L’altra sera ho
ceduto alla tentazione e, cenando, ho seguito in streaming il
confronto tra i tre candidati alle primarie del PD. Quattro gli
uomini in scena: tre i candidati, un presentatore mediatore del
dibattito. Neanche una donna presente. La domanda riguardante le pari
opportunità è stata essenzialmente una e verteva, mi pare, sulla
questione donne e lavoro. Quali le politiche da attuare? Quale futuro
per le donne italiane e per il paese intero bisognoso di risorse in
cui investire? Pochi, pochissimi, i secondi per rispondere a questa
domanda, una fra tante.
Ho ripensato a quando,
a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, il 7 marzo 2012 ero al
teatro La Cigale a Montmatre,Parigi, per seguire un dibattito non
ripreso dalle telecamere in cui i candidati alle elezioni
presidenziali rispondevano alle domande di 45 associazioni femministe
francesi. Ricordo perfettamente la risposta di François Hollande, ma
anche quella di Eva Joly o di Jean-Luc Mélenchon, al quesito “ Lei
è femminista? Se sì, ci spieghi perché”. Quella sera credo di
aver definitivamente capito che parlare di femminismo in Francia è
piuttosto normale. Ricordo anche il piacere del sentir parlare dei
politici in un luogo altro dalla televisione. Il tempo di un teatro,
la calma, la lentezza di un dibattito lontano dagli slogan che
utilizzano i politici pressati da un cronometro e l’assenza di
quelle scenografie ridicole che rendono la politica più simile ad un
quiz a premi che a qualcosa di concreto e reale che parla di noi e
delle nostre vite.
Oggi ho ceduto di
nuovo alla tentazione di collegarmi con l’Italia attraverso questo
mezzo diabolico e meraviglioso che è internet; è domenica è a
pranzo mi sono concessa un telegiornale. Uno dei pochi visibili
dall’estero è quello del TG3. Al termine del notiziario, viene
mandata in onda la rubrica “Fuori Linea”. L’avvilimento arriva
con una delle notizie commentate: in Italia, per festeggiare i 18
anni, tra le ragazze si è diffusa una nuova moda, quella dei video
pre-diciottesimo; si tratta di video clip da mostrare ad amici e
parenti alla propria festa dei 18 anni. Le immagini che scorrono nel
servizio mostrano ragazzine scimmiottare cantanti o attrici, la
maggior parte indossa un costume da bagno. Il servizio mi ferisce e
indigna non tanto per le immagini, indicative del rapporto che hanno
con i media gli adolescenti di oggi, ma perché dalle parole della
commentatrice non traspare alcuna riflessione critica. Nessuna
riflessione sul perché queste ragazze vogliano sentirsi e vedersi
nel ruolo di celebrità, nessuna riflessione sul fatto che le
immagini mostrate siano un susseguirsi di stereotipi mediatici in
cui la sessualizzazione precoce del corpo di queste adolescenti regna
protagonista ( verso la fine vediamo una donna-cavernicola
sensualmente selvaggia in stile Shakira, ragazza seminuda nella
natura stile madre-terra o venere post-rinascinentale etc etc). Ma il
punto centrale arriva con l’intervista ad un giovane uomo che ci
spiega che per fare un regalo di questo tipo bisogna considerare di
spendere dai 600 ai 1500 euro. La presenza di questo signore è
quindi di tipo pubblicitario: è un fotografo e organizzatore,
qualcuno che trae profitto da questo fenomeno, le immagini infatti lo
ritraggono mentre scatta foto a delle ragazze. Le ragazze viste nei
video sono giovani, non ancora maggiorenni visto che il video dovrà
essere pronto per i festeggiamenti della maggiore età. Questo
servizio a mio parere non è soltanto pericoloso, ma direi
pedagogicamente anche disonesto; è collegato e segue nell’immediato
la messa in onda di un telegiornale (trasmissione di informazione
percepita dai più come obbiettiva e capace di filtrare le notizie
più importanti e autentiche). Il tema principale, che è quello
della mediatizzazione delle adolescenti, viene normalizzato,
banalizzato; affrontato senza alcuna reale riflessione critica né
sulle giovani generazioni né sulla nostra società così incapace di
stare dalla parte delle adolescenti spesso gettate in pasto ai media
con noncuranza.
L’Italia è al 71
esimo posto del Global Gender Gap Report 2013 (potete scaricare il
pdf qui http://reports.weforum.org/global-gender-gap-report-2013/
l’Italia la trovate a pagina 232).
Il problema è
strutturale e culturale e deve essere affrontato trasversalmente. La
Francia non è il paradiso delle pari opportunità, capiamoci. Il
fatto che io abbia trovato un lavoro qui e che io qui mi senta meno
discriminata rispetto alle esperienze vissute in Italia non è
necessariamente connesso a dati statistici rassicuranti. La
differenza di salario tra uomo e donna qui si aggira intorno al 27%,
rendiamoci conto. Però delle differenze sostanziali ci sono e si
vedono. La Francia, nel Global Gender Gap report 2013, è al 45
posto. Ho letto post e articoli francesi in cui si manifestava molta
amarezza nei confronti di un risultato non ancora all’altezza delle
aspettative. In Francia la Ministra des Droits des Femmes, e porta
voce del governo Hollande, si chiama Najat Vallaud-Belkacem, origini
marocchine, classe 1977 (ha due anni in più di me e questo mi fa
sorridere visto che da noi in Italia a 45 anni si è ancora giovani).
