La pandemia e la crisi hanno peggiorato la condizione delle più piccole in tutto il mondo: è quanto emerge dall’ultimo dossier di Terre des Hommes, che iO Donna presenta in anteprima in occasione della Giornata Internazionale delle bambine (11 ottobre). Per difendere il loro futuro, servono progetti mirati di prevenzione e sostegno. Anche in Italia, dove prendono il via un corso di empowerment e un nuovo consultorio per le ragazze
Più disuguaglianze, matrimoni precoci e abusi, meno accesso all’istruzione. I dati che emergono dall’ultimo dossier “indifesa-La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” di Terre des Hommes non lasciano dubbi: nell’anno del coronavirus, per le più piccole le cose vanno male. La chiusura delle scuole ha messo a dura prova il diritto all’istruzione: l’Unesco ha stimato che già a fine marzo in tutto il mondo 743 milioni di bambine e ragazze non potevano andare a scuola per il lockdown. Di queste. però, 11 milioni non ritorneranno in classe. E non solo nel 2020; mai più.
Il dossier, che verrà presentato l’8 ottobre alla presenza di Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia (ci sarà Danda Santini, direttrice di iO Donna), anticipando la Giornata Internazionale delle Bambine (11 ottobre), è uno spaccato sui diritti negati e su quanto resta da fare verso la parità di genere, anche in Italia. Soprattutto nell’anno del virus. «Si calcola che nel mondo 15 milioni di ragazze abbiano subito una violenza a sfondo sessuale. Ebbene, nel periodo più acuto della pandemia sono aumentate del 30 per cento le telefonate ai numeri d’emergenza, in tutti i Paesi», dice Federica Giannotta, responsabile dei progetti Italia di Terre des Hommes. «Da noi, tra aprile e maggio c’è stata un’impennata dell’80 per cento. Tra chi chiamava, il 30 per cento lo faceva per la prima volta».
Il virus ha rallentato invece i viaggi nei Paesi dove le bambine vengono sottoposte alla mutilazione genitale: «Secondo i dati dell’università di Milano Bicocca, in Italia ci sono 87mila donne che hanno subito questa violenza nei Paesi d’origine», continua Giannotta. «Il lockdown ha rallentato la pratica, ma siamo convinti che con la fine delle restrizioni si sia ricominciato. Eppure, il 91 per cento delle donne che ha subito l’infibulazione dice che non la farà mai alle proprie figlie».
Tra i progetti italiani di Terre des Hommes, abbiamo scelto di raccontarne quattro: i primi due sono già avviati con successo, gli ultimi sono in partenza, e per aiutarli è stato attivato il numero solidale 45591 (attivo fino al 18 ottobre), sempre nell’ambito della campagna “indifesa” che sarà anche sui social con gli hashtag #indifesa e #iogiocoallapari. Il 9 ottobre ci sarà un evento in streaming con 500 studenti delle superiori e il 27 ottobre, alla Fondazione Feltrinelli di Milano, a “Stand up for Girls! 2020” si discuterà di parità di genere con una serie di short talks (ci sarà anche Renata Ferri di iO Donna). Info terredeshommes.it o indifesa.org.
Le web radio con lo sguardo sul mondo
Hanno passione, una gran voglia di lottare contro gli stereotipi e le discriminazioni. Credono in una parola che sembra un po’ datata (e suscita tanta nostalgia nei genitori): partecipazione. Sono i giovani delle 12 web radio del “network indifesa”, un circuito che dedica una parte della programmazione contro il sessismo, il bullismo, per la parità di genere (networkindifesa.org). Alcune sono nate a scuola, come USB (Unica Speciale by Borsi), dell’istituto comprensivo Borsi di Milano. Ma c’è anche Radio Siani, che ha lo studio a Ercolano e coinvolge studenti liceali e universitari, e Radio Sonora, che dà voce ai ragazzi dei Comuni della Bassa Romagna. «L’idea era dare spazio ai giovani che vogliono farsi sentire», dice Manuela D’Andrea, coordinatrice del progetto. «Li abbiamo messi in rete, abbiamo fornito un manuale che li aiuta a realizzare i contenuti. Noi portiamo i nostri temi, loro li adattano con la freschezza e il linguaggio dell’età. Ci siamo accorti che sono molto interessati a cosa succede nel mondo. Li ha colpiti la terribile storia di Zohra, la schiava pakistana di 8 anni torturata e uccisa dai suoi padroni perché aveva liberato due pappagalli. I ragazzi di oggi hanno lo sguardo sul mondo, sono curiosi, attenti, impegnati».
