martedì 19 marzo 2024

I nuovi papà chiedono il congedo per stare con i figli: triplicate le richieste di SIMONA SIRIANNI

Se nel 2013 erano 51.745 nel 2023 sono diventati 172.797. Un dato molto importante vista l'importanza di condividere le responsabilità tra madri e padri per impedire che la donna sia obbligata a dimenticarsi la carriera

Non più solo mamme tra culle, biberon e pannolini: sempre più papà scelgono di restare a casa ad accudire i figli appena nati. E questo succede, secondo Save the Children che ha diffuso una ricerca su dati Inps in occasione del 19 marzo, festa del papà, grazie alla legge sui congedi parentali. Se nel 2013, infatti, poco meno di 1 padre su 5 aveva chiesto il congedo, nel 2022 il tasso di utilizzo del congedo di paternità è più che triplicato. Un dato molto importante vista l’importanza di condividere le responsabilità tra madri e padri per impedire che la maternità continui a essere ostacolare le donne che vogliono lavorare.

Com’è cambiato il congedo di paternità

Qualcosa, quindi, si muove nell’universo della paternità, anche se sono ancora le donne a dover rinunciare alla carriera o addirittura al posto di lavoro perché il carico di cura è sempre in maniera del tutto sbilanciata sulle loro spalle. Lo squilibro di genere tra i due genitori nella cura dei figli c’è sempre, ma i dati mostrano che oggi, i padri che usufruiscono del congedo di paternità a dieci anni dalla sua introduzione, sono ben 172.797 rispetto ai 51.745 del 2013, con poche differenze a seconda che si tratti di genitori del primo (65,88%), secondo o successivo figlio (62,08%). Questo è dovuto anche ai vari cambiamenti che la misura ha avuto negli anni: all’inizio, infatti, prevedeva un solo giorno obbligatorio e due facoltativi, attualmente ne garantisce 10 obbligatori e uno facoltativo ed è fruibile tra i due mesi precedenti e i 5 successivi al parto.

Chi ne usufruisce di più

L’aumento di chi fa richiesta di questo diritto all’astensione lavorativa si registra in tutta Italia, ma al Sud il tasso si abbassa molto, rispetto al Nord. I numeri più elevati di chi ne usufruisce, superiori all’80%, si registrano nelle province di Bergamo, Lecco, Treviso, Vicenza e Pordenone. A utilizzare maggiormente il congedo sono gli uomini nelle fasce d’età comprese fra i 30 e i 39 anni e fra i 40 e i 49. Inoltre, è più probabile che il padre usufruisca del congedo di paternità se lavora in aziende medio-grandi.

Chi ha un contratto vero lo chiede di più

Purtroppo, esistono delle disuguaglianze e queste dipendono dal tipo di contratto che si ha. Tra coloro che hanno un contratto di lavoro più stabile le richieste sfiorano il 70%, tra quelli con contratto a tempo determinato scende al 35,95%, mentre tra gli stagionali arriva solo al 19,72%. Per quanto riguarda le fasce di reddito, invece, l’utilizzo del congedo di paternità è più diffuso tra i padri con un reddito compreso fra i 15mila e i 28mila euro (73,3%) e fra quelli con reddito superiore a 28mila euro e inferiore a 50mila (85,68%). Salendo ancora la correlazione si interrompe. Permettersi nido e baby sitter aiuta.

Verso una maggiore condivisione di responsabilità

Il coinvolgimento dei padri nella cura dei figli, quindi, sembra stia cambiando anche in Italia: per sostenere questo cambiamento, però, sostiene Giorgia D’Errico, Direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children, è necessario andare nella direzione di un congedo di paternità per tutti i lavoratori, non solo i dipendenti fino ad arrivare all’equiparazione con il congedo obbligatorio di maternità. Coinvolgere e incoraggiare i nuovi padri nella piena condivisione della cura dei figli, è al momento l’unico modo di eliminare uno de più tanti ostacoli che ancora oggi bloccano lo sviluppo professionale delle madri nel mondo del lavoro.

https://www.iodonna.it/attualita/famiglia-e-lavoro/2024/03/18/congedo-paternita-per-stare-con-i-figli-triplicate-le-richieste/?fbclid=IwAR1q9HFvZzfnhh9XhhjJcP9FGaoiViob2ifFng7O0LP5rU0EAPgmCec6quE

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