Donne che da un giorno all’altro sono state chiamate a sostituire gli uomini, andati al fronte, nei lavori più duri e si sono scoperte operaie meccaniche, tornitrici, fresatrici…
Donne che, rimaste sole, hanno preso in mano le redini della famiglia e hanno allevato, educato, e sfamato i figli…
Donne che, infine, oppresse dalla guerra e dal nazifascismo, non hanno esitato ad impugnare le armi e a diventare partigiane.
Trentacinquemila le partigiane, inquadrate nelle formazioni combattenti;
20.000 le patriote, con funzioni di supporto;
70.000 in tutto le donne organizzate nei Gruppi di difesa;
16 le medaglie d’oro,
17 quelle d’argento;
512 le commissarie di guerra;
683 le donne fucilate o cadute in combattimento;
1750 le donne ferite;
4633 le donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti;
1890 le deportate in Germania.
Sono questi i numeri (dati dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) della Resistenza al femminile, una realtà poco conosciuta e studiata.
Voglio ricordare qui una testimonianza di una delle tante donne che partecipò alla Resistenza, tratta dal film di Elisabetta Sgarbi «Quando i tedeschi non sapevano nuotare»:
“ERA IL 18 FEBBRAIO DEL 1945, L’APPUNTAMENTO ERA PER LE 10 DI MATTINA IN PIAZZA. FU LÌ CHE TROVAI LE DONNE. SI AVVICINÒ LA MIA AMICA SILVANA: «Dobbiamo fare una cosa noi donne mi disse però bisogna avere pazienza e stare attenti con chi si parla, perché questa cosa deve riuscire. Avvicina le persone per bene, che sai come la pensano, e chiedi di fare un po’ di passaparola, perché la cosa si allarghi, perché dovremo essere in tante.»
E fu così che tutto cominciò. Con tanta titubanza e tanta paura fu così che quella domenica mattina, il 18 febbraio, ci trovammo verso le dieci. Fu anche difficile per me uscire, dovevo raccontar bugie a mia madre, perché in casa nessuno sapeva che facevo parte di questa organizzazione. Insomma, quel mattino, in tre, io, Silvana e Vittorina Dondi, che abitava a Ospitale sulla strada che porta a San Biagio verso la foce del Po, siamo partite. (…) E fu così: lei con un cartone con scritto sopra «Vogliamo pane, abbiamo fame, basta con la guerra!», siamo partite. (…)”
http://www.lauraonofri.it/25-aprile-libere-tutte/
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