Il dominio della mente delle donne si è realizzato per millenni attraverso il controllo del loro corpo: in primis con l’imbrigliamento della sessualità, ma soprattutto instillando nella psiche femminile la convinzione di possedere un “corpo imperfetto”, un corpo che deve subire modificazioni per assurgere alla perfezione che è invece propria dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Il nostro corpo diventa femminile, bello, puro, degno, solo dopo modifiche quasi sempre dolorose, che correggono l’imperfezione congenita tipica del prodotto di “bassa gamma”, assemblato probabilmente con pezzi di scarto. La donna concepita dalla Natura come una sottomarca da hard discount.
Quando ho scelto il titolo per il libro ero in dubbio, mi piaceva molto “Il corpo imperfetto delle donne” perché il filo conduttore del racconto è proprio la costruzione culturale di una deficienza di autostima: tutte le sofferenze fisiche auto-inflitte (o subite) per incarnare una femminilità stereotipata originano dal riconoscimento di una imperfezione al naturale. La trasformazione e il dolore imposto ai nostri corpi hanno sempre trovato giustificazione estetica e/o morale nella nostra “secondarietà” rispetto all’uomo. Prendete per esempio i piedi di loto, che in Cina sono stati fino a poco tempo fa sinonimo di estrema bellezza femminile e alto lignaggio, guardate la radiografia di un piede deformato per essere “bello”, osservate le ossa e le carni appallottolate, e immaginate come sarebbe la vostra vita con estremità ridotte così: in confronto il vostro alluce valgo da tacco 12 è un piccolissimo inconveniente; prendete i busti dell’Ottocento, che furono in voga sino all’inizio del Novecento, quelli che deformavano le costole, perforavano gli organi, vitino vespacausavano disturbi digestivi, svenimenti, e il prolasso dell’utero: la donna per essere “bella” doveva avere il vitino cingibile con due mani. Inoltre si teorizzava la debolezza strutturale delle nostre spine dorsali, incapaci di reggersi senza un busto. Prendete la deformazione dei polpacci delle donne, praticata in diverse aree del pianeta, in Sud America e in Thailandia, prendete tutte le altre torture vecchie e nuove raccontate in “Alle donne piace soffrire?” e avrete un quadro mostruoso di prevaricazione di una metà dell’Umanità sull’altra. Non esistono confini di spazio e di tempo per questa deliberata oppressione del genere femminile, basata sull’assunto sostanzialmente razzista della nostra presunta inferiorità fisica e mentale: la Natura avrebbe sbagliato quasi tutto nell’assemblare i pezzi nel corpo delle donne, persino la vagina, la nostra culla cosmica, il posto magico che ha dato inizio alle nostre esistenze. Così, prendete i nostri genitali e mutilateli perché sono di troppo, sono “imperfetti”; la clitoride, un’escrescenza vergognosa di carne vogliosa e vorace, alla quale per sbaglio Dio ha appiccicato troppe connessioni neurali, rendendola impura e maledetta: l’unico organo nel corpo umano deputato esclusivamente al piacere. Capitelo, povero Dio, era esaurito dalla perfezione profusa nella creazione dell’uomo.
Tra qualche giorno, il 6 febbraio, si celebrerà la Giornata internazionale della tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili, sponsorizzata dalle Nazioni Unite, impegnate nella lotta a questa barbara pratica di controllo del corpo e della mente delle donne: “Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti fondamentali delle donne e delle ragazze”, e hanno conseguenze devastanti e irreversibili per la vita delle donne mutilate; questa violenza di genere “riflette una disuguaglianza radicata tra i sessi, una forma estrema di discriminazione nei confronti delle donne e delle ragazze” (fonte ONU). Questo è il volto del Patriarcato più crudele. In confronto il Mito della Bellezza che ci opprime è acqua fresca.
