mercoledì 8 gennaio 2014

La donna che non si alzò! Deborah Dirani


Cosa ci vuole per essere rivoluzionarie senza retorica, senza violenza, senza dare fuoco ai cassonetti, urlare come gatte arruffate e, tuttavia, essere autrici di un vero cambiamento?
Vi voglio raccontare una storia, una delle mie preferite, di una donna eccezionale perché, nella sua lotta per i diritti civili, non ha usato la violenza, ma la fermezza di uno storico, coraggiosissimo (per noi che siamo qua oggi, inimmaginabile) NO.
Rosa Parks aveva 42 anni, era una bella signora afroamericana che lavorava come sarta in un grande magazzino a Montgomery, in Alabama (l’ultimo baluardo del più becero razzismo dei liberi Stati Uniti d’America). Non era una professoressa universitaria, non era una megamanager, non era insomma una donna che avesse avuto accesso ai templi della cultura. Era una sarta: stava chinata con la testa sulla sua macchina da cucire dalla mattina alla sera. Rosa Parks era una donna come tante, una donna del tutto simile a noi che oggi ancora ci lamentiamo delle discriminazioni che subiamo in quanto donne. Rosa Parks era una donna e per di più afroamericana, e per di più dell’Alabama. Se noi ci sentiamo ‘sfigate’, lei era, per diritto di nascita, la quintessenza della sfiga. Solo che Rosa era una poco incline al piagnisteo e alla lamentela, era una che era entrata a far parte del movimento per i diritti civili degli afroamericani della sua città. Quindi, riassumendo, Rosa Parks lavorava, aveva una famiglia e si dedicava alla politica.
Il primo dicembre 1955 era sera e Rosa aveva finito il suo turno di lavoro, era andata alla fermata dell’autobus e aveva atteso che arrivasse quello che l’avrebbe riportata a casa (dove immagino avesse ad attenderla una cena da preparare, una pila di panni da stirare e altre faccende da concludere prima di spataccarsi a letto). Quando il suo autobus arrivò, lei salì nella parte retrostante, quella riservata ai neri (che sì nel 1955 negli Stati Uniti d’America i neri viaggiavano in posti riservati in fondo al tram) ma non trovò un posto libero. Era stanca Rosa così, quando vide che davanti, vicino all’autista nel settore dei bianchi, c’era un seggiolino libero, si trascinò fino a lì, si accomodò e iniziò a sentire che piano piano i muscoli della sua schiena si distendevano, le gambe si allungavano e le spalle si rilassavano. Guardava fuori dal finestrino, la signora Parks, facendosi cullare dal rollio dell’autobus: un momento di relax tutto per sé. Un momento interrotto dal rimprovero di James Blake (l’autista) che le intimava di alzarsi per cedere il posto a uno del colore giusto (il bianco) che aveva diritto a quel seggiolino. Lei guardò l’autista, guardò i bianchi che aveva intorno, guardò anche se laggiù dove avrebbe dovuto sedere si fosse liberato un sedile, e poi semplicemente disse: “No”. “No, non mi alzo”. Rosa Parks si era scocciata di essere discriminata, di vedere violati i suoi diritti di essere umano, prese tutto il coraggio che aveva nel cuore, e disse “No”. Quel “No” le costò l’arresto per avere violato le norme del suo stato. Poteva finire lì, chi le chiuse in faccia con un ghigno soddisfatto le sbarre della sua cella, era piuttosto convinto che sarebbe finita lì. Ma quella notte 50 attivisti per i diritti degli afroamericani, guidati dall’uomo che qualche anno dopo disse “I have a dream” e che all’epoca era quasi un signor nessuno, decisero che per rappresaglia avrebbero boicottato gli autobus di Montgomery. E lo fecero per 381 giorni di fila, fino a quando il caso di Rosa Parks, giunto alla Corte Suprema, non produsse un risultato che 382 giorni prima sarebbe stato impensabile: la segregazione razziale sui pullman pubblici dell’Alabama fu dichiarata incostituzionale.
Rosa Parks, donna, afroamericana, sarta di Montgomery ha cambiato il corso della storia del suo Paese trovando il coraggio di dire “No” alla violazione di un diritto: quello di essere tutti uguali dal momento in cui nasciamo.
Ogni giorno, in Italia, nel mondo ci sono donne che subiscono la violazione dei propri diritti: che vengono, usate, umiliate, vessate, violentate. Ogni giorno ogni donna del mondo può avere il coraggio di dire “No”. In tante, lo so, lo fanno, in tante per questo pagano con la vita. Ma io sono sicura: una di loro sarà per tutte noi la Rosa Parks che ci aiuterà a scrivere un futuro migliore per noi e per le nostre figlie. E sarà, proprio come Rosa Parks, una donna normale, una qualunque di noi.

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