Una traduzione da Why are even women biased against women?
Nel programma di Radio 4 Analysis, Mary Ann Sieghart si domanda: “Da dove vengono questi atteggiamenti discriminatori e cosa possiamo fare in proposito?”
“Le donne sono considerate incompetenti se non dimostrano la loro competenza, mentre si presume che gli uomini siano competenti soltanto perché non si hanno prove del contrario.” Questa è l’osservazione di qualcuno che ha la rara esperienza di aver vissuto sia come uomo che come donna: la professoressa Joan Roughgarden, ex docente della Stanford University. La sua esperienza di donna transgender conferma ciò che le donne hanno sempre sospettato: devono lavorare due volte più duramente per dimostrare di essere brave in quello che fanno.
Perché le donne hanno aspettative inferiori rispetto alle altre donne? Catherine Nichols, una scrittrice di Boston, ha un’esperienza di prima mano. Dopo aver finito di scrivere il suo romanzo, ha inviato i primi capitoli, più una sinossi, a 50 agenti letterari, in grande maggioranza donne. Ricevette solo due risposte positive da agenti che chiedevano di vedere il manoscritto.
Questo la sconcertò, poiché gli amici scrittori le avevano detto quanto fosse bello il suo romanzo. Così ha concepito quello che lei definisce un “piano pazzo”: ha spedito lo stesso identico materiale ad altri 50 agenti, ma questa volta firmandosi con un nome maschile. Il risultato? Ha avuto 17 risposte positive.
In altre parole, gli agenti la ritenevano otto volte e mezzo una scrittrice migliore se fingeva di essere un uomo. Inoltre, ha ricevuto molte critiche costruttive su come migliorare il romanzo, un aiuto che non ha mai avuto quando scriveva con il suo nome. “Era scioccante constatare quanto fosse evidente che c’era una grande differenza”, ha detto.
Non ci sono ragioni commerciali a monte di questa disparità. Dei primi dieci titoli di narrativa pubblicati lo scorso anno, nove erano di autrici. Ma forse l’esperienza di Nichols è solo aneddotica.
Esistono prove scientifiche che le donne siano prevenute nei confronti delle donne?
La risposta è sì. Diversi esperimenti lo hanno dimostrato. Uno, messo a punto da dei ricercatori di Yale, ha inviato domande di lavoro e CV per un posto di responsabile di laboratorio a professori di scienze di entrambi i sessi. Le domande erano identiche, tranne che a metà era stato assegnato il nome di un uomo e all’altra metà quello di una donna.
Cosa è successo? I professori – sia maschi che femmine – hanno trovato più interessante il profilo dell’uomo e si sono mostrati più propensi ad assumerlo e fargli da mentore. E gli hanno offerto uno stipendio sostanzialmente più alto.
Da dove proviene questo pregiudizio? Da un momento nel passato del nostro percorso evolutivo, quando stavamo imparando a distinguere l’amico dal nemico. Il nostro cervello inconscio ha un potere di elaborazione enormemente maggiore rispetto al nostro cervello cosciente, ed escogita sempre scorciatoie, conosciute come euristiche.
Queste euristiche, parte del nostro cervello rettiliano, si formano con l’esperienza. Quindi, se da bambini ci bruciamo con un piatto caldo proveniente dal forno, impariamo velocemente ad associare “forno” a “caldo” e “dolore”.
Allo stesso modo, se la nostra società è piena in modo sproporzionato di uomini che occupano posizioni al vertice, assoceremo automaticamente “maschio” con “leader”, “successo” e “competenza”, mentre “femminile” è associato a “casa”, “bambini” e “famiglia” . Questo meccanismo scavalca qualsiasi pregiudizio naturale che le donne potrebbero avere nei confronti della propria specie.
Esiste un test per i pregiudizi inconsci, noto come test di associazione implicita. Con mia costernazione, ha suggerito che anche io – una femminista convinta che ha sempre avuto una carriera – sia leggermente prevenuta nei confronti delle donne lavoratrici. Parole maschili e femminili e parole che rappresentano il lavoro e la famiglia, si illuminano sullo schermo. Il test poi misura quanto velocemente riesci ad associare ogni categoria e quanti errori fai.
La Professoressa Mazarin Banaji di Harvard è una dei creatori del test. Il test le disse che anche lei poteva essere di parte. “È stato i giorno più importante della mia vita, quello che ha cambiato le cose: quando mi sono trovata faccia a faccia con il mio pregiudizio, con il fatto che la mia mente e le mie mani non erano in grado di associare la donna con la leadership tanto quanto vi associavo il maschio.”
“Quando mi sono dovuta controntare con il fatto che non riesco ad associare le persone dalla pelle scura a cose buone come vi associo le facce di persone dalla pelle chiara a cose buone, ho raggiunto qualcosa di diverso dalla semplice consapevolezza: è come se qualcuno mi avesse pugnalato e stesse rigirando la lama dentro di me mentre mi intimava di sedermi e prenderne atto. ”
Il test sulla carriera e il genere che entrambe abbiamo fatto è una misura di quanto siano potenti le nostre euristiche, dice Banaji: “Ci dice che l’impronta digitale della cultura è nel nostro cervello”. I risultati di questo test mostrano che l’80% delle donne e il 75% degli uomini hanno qualche pregiudizio.
Quindi cosa possiamo fare a riguardo? Bene, il primo passo è diventare consapevoli. Per quanto tu sia liberale e socialmente impegnata, è probabile che ad un livello inconscio il tuo cervello sia infarcito degli stessi stereotipi che disdegni esteriormente. Comprendere di avere dei pregiudizi inconsci è un inizio, ma non è abbastanza.
Come dice la professoressa Banaji: “Se dovessi tenere una conferenza su grasso e zucchero e su come il nostro corpo lo converte in energia, alla fine di una lezione di tre ore, avresti perso del peso?”
L’importante è essere consapevoli di ogni possibile pregiudizio. Quando stai valutando dei candidati, cerca di correggere qualsiasi pregiudizio inconscio che ti possa dire che il timbro della voce di una donna non ha autorità.
Assicurati di non perdonare più carenze ad un uomo che ad una una donna. Confrontali entrambi rigorosamente con le specifiche del lavoro e non affidarti al tuo istinto o alla tua impressione.
Richiede un po’ di lavoro. Ma sicuramente ne vale la pena? Il sessismo è vile quanto il razzismo e non dovrebbe avere posto nella società moderna. Quindi la prossima volta che presumi che una donna non sia competente fino a quando non si dimostra altrimenti, datti una tirata d’orecchi, ricordati che è il tuo cervello rettiliano a parlare e prendi la decisione di comportarsi come una persona del 21 ° secolo, non come un uomo – o una donna – delle caverne.
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