mercoledì 23 maggio 2018

La conquista della "194" raccontata a una ragazza di oggi 135 di Marida Lombardo Pijola

Prendiamo una Giorgia, una Gaia, una Costanza o un'altra qualsiasi che volete voi, una qualunque di quelle che hanno compiuto 15 anni (o forse un po' di meno o forse un po' di più ), e stanno affacciate senza timidezza alla soglia del futuro, e hanno invariabilmente gli occhi belli, e dentro gli occhi hanno uno sguardo al tempo stesso cinico e incantato sulla vita, e nella testa hanno un esercito di neuroni brillantissimi che lottano ogni giorno contro l'invasore: il pensiero unico generazionale.

Tentiamo una conversazione immaginaria.

Cara Giorgia (o Gaia, o Costanza, o un'altra che volete voi), lo sai che giornata è oggi, 22 maggio 2018? No, lei non lo sa, come potrebbe ricordarsi il valore celebrativo di tutte le giornate, ma che rottura, c'è n'è una al giorno, una su ogni cosa, manca soltanto la giornata di tutte le giornate...
E invece, cara Giorgia, oggi è una giornata importante, ricorrono 40 anni dall'entrata in vigore della "194". Che ne pensi?

E qui la conversazione immaginaria può astenersi dall'immaginare: si va sul sicuro. Potete essere certi che nemmeno una sola giovinetta, né Giorgia né le altre, saprà dirvi se la "194" sia una vecchia marca di auto, o il titolo di una serie tv tipo 1992, o magari di un liquore tipo Stock 84, o di una band d'altri tempi tipo l'Equipe 84, uno di quelli che piacevano a sua nonna.

Cara Giorgia, la "194" è la legge che, grazie alle grandi battaglie femministe, ha permesso alle donne che devono abortire di farlo senza commettere un reato, in un ospedale pubblico, gratuitamente, in condizioni igieniche e sanitarie ottimali, con tutta l'assistenza fisica e psicologica necessaria. Una grandissima conquista.

Giorgia annuisce meccanicamente, gli occhi belli rivelano assenza di interesse, che gliene importa a lei di una preistoria in cui non si poteva abortire in ospedale, non più di quella in cui non c'erano la luce elettrica e il telefono, per non parlare poi dei cellulari e del web.

E poi l'aborto, che gliene importa dell'aborto, a lei; vero, non è che lei e gli altri ci stiano tanto attenti, farlo senza nessuna precauzione è una figata, o magari succede all'improvviso con uno che hai appena rimorchiato e non c'è tempo, ma quando fai casino ti prendi una bella pillola del giorno dopo... Sul web circolano anche miracolose soluzioni fai-da-te perfino il bidet col dentifricio.

E poi che roba assurda questa roba del reato, mica ti possono costringere ad avere un figlio, se non vuoi, mica c'è la dittatura, e se ci rimani secca pazienza, ti fai il bambino, ti aiuta la mamma, e diventi pure un'eroina come Juno, come Piuma, come le mammine della serie "16 anni e incinta" su Mtv, roba forte. Ma poi scusa voi oggi che festeggiate esattamente? La festa dell'aborto?

A questo punto della conversazione immaginaria, sebbene un po' storditi dalle galoppate del pensiero unico generazionale, si tende a pensare con grande turbamento al lavoraccio che bisognerebbe fare per tirarle via dal baratro, queste giovinette, magari basterebbe uno straccio di educazione alla sessualità, alla contraccezione, al rispetto del loro corpo, magari anche soltanto l'abc.

Così, fatalmente, la conversazione si trasforma in una prolusione accorata, se vogliamo anche un appello, una preghiera.

Perché, care Giorgie, noi non facciamo la festa dell'aborto, non c'è niente da festeggiare, l'aborto è una esperienza drammatica che si subisce e che segna per sempre chi l'ha dovuta fare per motivi gravi e ineludibili. Il fatto è che essere madri non è un obbligo, essere madri è una scelta, la più meravigliosa delle scelte.

Per questo, mie care, l'unico dovere una donna è di mettere al mondo un figlio in maniera consapevole e responsabile, solo se desiderato, solo se garantito sotto ogni profilo nel futuro, e quindi conviene evitare di giocare a June, potrebbe finir male per voi e per il bambino.

E poi c'è da sapere che in un tempo lontano c'erano i cucchiai d'oro che depredavano, danneggiavano, persino uccidevano le donne costrette ad abortire, mettevano la loro salute in grave rischio, solo un po' più di quanto non accada con la pillola del giorno dopo o il bidet al dentifricio.

Dovete sapere che per uscire da quel tempo buio, il popolo delle donne si mobilitò in una delle più memorabili battaglie sociali e politiche del '900. Che grazie a quella legge, la quale si occupa anche di prevenzione, il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza, dagli anni Settanta a oggi, è drasticamente diminuito, e nessuna donna è morta di aborto, mai più. Che, nonostante questo, c'è ancora chi guerreggia contro quella legge, chi vorrebbe metterci le mani, chi fa terrorismo, chi arriva a diffondere ripugnanti manifesti che paragonano l'aborto al femminicidio.

E perciò, cara Giorgia, cara Gaia, cara Costanza, care tutte voi dagli occhi belli, non date mai nulla di ciò che avete oggi per scontato, imparate e custodire la memoria, coltivate la gratitudine per certe grandi lotte fatte per blindare il bene più grande di una donna, come di qualunque altro essere umano: la libertà.

Libertà di tenervi stretto il vostro corpo, di sigillarlo nello spazio della vostra dignità e del vostro arbitrio, di sottrarlo a chi cerca di disporne per maltrattarlo, stuprarlo, ucciderlo... Usarlo come funzione del suo sguardo o delle sue esigenze. O trasformarlo in una incubatrice umana.
www.huffingtonpost.it/marida-lombardo-pijola/la-conquista-della-194-raccontata-a-una-ragazza-di-oggi_a_23440395/


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