Quando ho scritto il paragrafo sulle MGF (mutilazioni genitali femminili) nel mio libro ho voluto trovare il coraggio di vedere con i miei occhi la devastazione: ho compiuto una ricerca su Internet, sia in italiano sia inglese e francese, trovando immagini capaci di farti piangere. In particolare mi ha sconvolta la foto di una vulva che aveva subito una mutilazione di tipo III, era completamente appiattita: non esistevano più clitoride, piccole e grandi labbra. Era una piatta enorme cicatrice, c’era solo un piccolo foro. Erano i genitali di una bambola di plastica. Ci sono foto di bambine che urlano disperate durante la mutilazione, immobilizzate dalle donne in una pozza di sangue; batterie di ragazze sdraiate una accanto all’altra con le gambe divaricate, pronte per il taglio che mutilerà per sempre la loro vita, convinte di diventare donne perdendo la parte più femminile del loro corpo; mamme che soffrono, bloccando le braccia delle proprie figlie, perché conoscono la mutilazione sul proprio corpo, ma non le salvano: in quelle culture il Patriarcato ha decretato che le donne intere sono imperfette, sono donnacce che nessuno vuole sposare. La storia si ripete da millenni, uguale in tutto il mondo: il piacere è sconveniente per una donna, la clitoride in particolare è una parte impura, un errore della Natura. Forse perché erettile, un piccolo peccaminoso pene. Le mutilazioni genitali femminili affermano che siamo solo appendici difettose dell’uomo. Si deduce perciò che il “Dio degli uomini” concepì volontariamente la donna come una troia, lasciando all’uomo il compito di purificarne il corpo. O di approfittarne in quanto troia, riversando sulla donna tutta la colpa del peccato.
Gli strumenti
Gli strumenti utilizzati da una tagliatrice in Somaliland (fonte web The Guardian): lametta, kerosene per pulire la ferita, un uovo come colla per fermare l’emorragia, una siringa e una sostanza per intorpidire. Una miscela di polvere che contiene zucchero e antibiotico, per fermare un sanguinamento eccessivo e combattere le infezioni. Questa tagliatrice è già piuttosto raffinata perché di solito niente sterilizzazione e niente anestesia.
Cosa sono esattamente le MGF? Questa è la classificazione secondo l’OMS (fonte Wikipedia):
Tipo I: rimozione parziale o totale della clitoride e/o del suo prepuzio. Tipo I.a: rimozione del prepuzio/cappuccio clitorideo (circoncisione). Tipo I.b: rimozione della clitoride insieme con il prepuzio (clitoridectomia).
Tipo II: rimozione parziale o totale della clitoride e delle piccole labbra, con o senza l’asportazione delle grandi labbra. Questo tipo è anche denominato escissione. Tipo II.a: rimozione delle sole piccole labbra. Tipo II.b: rimozione parziale o totale della clitoride e delle piccole labbra. Tipo II.c: rimozione parziale o totale della clitoride, delle piccole labbra e delle grandi labbra.
Tipo III: restringimento dell’orifizio vaginale con creazione di una chiusura ottenuta tagliando e riposizionando le piccole labbra e/o grandi labbra, con o senza l’ablazione della clitoride. In molti casi i lembi cutanei delle labbra sono cuciti insieme, questa è l’infibulazione. Tipo III.a: rimozione e apposizione delle piccole labbra con o senza escissione della clitoride. Tipo III.b: rimozione e apposizione delle grandi labbra con o senza escissione della clitoride.
