Dato ce il nostro lavoro è continuamente soggetto a problematiche di genere che i nostri colleghi maschi non sono costretti a subire, noi autrici di fumetti abbiamo deciso di unirci per denunciare le forme di sessismo nel campo editoriale, proponendo delle azioni per combatterlo.
Il nostro collettivo raggruppa un centinaio di donne.
vedi al link https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7481927899308882462#editor/target=post;postID=4627741030381677591
MANIFESTO DELLE AUTRICI DI FUMETTI CONTRO IL SESSISMO
◾ Siccome «il fumetto maschile» non è mai stato definito in quanto tale, è degradante per le autrici essere identificate come creatrici di «fumetti femminili». Se questa definizione si basa su certe caratteristiche stereotipate del nostro lavoro e del nostro modo di pensare, allora noi, autrici di fumetti, non la riconosciamo. In effetti, dato che i nostri colleghi non fanno appello alla loro «mascolinità» per le loro opere, anche noi non facciamo appello alla nostra «femminilità».¹
◾ «Il fumetto femminile» non è un genere narrativo. L’avventura, la fantascienza, il giallo, l’autobiografia, la commedia, il racconto storico, la tragedia sono dei generi narrativi che le autrici padroneggiano senza dover fare riferimento al loro genere.
◾Definire dei gusti e delle attitudini secondo il sesso biologico è un pregiudizio che non ha basi nella realtà. Gli studi in neurobiologia e in psicologia sperimentale dimostrano che lo sviluppo cognitivo è della stessa natura in entrambi i sessi.²
◾ L’appellativo «girly/femminile» non fa che rinforzare i clichés sessisti. Noi rifiutiamo l’idea che i saldi e le ricette dei cupcakes siano argomenti etichettati come «femminili». Amare lo shopping o il calcio non sono delle caratteristiche sessuate. «Girly» è un termine generalmente usato per indicare la futilità e/o la «sentimentalità» dei soggetti trattati, decidere che queste caratteristiche siano prettamente femminili è misogino.
◾ Pubblicare delle collane «femminili» è misogino. Questo crea una differenziazione e una gerarchizzazione con il resto della letteratura, con l’universo delle letture che si rivolgerebbero dunque – per opposizione – al pubblico maschile. Perché il femminile dovrebbe essere considerato al di fuori dell’universale? Differenziazioni di questo genere, sulla base di questi stereotipi, non hanno che effetti negativi sulla percezione che le donne hanno di loro stesse, sulla loro autostima e sul loro lavoro. Ma vanno anche a scapito degli uomini, soprattutto nel caso in cui si sentano attratti da quello che la società ha catalogato come «femminile». Fintanto che continueremo a fare del maschile una norma e del femminile una particolarità di valore inferiore, i bambini continueranno a insultarsi dandosi della «femminuccia» e dell’«omosessuale» tra i banchi di scuola.
PER SUPPORTARE IL FEMMINISMO NEL MONDO DEL FUMETTO
◾ «Femminista» non è un insulto. Il femminismo è la lotta contro il sessismo, a favore dell’uguaglianza uomo/donna nella nostra società. Noi vogliamo promuovere una letteratura più egualitaria.
◾ Noi incoraggiamo la diversità di rappresentazione nel fumetto. Gli autori e gli addetti al settore editoriale di entrambi i sessi devono tenere conto delle donne, così come delle famiglie omoparentali, delle persone di colore, della pluralità etnica e sociale.
◾ Noi chiediamo che gli autori, gli editori, le istituzioni, le librerie, le biblioteche e i giornalisti prendano piena coscienza della responsabilità morale della diffusione di supporti narrativi a carattere sessista e in generale discriminatorio (omofobo, transofobo, razzista, ecc). Noi speriamo di poter promuovere una letteratura che si emancipi dai modelli ideologici basati su stereotipi sessuati.
◾ Noi incoraggiamo i librai e i bibliotecari affinché non inseriscano i libri scritti da donne nella cosiddetta «letteratura rosa» quando organizzano i loro scaffali. Il fatto che in un libro le eroine possano essere più presenti e attive dei personaggi maschili non vuol dire che i ragazzi e gli uomini non possano identificarvisi e amarne le storie.
◾ Noi speriamo che gli autori, gli editori e le istituzioni porgano la massima attenzione alla ricchezza che ciascuno possiede dentro di sé. Non è presente – in noi – una separazione ermetica tra il maschile e il femminile, se non quella che la società o le religioni ci impongono. Tutti noi siamo caratterizzati da aspetti a metà, intorno e al di là dei concetti di maschile e femminile. Sono risorse che la letteratura non dovrebbe temere.
1. Dato che il femminile e il maschile sono delle costruzioni socio-culturali, noi non abbiamo la pretesa di darne qui una definizione frammentata.
2. Si vedano gli studi in merito nella rubrica «liens».
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