venerdì 1 aprile 2016

Smontare gli «eroi» Le madri anti Isis di Alessandra Muglia

Era venuta a Bruxelles per spiegare come prevenire il terrore e ci si è trovata in mezzo. Edit Schlaffer martedì scorso avrebbe dovuto inaugurare una delle sue Mothers School, luoghi dove le madri vengono aiutate a stroncare sul nascere la radicalizzazione dei figli. Scuole già diffuse dal Pakistan all’Indonesia e di recente approdate nell’Europa dei foreign fighters. Il suo ultimo fronte è proprio Bruxelles: dopo aver iniziato a lavorare in sobborghi difficili come Vilvoorde e Molenbeeck (quello dove sono cresciuti e si sono rifugiati anche Salah e compagni), doveva inaugurare un centro a Forest, altro quartiere crocevia di jihadisti europei. Quella mattina però Edit non è riuscita a raggiungerlo. Stava per uscire dal suo albergo affacciato sulla stazione del metrò di Maelbeek quando ha sentito un botto e si è rintanata nell’ingresso, terrorizzata, tra le urla della gente che correva. Lacrime, panico e la puzza di bruciato nell’aria, come ha raccontato sul New York Times. L’inaugurazione è saltata ma il progetto va avanti.
Il sistema della Mothers School permette di “affrontare il problema all’origine” dice questa sociologa austriaca che ha fondato nel 2002 Women without Borders, ong che punta a rendere le donne protagoniste del cambiamento sociale e culturale e nel 2008 di Save (Sisters Against Violent Extremism), la prima piattaforma femminile di controterrorismo, con una parola d’ordine: coinvolgere la società civile nella rete di sicurezza.
«La lotta al terrore inizia nelle famiglie, nelle case: le madri sono in prima linea» osserva parlando con la Cnn tra le macerie di Maelbeek. Ai suoi incontri le madri vengono addestrate a riconoscere e a gestire i primi segnali di una metamorfosi dei figli che li potrebbe trasformare in estremisti islamici, e a rispondere in modo efficace. Perché non basta dire ai ragazzi di non fare questo o quello. «Bisogna saperli ascoltare, entrare in relazione e intercettare il loro sentimento di esclusione sociale, quello su cui fanno leva i reclutatori». «E poi – dice – le madri devono essere chiare: un certo mito della mascolinità va smontato. Questo mito alimenta i ragazzi che scappano in Siria per arruolarsi, eroi, Uomini con la maiuscola. E le ragazze che li seguono sono alla ricerca dei loro cavalieri dall’armatura splendente».
Questo tipo di iniziative di prevenzione, a medio-lungo termine, in genere dispongono di risicati finanziamenti. Se in Austria le Mothers Schools godono di un contributo pubblico, il massimo che Edit Schlaffer è riuscita ad ottenere da Bruxelles è uno spazio per gli incontri. Molti hanno puntato il dito contro le falle del sistema di sicurezza e di intelligence del Belgio, pochi hanno notato che il Paese è indietro anche sul fronte della prevenzione. «Il problema è la complessità istituzionale del Paese – spiega al Foreign Policy, Rik Coolsaet, esperto di controterrorismo alla Ghent University –. Il controterrorismo è portato avanti a livello a livello nazionale, mentre tutto quello che ha a che fare con posti di lavoro, case, istruzione, è gestito soltanto da autorità regionali. Non si fa prevenzione perché è di competenza dei governi regionali che si sono svegliati solo dopo gli attentati di gennaio 2015». Dopo lo choc di Charlie Hebdo i programmi di prevenzione sono spuntati come funghi in Belgio ma senza essere coordinati tra loro, spesso sotto staffati e sotto finanziati.
Schlaffer va avanti forte di una lunga esperienza sul campo. E di studi: nel 2013 il suo staff ha condotto un’ampia ricerca sul ruolo di madri e comunità su un campione di oltre mille donne in Paesi ad alto tasso di terrorismo (dalla Nigeria al Pakistan). Le madri possono diventare «un esercito senza altre armi che le parole». E con loro, dice Schlaffer, anche i padri, i fratelli, la comunità: «Dobbiamo coinvolgerli e incoraggiarli a formare un rete che salvaguardi gli adolescenti dai reclutatori e dalla loro ideologia di morte».
Quanta intelligence e sorveglianza servirà del resto se non si riesce ad arginare il fenomeno all’origine?
http://27esimaora.corriere.it/articolo/smontare-gli-eroile-madri-anti-isis/

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