sabato 18 febbraio 2017

Ovaria, cura le donne dall’omosessualità: ma quando finisce il Medioevo?di Deborah Biasco

È proprio vero: non c’è mai fine al peggio. E l’assurdo escogita sempre qualche nuova strada per riproporsi, in maniera sempre più preoccupante. Se non stessi scrivendo utilizzando un computer, sotto la luce bianca di neon fissati sul soffitto di una biblioteca e con davanti agli occhi scaffali di libri catalogati segno del percorso storico, del cammino che abbiamo compiuto, potrei anche pensare di essere, di vivere nel Medioevo. Sembra addirittura che qualcuno ne avverta la mancanza… E che vi tenti un ritorno, con metodi e con pratiche diversi da quelli utilizzati durante l’epoca in questione ma con le medesime motivazioni e gli stessi obiettivi.

Libri, studi, manifestazioni, rivendicazioni, piccole conquiste, per poi sentir dire che in parafarmacia è arrivata Ovaria: “una pillola consigliata come rimedio alle irregolarità mestruali, disturbi del climaterio, deficit di memoria, depressione, disturbi funzionali delle ghiandole, complesso di inferiorità, criptorchidismo, enuresi notturna, impotenza, frigidità femminile, tendenze lesbiche, oligo e azoospermia, congestioni”.

Una pillola che cura le donne dalle loro tendenze omosessuali: devo continuare? Omeopatica, tra l’altro: inutile e inefficace.

Ovaria: la prova che non abbiamo mosso un passo, che siamo fermi e ferme sulla linea del Tempo, anzi lo spostamento che se ne deduce consiste in un retrocedere. Considerare l’omosessualità come una malattia da curare, non solo è segno di un pensiero retrogrado ma è anche segno di un progetto che non tiene minimamente conto della Persona e della sua intima realtà, quella che nessuno può intaccare né dirigere né cambiare.

“Come conferma anche il sito stesso della para-farmacia, il punto vendita romagnolo rientra nel dataset ministeriale, con l’elenco completo degli esercizi commerciali, diversi dalle farmacie, autorizzati alla vendita al pubblico di farmaci. L’ultimo aggiornamento dell’elenco è di oggi, 14 febbraio 2017“. Si tratta dello stesso ministro della salute che nel settembre scorso organizzò il Fertility day per suggerire un po’ di lavoro a tutti questi uteri pigri e cinici, giusto? D’altronde, cosa può venir di buono… Quale sarà la prossima mossa a carico delle Donne, della loro sessualità e delle loro scelte? Torneremo alle lenzuola sulla terrazza dopo la prima notte di nozze?

Paragonare l’omosessualità alle irregolarità mestruali come se questa fosse data da una disfunzione, da uno squilibrio presente nel Corpo o nello stato psichico delle Donne, come se fosse una triste conseguenza, un danno complesso a carico della Persona e della società. Come se fosse qualcosa di anomalo, di errato su cui intervenire, a cui rimediare, da curare. Come se fossimo nel Medioevo in cui la soggettività e l’originalità della Persona veniva additata e brutalmente condannata (e Giordano Bruno avrebbe da raccontare sul 17 febbraio del 1600). Come se non bastassero le ingiustizie e le sofferenze che Donne e Persone omosessuali subiscono, soffrono e di cui spesso, molto spesso, sono vittime. Ci si mette anche l’omeopatia…

“Io esisto come sono, questo è abbastanza“, diceva, dice Walt Whitman, al di là dei pregiudizi, al di là delle restrizioni, al di là delle finte innovazioni che non si allontanano di un passo da un passato crudele ed offensivo.

Esistere come si è, questo conta: e nessuna medicina, nessuna pillola può aiutare in questo come invece può riuscirci il sentirsi parte, parte unica ed insostituibile, della società in cui si vive.



FONTE: https://www.wired.it/scienza/medicina/2017/02/15/ovaria-rimedio-omeopatico-tendenze-lesbiche/?utm_source=facebook.com&utm_medium=marketing&utm_campaign=wired

http://www.ultimavoce.it/ovaria-la-pillola/

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