Tipo IV: tutte le altre pratiche reputate dannose per i genitali femminili realizzate per scopi non terapeutici: “punture, perforazioni, incisioni, cauterizzazione, allungamento per trazione, introduzione di sostanze nocive e corrosive per causare il sanguinamento o immissione di erbe a scopo di restringimento. […] L’immissione nella vagina di sostanze nocive o corrosive, di solito, viene effettuata direttamente dalle donne sia per ragioni igieniche sia per garantire una modificazione permanente dell’organo.” (Tesi di Laurea di Andrea Varrella, “Mutilazioni genitali femminili e diritto internazionale”). Nel mondo Occidentale oggi esiste un fenomeno piuttosto preoccupante di giovanissime adolescenti, ma anche bambine all’inizio della pubertà, che sono indotte dalla pornografia a considerare abnorme la propria vulva, e ricorrere così alla labioplastica, che rende le labbra piccole e regolari secondo un ideale estetico pedofilo, costruito dalla pornografia. Il fenomeno britannico è stato raccontato dalla BBC: giovanissime, anche meno di nove anni, decise ad ottenere dai genitori un intervento chirurgico perché angosciate dall’aspetto al naturale della propria vulva. I medici generici riferiscono un numero crescente di ragazze intenzionate ad accorciare/rimodellare le labbra vaginali ritenute “imperfette”. I chirurghi che praticano queste mutilazioni dicono di restituire alle ragazzine l’autostima, benefattori insomma. Come tutto ciò che riguarda il nostro corpo, prima distruggono la nostra autostima proponendo modelli assurdi, e poi ci vendono la soluzione che ripristina la fiducia in sé stesse. Tipico della join venture Patriarcato&Capitalismo.
Ma torniamo alle MGF di tipo I, II e III. Per raggiungere questa “perfezione”, le bambine e le ragazze si troveranno ad affrontare le atroci conseguenze della mutilazione genitale: dolore, emorragie, shock, infezioni (compreso l’HIV), minzione dolorosa, cicatrici e cheloidi; problemi mestruali, fistola ostetrica, rischi perinatali, disturbo da stress post-traumatico (PTSD), disturbi di ansia e depressione, infezioni genitali croniche, infezioni del tratto urinario, rapporti sessuali dolorosi, ridotta frequenza o assenza di orgasmo (anorgasmia), obbligo di taglio cesareo o di episiotomia, emorragia postpartum. La morte può essere la più immediata conseguenza della mutilazione, per emorragia o infezione, oppure accadere in seguito durante un parto. Questa è la “perfezione” prevista dal controllo patriarcale del corpo delle donne: “[…] si stima che nel 2013 nel mondo 130 MILIONI di bambine e donne erano state mutilate nei genitali. Nel 2050 è probabile che si aggiungano altri 63 milioni di vittime, se non si interviene a fermare il massacro.
“Succede in questi Paesi:
“Arabia Saudita, Benin, Burkina Faso, Camerun, Chad, Colombia, Costa d’Avorio, Egitto, Eritrea, Etiopia, Gambia, Ghana, Gibuti, Giordania, Guinea, Guinea-Bissau, India, Indonesia, Iran, Iraq, Kenya, Liberia, Malesia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Oman, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Tanzania, Togo, Uganda (lista del Female Genital Mutilation/Cutting dell’Unicef).” (da “Alle donne piace soffrire?”) ACCADE IN TUTTO IL MONDO, la stima attuale supera già i 200MILIONI DI DONNE: le persone quando migrano si portano dietro le cattive abitudini, e i Governi Occidentali non riescono a sradicarle perciò si sono diffuse ovunque. La stima dell’OMS è di 500.000 donne mutilate residenti nell’UE, 35.000 in Italia.
Mappa della diffusione delle mutilazioni (fonte web “Excision, parlons-en!”)
Intorno alle MGF c’è una inspiegabile tolleranza, come a volere entrare in punta di piedi per non disturbare durante l’escissione, perché è la loro cultura, perché è un rito di passaggio, perché sono le donne che la impongono alle figlie. Il Patriarcato riesce sempre a trovare un’attenuante per la violenza sulle donne. Se agli uomini fosse impedito il piacere con la mutilazione del pene, in quei paesi ci avremmo già mandato i Caschi Blu. Cosa vuoi che sia? È solo la mutilazione irreversibile di 8000 fibre nervose.
“In Etiopia, dove le MGF sono praticate a circa il 74% delle donne, è uso chiamare una tagliatrice la prima notte di nozze, perché evidentemente la mutilazione impedisce anche la penetrazione. Provate a immaginare il dolore di un primo rapporto sessuale con le cicatrici appena tagliate con un coltello”. (da “Alle donne piace soffrire?”).
