lunedì 27 gennaio 2025

“Boschi cantate per me”: poesie per celebrare il Giorno della Memoria di Danda Santini

 Arriva, in occasione del Giorno della Memoria per le vittime dell’Olocausto di lunedì 27 gennaio, un libro dal titolo sognante, Boschi cantate per me (Enciclopedia delle Donne), ma dal contenuto drammatico.


È l’antologia poetica dal lager femminile di Ravensbrück. Lì furono rinchiuse, dal 1939 al 1945, le prigioniere politiche – comuniste, socialdemocratiche, antinaziste – e poi testimoni di Geova, zingare, ebree, lesbiche. Furono internate in 130mila; ne morirono oltre 90mila. Molte furono seviziate o utilizzate come cavie umane, altre reclutate per la prostituzione.

Quando furono evacuate, il 26 aprile 1945, lasciarono il campo cantando canzoni preparate da tempo. Alcune, benché pelle e ossa, subirono gli stupri dei russi liberatori; altre, al ritorno, soffrirono anche i sospetti sulla loro moralità.

Quel campo è rimasto a lungo sconosciuto, anche agli studiosi dell’Olocausto. Come spesso capita alle storie femminili, occorre andarsele a cercare, e di solito sono altre donne a farlo. In Italia, a parlarne per prima fu una delle sopravvissute, Lidia Beccaria, alla fine degli anni ’70.

Si scoprì che lì alcune deportate avevano composto, furtivamente, nascondendole e poi trafugandole, coperte dalle compagne, poesie. Ne sono arrivate a noi 1200. Drammatiche, ma non tragiche: come se la poesia, di per sé, per sua natura, potesse lenire il male, come fosse una pratica di sopravvivenza in una situazione estrema, una forma di riscatto dall’annientamento fisico e morale.

Di queste, mai pubblicate prima in Italia, Anna Paola Moretti, con un lavoro di ricerca certosino, ne ha selezionate 90, composte da 50 deportate di 15 nazionalità diverse, e ha ricostruito le biografie. Le italiane nel campo furono un migliaio, le poete quattro. La già citata Lidia Beccaria (Mondovì 1925-1996), maestra e staffetta partigiana, poi vicesindaca e assessora della sua città, che nel lager sogna, come molte, l’abbraccio della mamma.

Maria Musso (Imperia 1924-2011), apolitica, che si consegnò ai tedeschi per far liberare la madre, nell’abbruttimento ricorda le posate di casa e da un pezzo di bidone fabbrica un cucchiaio “per evitare un nutrirsi animale”. Sarà poi testimone nelle scuole.

Maria Montuoro (Palermo 1909-Milano 2000), antifascista: si occupava della stampa clandestina e diventerà testimone dei deportati politici italiani. Dell’amaro ritorno scrive: “Non si può vivere e ricordare/Bisognava essere di quella vita o di questa/Cancellare il ricordo non era vivere/Ma soltanto un modo di morire”.

Alcune deportate nei campi di concentramento composero di nascosto delle poesie. Anna Paola Moretti, ne ha selezionate 90 da pubblicare nel libro “Boschi cantate per me” (illustrazione di Cinzia Zenocchini).

Rosa Cantoni (Udine 1913-2009), operaia, autrice di poesie in friulano contro il regime, fondatrice di un foglio clandestino, poi attiva nell’associazionismo femminile, che in una notte di desolazione trova conforto nella natura: “Alzo gli occhi, il cielo è bellissimo/sereno e pulito, le stelle immense! Stelle che luccicano sulla terra triste”.

Parole sussurrate nei boschi e nel gelo, piene di vita, in un ostinato “volersi umane”, mai senza speranza. Una bella indicazione di resistenza positiva, collettiva e trasfigurata, al male, alla forza, alla violenza. E di quanto l’arte, in tutte le forme, sia la più tenace testimone di “mai più”.

https://www.iodonna.it/spettacoli/libri/2025/01/25/boschi-cantate-per-me-giorno-memoria-olocausto-ebrei-donne-prigionia-poesia-editoriale-danda-santini/?fbclid=IwY2xjawIEJpdleHRuA2FlbQIxMAABHf70dUPyojQMiLryuYrX_tdhJq0wEDz5X3zZF2dw3m

Nessun commento: