Quest'anno il 25 novembre si celebra in piena pandemia, in uno scenario distopico fra distanziamenti sociali, didattica a distanza, strade deserte, mascherine, sirene, ambulanze, terapie intensive, smart working, tamponi, assembramenti, tracciamenti, sorveglianza, algoritmi
Possiamo immaginare che durante questo lockdown d'autunno la violenza non si fermerà. Si ripeteranno i maltrattamenti, le molestie su donne, bambine e bambini ed i femminicidi del lockdown di primavera. Pochi giorni fa aTorino un uomo ha sterminato la famiglia. Ha ucciso la moglie, il figlio e la figlia gemelli di due anni ed il cane prima di uccidersi. E gli episodi di violenza domestica che si ripetono giornalmente sono la punta dell'iceberg delle molteplici forme di violenza agita singolarmente da uomini che mal sopportano l'autonomia e le libere scelte delle donne considerate loro proprietà.
Restando in questo inquietante scenario vogliamo mettere sotto attenzione la violenza istituzionale agita da uomini alla guida di Stati che alla “malsopportazione” dell'autonomia delle donne aggiungono la negazione della loro presenza nella sfera pubblica. Tentano di azzerare conquiste, impoverire l'emancipazione femminile e schiacciare le donne nel ruolo domestico, funzionale ad una agognata società patriarcale da restaurare laddove le sue tracce si affievoliscono.
Ci provano spesso partendo dal controllo della libertà procreativa.
Valga come esempio quanto sta accadendo in Polonia, paese nel quale si vuole impedire l'interruzione delle gravidanze difficili, anche nel caso in cui il feto presenti malformazioni tali che portano morte sicura.
Impensabile la violenza di “parti imposti” da una legge che non considera il dolore delle donne costrette a partorire creature malate che dovranno essere seppellite poco dopo la nascita. Donne trattate come incubatrici viventi come nel peggiore dei mondi distopici immaginabili.
Anche in Italia continuano a verificarsi “strane cose” attorno alla limitazione della libertà riproduttiva delle donne, dal lento e continuo svuotamento della legge 194 al Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona al quale hanno partecipato capi di Stato ed anche Ministri italiani, dall'obbligo di ricovero ospedaliero per l'uso della pillola RU486 alla recente scoperta dell'esistenza di cimiteri di feti sepolti e sulle croci il nome delle donne, naturalmente a loro insaputa.
Violenze praticate con la complicità di burocrazia e istituzioni per ricordare alle donne che quella riproduttiva è la loro primaria funzione.
Ma c'è una marea di coraggiose donne che come le polacche, in piena pandemia e nonostante i pestaggi, gli arresti e perfino le uccisioni, manifestano nelle piazze dell'est europeo, nelle città africane, asiatiche, latino-americane contro le politiche scellerate che cancellano e negano diritti e libertà.
E poi c'è la marea di donne che in tutte le latitudini raggiungono posti prima inaccessibili nel campo della scienza, dell'economia, della politica: Kamala Harris, la prima vicepresidente degli USA, in Italia le donne pilota, la Vicecapo della polizia di Stato, la Magnifica Rettrice de La Sapienza di Roma e, per fare un esempio vicino a noi, la Vicecomandante dei carabinieri di Cesano Boscone.
Una leadership femminile che continua a salire e trasporta le acque limpide e fresche delle risorse femminili, per il cambiamento del futuro nel nome dei diritti umani e delle uguaglianze di tutti i generi.
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