Le MGF sono praticate sia da musulmane sia da cristiane: non sono le specifiche religioni ad imporre le mutilazioni, ma la cultura patriarcale misogina ovviamente ha connessioni con tutti i monoteismi. Nel marzo 2017 lo sceicco Abd Al-Wahhab Al-Maligi, un religioso egiziano, è apparso sul canale televisivo Al-Seha Wal-Jamal sostenendo che la mutilazione genitale femminile è una pratica positiva e ne deriva persino un vantaggio economico sociale: la mutilazione sarebbe una pratica di medicina preventiva ed aumenterebbe persino la natalità. No comment.
Perché le donne vengono sottoposte e si sottopongono alle mutilazioni genitali?
La prima ragione è il controllo della sessualità femminile: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la mutilazione, limitando gli impulsi sessuali delle donne, garantisce che rimangano vergini sino al matrimonio. Il desiderio di compiacere l’uomo in questo, conduce talune a ripetere le cuciture diverse volte nella vita. Quello che nessuno dice mai è che «Chiunque voglia sottomettere e opprimere le donne senza necessariamente imprigionarle o rinchiuderle, ma facendo in modo che «ci pensino da sole» ad arrendersi, a perdere la gioia e l’autonomia, a non provare più piacere, a diffidare dell’amore, a considerare fragili e inaffidabili i rapporti umani, non ha che da prendere di mira la vagina» (Naomi Wolf in Vagina. Una storia culturale). Wolf spiega che «[…] generazioni di maschi nella nostra lontana storia non potevano non aver notato quello che ora sappiamo essere un legame a base biologica fra una donna sessualmente liberata e il suo elevato grado di felicità, speranza e fiducia, probabilmente non potevano non aver notato anche l’effetto di un altro legame a base biologica fra una donna traumatizzata sessualmente e la sua minore capacità di provare felicità». La connessione neurale tra vagina e cervello spiega le mutilazioni genitali: rende le donne fedeli, docili, miti e obbedienti. Questo probabilmente chiarisce anche perché quei paesi siano poveri e sottosviluppati, perché la parte femminile è socialmente dormiente, quando non annientata.
Le MGF sono un obbligo sociale. La pressione sociale è intensa, è l’arma che abbiamo sempre puntata alla tempia: per aspirare a un “buon matrimonio” bisogna uniformarsi, perciò le madri mutilano le figlie, per aumentare il loro valore di mercato. È una forma di slut-shaming. Se rimani integra, sei una troia.
Esistono anche fattori economici. Nei luoghi in cui le donne dipendono dal matrimonio e non possiedono chance di autonomia economica, diventano una giustificazione per le MGF.
Non dimentichiamo che anche in Europa e Stati Uniti in periodo vittoriano i ginecologi praticavano le MGF per “curare” malattie che non sono malattie, come l’isteria, la masturbazione, la ninfomania, la malinconia e persino il lesbismo; era un “rimedio” anche per epilessia e malattie mentali. Non smetterò mai di dirlo, il Male supremo che affligge l’Umanità è la sessuofobia esercitata allo scopo di dominare gli altri. In questo perverso meccanismo le donne sono state le più penalizzate, ma non dimentichiamo che non permettere la piena espressione della sessualità della femmina di una specie animale significa tout court non permettere neppure un’autentica sessualità per il maschio di quella specie. Quindi sino ad ora abbiamo vissuto solo l’ombra di quello che potremmo essere, altrimenti non saremmo masse sconfinate di persone controllate da religioni e capitalismo.
In conclusione vi propongo questo meraviglioso video francese sottotitolato in inglese alla scoperta della clitoride che, giova ricordarlo ancora, è l’unico organo nel corpo umano deputato solo al piacere. Mettetevelo bene in testa: il piacere è naturale, sano, spirituale, vi rende veri, felici e liberi.
https://alledonnepiacesoffrire.wordpress.com/2018/01/21/il-corpo-imperfetto-delle-donne/
Nessun commento:
Posta un commento