Prevenire i maltrattamenti si può
L’inverno scorso è partito all’ospedale dei bambini Buzzi di Milano il progetto Timmi (sponsorizzato da Esselunga), un ambulatorio con un pediatra e un team di psicologi con il compito di intercettare le situazioni «in cui c’è una fragilità nelle relazioni tra genitori e figli», spiega Federica Giannotta. Si cerca di prevenire prima che sia tardi. «Quando un bambino arriva al Pronto Soccorso, i nostri operatori se notano una situazione delicata cercano di avere un colloquio. Nella maggior parte dei casi basta una chiacchierata per tranquillizzare un papà o una mamma troppo ansiosi o ipercuranti, o al contrario poco reattivi. Qualche volta si va avanti con un accompagnamento alla famiglia. Nei casi più compromessi, si fa una segnalazione ai servizi sociali o al Tribunale dei minori. Ma non vogliamo creare allarmi; al contrario, stemperare le tensioni in famiglia».
Diversa è la Casa di Timmi, che verrà inaugurata a breve a Carugo (Como), in un immobile confiscato alla mafia: ospiterà una comunità di accoglienza di tipo familiare, per 6 bambini tra 0 e 5 anni allontanati dalle famiglie per maltrattamenti, e sarà gestita in collaborazione con l’associazione Comin. «Ci saranno sempre 2/3 educatori e una supervisione legale e psicologica».
Un consultorio aperto al quartiere
Aprirà il 20 ottobre a Parma “Consultami – Spazio indifesa”, un consultorio (finanziato da Bata) che sarà «un cantiere aperto e si adatterà alle richieste del territorio, con l’obiettivo di promuovere benessere e diventare un centro di aggregazione», come spiega Nicole De Simone, responsabile dell’area psicologica. Il consultorio si trova nel quartiere S. Leonardo, «vivace e multietnico, ma con problematicità. Vogliamo intercettare i bisogni prima che ci sia bisogno dell’intervento dei servizi sociali». Anche qui, dunque, l’ottica è la prevenzione. «Siamo aperti alle famiglie, ma soprattutto alle ragazze e ai bambini a rischio maltrattamenti e violenze, anche attraverso le segnalazioni delle scuole. Facciamo assistenza legale e psicologica, in futuro psichiatrica. Organizzeremo anche eventi e laboratori per tutti, saremo un punto di riferimento nel quartiere».
Donne per l’empowerment
Ci vorranno “solo” 100 anni per raggiungere la parità di genere; così secondo l’ultimo Global Gender Gap Report del World Economic Forum uscito nel 2019. Qualche progresso c’è stato, perché nel 2018 se ne prevedevano 108. L’Italia non è messa bene: per partecipazione economica e pari opportunità nel lavoro siamo al 117° posto.
Come scalare la classifica?
Puntando sulle ragazze:sono prime negli studi, l’importante è che non si fermino. Terre des Hommes ha organizzato un percorso di empowerment on line destinato a studenti e studentesse delle superiori che andrà avanti tra novembre e maggio 2021. Gli incontri saranno tenuti da donne (tra loro, quelle di Prime Minister, la scuola di politica della quale abbiamo parlato sul numero del 25 maggio) che parleranno di management, violenza di genere, bullismo, educazione finanziaria. «L’obiettivo è stimolare le ragazze a una partecipazione più attiva nella vita economica, politica e sociale del Paese», dice Lucia Abbinante, direttrice dell’Agenzia nazionale giovani, che terrà il primo webinar. «Le donne devono diventare protagoniste di un grande cambiamento, essere dentro i processi decisionali. Dobbiamo spingere le ragazze ad attivarsi». Il focus sarà sulla partecipazione: «Come Agenzia nazionale giovani ci occupiamo di Erasmus Plus e del Corpo europeo di solidarietà. I giovani possono presentare progetti di scambio o di volontariato che, se approvati, finanziamo. Alle ragazze diciamo: provateci! È un’occasione per far sentire la propria voce e insistere sui temi dell’equità di genere, anche entrando a contatto con le istituzioni».
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