mercoledì 30 gennaio 2019

30 gennaio 1945, le donne italiane conquistano il diritto di voto di Silvia Morosi

Il Consiglio dei ministri deliberò la «concessione» del diritto di elettorato attivo e passivo. I partiti capeggiati da Alcide De Gasperi (Dc) e Palmiro Togliatti (Pci) si erano già detti favorevoli all’estensione del suffragio

Il voto alle donne, o suffragio femminile, è una conquista recente nella lotta alla parità dei sessi. Il 30 gennaio del 1945, quando l’Europa era ancora impegnata nel conflitto e il Nord Italia era occupato dai tedeschi, durante una riunione del Consiglio dei ministri si discusse del tema, su proposta di Palmiro Togliatti (Partito Comunista) e Alcide De Gasperi (Democrazia Cristiana). Certo, non tutti erano favorevoli, come membri del Partito liberale, del Partito d’Azione e del Partito Repubblicano. La questione venne trattata come qualcosa di ormai «inevitabile», visti i tempi. Il decreto fu emanato il giorno dopo, il 31 gennaio: potevano votare le donne con più di 21 anni, salvo le prostitute. L’eleggibilità delle donne — quindi non solo la possibilità di andare a votare — venne stabilita, invece, con un decreto successivo, il numero 74 del 10 marzo del 1946.

L’influenza delle Suffragette
Il movimento che diede forza alla lotta per il voto fu quello delle Suffragette inglesi: infatti, nel 1832, in Gran Bretagna venne concesso il diritto di voto, anche se solo nelle elezioni locali: il 2 luglio 1928 il suffragio fu esteso a tutte le donne inglesi. A fare da apripista fu la Nuova Zelanda nel 1893, il primo Paese ad ottenere il suffragio universale.

Ma quando andarono davvero alle urne le italiane?
Le prime elezioni politiche in Italia si tennero nel giugno del 1946, quando la popolazione fu chiamata a votare a favore del referendum istituzionale monarchia-repubblica (era il 2 giugno). Ma — in realtà — già qualche mese prima, alcune donne andarono alle urne per le amministrative comunali. In quell’occasione furono elette le prime due donne sindaco della storia: Ada Natali (a Massa Fermana) e Ninetta Bartoli (a Borutta).

Il parere del Vaticano e il «dovere» di votare
Anche il Vaticano si dimostrò favorevole. Il 21 ottobre 1945 papa Pio XII disse: «Ogni donna, dunque, senza eccezione, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dovere di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione per contenere le correnti che minacciano il focolare, per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare e compiere la sua restaurazione».
https://www.corriere.it/cronache/18_gennaio_30/30-gennaio-1945-donne-italiane-conquistano-diritto-voto-0927b888-05a9-11e8-b2bd-b642cbae90d8.shtml?fbclid=IwAR000i5ffD55WvF4r5v57iFzhSzYViHFhyT4PjHqr1sAilZp-ie6zxkQJ1s

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