Già dando un occhiata al sito internet potete rendervi conto del
lavoro che la Ministra, aiutata da numerose associazioni, sta
svolgendo per mettere in moto un sistema educativo anti-discrimatorio
di lotta agli stereotipi a partire dall’infanzia e dalle scuole. E’
lì che si agisce per costruire una cultura anti-violenta del
rispetto. Qui http://femmes.gouv.fr/category/prevention/ trovate le
informazioni sul progetto ABCD: Egalité au coeur de notre école un
dispositivo costruito nel corso di oltre un anno di lavoro volto
realizzare progetti educativi sulla decostruzione di stereotipi e
discriminazioni fra maschi e femmine. Il sito fornisce materiali per
accompagnare un lavoro sperimentale realizzato nel corso dell’anno
scolare 2013-2014 in 10 provveditorati volontari e riguarda 275
scuole e oltre 600 classi. Questo esperimento servirà da rodaggio,
in futuro le classi che potranno partecipare saranno sempre più
numerose. Qui un link con risorse gratuite scaricabili per la
formazione di insegnanti, operatori, educatori, altre per attuare
attività didattiche pedagogiche nelle classi o associazioni
interessate http://www.cndp.fr/ABCD-de-l-egalite/accueil.html. Si
tratta di un lavoro finanziato dallo stato volto alla
sensibilizzazione dei cittadini e alla difesa e valorizzazione
dell’infanzia e dell’adolescenza e costituisce solo una piccola
parte del progetto di legge per la parità tra i sessi presentato nel
luglio scorso e scaricabile qui
http://www.najat-vallaud-belkacem.com/2013/07/03/tout-savoir-sur-le-projet-de-loi-pour-legalite-entre-les-femmes-et-les-hommes/
.
Gli assi più
importanti di questa legge sono volti ad assicurare la parità nelle
imprese come all’interno della convivenza domestica, a contrastare
la povertà femminile legata a un mondo del lavoro ostile e
refrattario alla valorizzazione delle risorse femminili, e a
proteggere le donne da tutte le forme di violenza e generare la
parità. Fa parte proprio di questo disegno di legge il divieto di
realizzare concorsi di bellezza per minorenni, le cosiddette
“mini-miss” (sempre per restare nel tema della difesa
dell’infanzia). Vi prego di dare una letta, una rapida occhiata
anche solo ai titoli e testi brevi contenuti nelle pagine che vi ho
linkato; il francese non è una lingua così lontana dall’italiano
e anche se non siete francofoni/e sono certa che riuscirete comunque
a cogliere la struttura e la ricchezza dei materiali messi a
disposizione da uno stato che lavora con e per i propri cittadini e
cittadine. Vi sottopongo questa pioggia di link perché sono certa
che una conoscenza approfondita dei passi in avanti fatti dalla
Francia (o da altri paesi) in direzione di un’educazione alla
parità e al rispetto fra i sessi non possa che farci bene e darci
qualche spunto per fare altrettanto in Italia. Ne abbiamo bisogno!
Mi sono recentemente
collegata al sito di un Ministero che praticamente non esiste, un
ministero fantasma, quello italiano delle “Pari opportunità”
http://www.pariopportunita.gov.it/ . Penso quindi al video
http://www.youtube.com/watch?v=7HuGdeVG_40 che ho visto qualche
giorno fa in cui Lorella Zanardo durante un incontro Ted Conference
spiega l’immenso lavoro, non sempre riconosciuto, che sta facendo
nelle scuole italiane con Nuovi Occhi per i Media. Ma mentre Lorella
gira l’Italia in lungo e largo, e centinaia di blogger e
associazioni di volontarie e volontari cercano di cambiare il paese
attraverso l’innalzamento di consapevolezza, cosa sta facendo lo
stato italiano? Sventola il tema del Femminicidio solo quando é
materia sensibile per una campagna elettorale? Perché da noi non
esiste per davvero un Ministero dedito alla difesa della parità e
dei diritti delle donne? Alla protezione dell’infanzia,
all’educazione al rispetto contro ogni forma di discriminazione e
violenza? Pretenderemo risposte in materia prima di tornare alle
urne? Come lo pretenderemo? Come ci organizzeremo per avere
risposte, far circolare proposte, essere parte attiva ?
Pensiamoci e facciamolo
studiando come si stanno muovendo anche altre paesi, soprattutto
europei, per trovare una strategia comune e muoverci rapidamente
nella stessa direzione. Voi cosa ne pensate?
1 commento:
Bellissimo articolo. Mi riservo di guardarmi tutti i link! Grazie per averlo pubblicato.
Silvanaglowenk
Posta un commento