“Posto occupato”, perché le donne uccise non siano
dimenticate
di Laura Preite, da La Stampa, 31 luglio 2013
Cristina doveva accompagnare i figli in piscina, Paola
andare a prendere la mamma dal medico, Luciana doveva andare a lavoro, Laura
ritirare la posta. Per loro ci sarà sempre un posto vuoto, non ci sono più,
uccise dai loro compagni o ex, tramutati in stalker e assassini. Per loro ci
sarà sempre un “posto occupato”, che è il nome dell’iniziativa ideata da Maria
Andaloro, 43 anni. «Posto occupato vuol dire che lì non ti puoi sedere – spiega
Andaloro – lei poteva esserci seduta ma è stata ammazzata. È come se queste
donne fossero ancora tra noi, e in effetti, è così, la loro assenza peserà ogni
giorno ai loro cari». Aggiunge Andaloro, «per non dimenticare ciò che è
successo, più posti occupati ci saranno e più non potremo fare a meno di capire
che uno schiaffo è solo l’inizio: gli uomini non devono darlo e le donne non se
lo devono prendere».
Chiunque può decidere di riservare un posto per tutte quelle
vittime di femminicidi che hanno pagato con la vita la loro sottomissione o il
tentativo di riscatto, perché la violenza può aumentare quando la donna decide
di interrompere la relazione. Basta scaricare la locandina dal sito
www.postoccupato.org e attaccarla a una sedia o panchina, a un cinema, a un
teatro, a un evento. Sono già un centinaio, in un solo mese, le persone,
associazioni, comuni, università che hanno partecipato o intendono farlo. Alcuni,
come il comune dove Andaloro vive, Rometta, 6 mila abitanti in provincia di
Messina, hanno occupato permanentemente un posto per le donne uccise dalla
violenza maschile: nell’anfiteatro comunale sul mare e nel centro storico,
davanti al Municipio.
Ma com’è nata l’idea? «Siamo un gruppo di otto persone.
L’idea mi è venuta perché volevo fare qualcosa di concreto per arginare la
strage di donne. La mia paura era che ci abituassimo a 4-5 secondi di
indignazione su Facebook e il secondo dopo continuassimo a postare foto e
canzoni, come se nulla fosse successo».
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