In occasione della sua nomina a “Donna dell’anno” ha rilasciato al Time un’intervista, che qui trovate tradotta in italiano:

TIME ha nominato Nadia Murad, fondatrice e presidente della Nadia’s Initiative, come una delle donne dell’anno 2024. L’elenco riconosce leader straordinari che lottano per un mondo più equo. Nella sua intervista alla rivista (Nadia Murad’s Mission to Protect Survivors | TIME) ha parlato del suo desiderio di giustizia e di “fine all’uso sistematico della violenza contro donne e ragazze“.

Nadia Murad sognava di gestire il proprio salone di bellezza a Kojo, un piccolo villaggio agricolo nel nord dell’Iraq: Nella mia immaginazione, il salone era uno spazio sicuro in cui donne e ragazze potevano condividere idee, imparare cose e avere qualcosa per se stesse“. Quel sogno è stato infranto, quando i combattenti dello Stato Islamico hanno invaso il suo villaggio nel 2014, con l’intento di distruggere una comunità yazida che chiamavano infedeli. Sua madre, i fratelli, i parenti e gli amici furono uccisi. Nadia Murad, allora 21enne, era una delle quasi 6.000 donne e bambini yazidi tenuti prigionieri e sottoposti a stupro per quasi tre mesi. Alla fine è scappata e si è reinsediata in Germania nel 2015. Oggi, trentenne, incanala quel trauma nella difesa dei sopravvissuti al genocidio e alla violenza sessuale: “Quando sopravvivi a una guerra e conosci così tante persone che non ce l’hanno fatta, ti senti responsabile di fare qualcosa per loro“.

In qualità di presidente dell’organizzazione no-profit Nadia’s Initiative esercita pressioni sui governi e sulle organizzazioni internazionali per conto di coloro che sono in crisi, concentrandosi sulla riforma politica e sulle risorse per la ricostruzione della comunità. I suoi sforzi hanno avuto eco in tutto il mondo:il suo libro autobiografico del 2017 è diventato un best seller e nel 2018 le è stato assegnato il Premio Nobel per la pace. Murad, che incontra spesso altri sopravvissuti, dice che tutti condividono il desiderio di “giustizia e di vedere la fine di questo uso sistematico della violenza contro donne e ragazze”.

A dicembre è emersa come principale attore in una causa intentata con circa 400 americani yazidi contro Lafarge, il conglomerato industriale francese del cemento che nel 2022 si è dichiarato colpevole di aver pagato milioni all’Isis per una fabbrica in Siria. L’avvocata per i diritti umani Amal Clooney, collaboratrice di lunga data e sostenitrice di Murad, ha intentato una causa ai sensi delle disposizioni civili della legge antiterrorismo. “Le aziende che sostengono l’Isis o altri gruppi che la pensano allo stesso modo devono essere ritenute responsabili” afferma Murad.

Oltre al suo sostegno Nadia Murad sarà la prima della sua famiglia a laurearsi quest’anno, con una laurea in sociologia presso l’American University. Dopodiché non vede l’ora di provare piccole gioie come “più capelli e trucco“, dice sorridendo. “So che non ho potuto aprire il mio salone, ma sono orgoglioso di dire che almeno posso aiutare altre donne e ragazze in Iraq a farlo“.


traduzione di Patrizia Cordone© titolare di questo sito L’Agenda delle Donne – copyright – tutti i diritti riservati

https://lagendadelledonneilsitodipatriziacordone.wordpress.com/2024/03/07/nadia-murad-sopravvissuta-alla-schiavitu-sessuale-dellisis-e-premio-nobel-per-la-pace-nominata-donna-dellanno-dal-time/?fbclid=IwAR1yvKAZ9UjOzD-4moZCAyvdyKM

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