venerdì 5 luglio 2019

Quelle minacce alla capitana della Sea Watch su cui nessuno sta indagando

L'ex-sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini sta per presentare un esposto e le associazioni "Se non Ora Quando" di Torino e Giuristi Democratici hanno inviato un appello al presidente della Repubblica per chiedere di avviare le indagini per capire chi siano i responsabili

Ci sono gli insulti, le minacce, i video, le voci, ma nessuno ancora sta indagando per capire chi ha urlato sulla banchina di Lampedusa contro la capitana Carola Rackete mentre stava attraccando con la nave e il suo carico di persone da portare in salvo.

Da Torino è partito un appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “Questo non è il Paese che vogliamo”, in cui le organizzazioni “Se non ora quando Torino”, guidata da Laura Onofri, e “Giuristi Democratici Torino”, presieduta dall'avvocato, Michela Quagliano, per chiedere di indagare su chi ha pronunciato minacce e insulti. L'appello ha ottenuto al momento oltre 11mila firme,tra cui Cgil Torino e Piemonte, Arci, Anpi, D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, Famiglie Arcobaleno e altre centinaia di sigle dell'associazionismo e della politica di tutta Italia. L'ex sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini si unisce alla loro iniziativa e fa anche qualcosa di più.

Che cosa?
"Voglio presentare un esposto contro tutti i reati che secondo me sono stati commessi sulla banchina. Finora non risulta che nessuno di quelli che hanno minacciato la comandante della Sea Watch 3 siano stati indagati. Nei video non si vedono i volti ma si sentono le voci e c'era uno schieramento di forze dell'ordine mai visto prima, tutti noi che eravamo sulla banchina siamo stati fotosegnalati dalla polizia scientifica. Non dovrebbe essere difficile risalire a chi era lì e chi è stato responsabile delle violenze. .La mia isola era stata candidata al Nobel per la pace: vederla ridotta così è una sofferenza atroce, è la dimostrazione che questo clima di odio è così pervasivo da giungere fino a qui".

Odio contro i migranti? O odio contro la capitana Carola Rackete?
"Quella sera sono state urlate minacce insensate. Dicevano che i migranti dovevano scendere ma che la nave andava affondata e la capitana arrestata. Ormai siamo andati oltre l'odio contro i migranti, ora l'odio è tutto contro le ong, la solidarietà e in particolare contro le donne che osano portare avanti le loro idee".

Il solito vittimismo da donne, le diranno tanti uomini.
"Se ascoltiamo il video delle scuse da parte dell'unica persona che è stata individuata, possiamo renderci conto che non siamo noi donne a fare del vittimismo. L'uomo che ha pronunciato le minacce di stupro chiede scusa. Ma chiede scusa a tutte le donne non a Carola, come se ammettesse che quella notte Carola fosse un simbolo, non una persona e che il suo gesto fosse rivolto al simbolo non alla persona. tutti abbiamo visto che la comandante della nave è una donna che, in nome delle sue idee, ha sacrificato sé stessa ed è andata avanti fino in fondo, sapendo di dover affrontare le conseguenze dei suoi atti. Se non fosse stata donna non avrebbe ricevuto le minacce, la violenza e gli insulti che le sono stati rivolti, quindi noi donne abbiamo un dovere in più di difenderla e di costringere tutti a mettere fine a questa ondata di odio che sta dilagando e contro cui bisogna combattere con un'azione della magistratura, non basta l'indignazione della politica e della società. Occorre far capire che comportamenti come questi non sono leciti per evitare che si possano ripetere".

Questo articolo fa parte dell'iniziativa della Stampa 'Il Calendario delle Donne' sullo stato delle donne nell'Italia del XXI secolo
https://www.lastampa.it/cultura/2019/07/02/news/quelle-minacce-alla-capitana-della-sea-watch-su-cui-nessuno-sta-indagando-1.36636395



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