4 h · Valentino Liberto
Ci ho fatto caso proprio qualche giorno fa. Tornavo a casa verso l'una di notte, a passo svelto, dopo una serata in centro. Abito vicino alla stazione di Pisa Centrale e spesso percorro a piedi via San Martino e piazza Guerrazzi, per poi imboccare via Fratti. Il solito giro, insomma. Da Guerrazzi in poi, davanti a me, ho una giovane donna. La strada è deserta, e io non vedo l'ora di arrivare a casa e mettermi sotto le coperte. In breve tempo con il mio passo veloce quasi raggiungo la donna che mi precede sulla via del ritorno. In via Fratti salgo sul suo stesso marciapiede - il solito che faccio sempre - e noto uno strano comportamento da parte sua. Si volta appena, un paio di volte, e comincia a zigzagare sulla strada, accenna un passo accelerato. Dopo qualche istante, capisco la situazione. Rallento e un po' e prendo in mano il cellulare (era pure spento, scarico) fingendo di leggere qualcosa. Dopo 50 metri le nostre strade si dividono: la donna sale le scale verso l'aeroporto e io volto a destra.
Quella persona aveva paura di me. Perché era l'una di notte, la strada era vuota e io apparentemente la stavo seguendo. Quella persona non si sentiva libera di camminare senza doversi guardare alle spalle, non si sentiva libera come posso sentirmi libero io. Quella persona è privata del senso di libertà, la libertà di girare indisturbati, perché è una donna. E quella persona mi temeva perché sono un uomo. La libertà di muoversi senza sentirsi minacciati nella propria fisicità appartiene solo a noi, cari uomini. E sì, siamo visti come lupi inferociti, anche quando siamo innocui. Questo è il mondo che vogliamo? Davvero per voi si parla troppo di queste cose, è un'esagerazione, "too much feminism"? No, non se ne parla mai abbastanza, e non ne parliamo abbastanza. Non ci guardiamo allo specchio, non ci assumiamo mai sufficienti responsabilità per questa società dove tutte le donne devono temere la nostra violenza e prevaricazione, non solo fisica, e sacrificare la propria libertà, quella di cui noi invece godiamo.
Ascoltiamo i racconti delle donne, leggiamo le testimonianze sotto gli hashtag #metoo e #quellavoltache e rendiamoci conto una buona volta delle proporzioni immani di questo male. Ognuno di noi, nessuno escluso, può fare qualcosa affinché l'uguaglianza, il rispetto, la libertà non restino solo un'illusione a parole.
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