2 Giugno 1946 – Le
donne diventano cittadine
Un incontro per
ripercorrere il lungo e difficile cammino per la conquista del voto femminile
70 anni fa le donne
italiane votarono per la prima volta. Fu
un percorso lungo e difficile quello che
portò le donne, fino ad allora sottoposte all'autorizzazione maritale e quindi completamente soggette alla tutela dell'uomo, all’emancipazione politico-giuridica.
Ventunesimodonna e ANPI hanno voluto ripercorrere questo
faticoso cammino ricostruendone le tappe salienti e presentandone le
coraggiose protagoniste in un incontro pubblico tenutosi Martedì 21 Giugno al
Bem Viver –Corsico.
Innanzitutto le prime suffragette italiane come Maria
Mozzoni, Anna Kulishoff, Maria Montessori
che, tra la fine dell’ ’800 e gli inizi del ‘900, rifacendosi alle
esperienze inglesi e americane, sfidarono i pregiudizi maschili sulla presunta “incapacità ” delle donne ad
occuparsi di politica. Firmarono proclami e petizioni per chiedere l’estensione
del diritto di voto alle donne animando il dibattito
nel Parlamento e all’interno dei partiti politici ma i loro appelli rimasero sostanzialmente
inascoltati. Ci fu anche un gruppo di
maestre che, nella provincia di
Ancona, sfruttando l’ambiguità di una
norma giuridica , chiesero ed ottennero dal giudice Ludovico Mortara
l’iscrizione alle liste elettorali ma non esercitarono mai il loro diritto- un
ricorso in cassazione bocciò il giudizio
del Tribunale. La storia del tutto sconosciuta delle maestre di Senigallia è raccontata da Maria
Rosa Cutrufelli nel libro “Il giudice delle donne”.
Il fascismo, rimpiazzando i sindaci con i Podestà nominati
dal Governo, eliminò il voto amministrativo e, cancellando i partiti politici , svuotò di valore anche il voto maschile. Le donne
furono escluse dal mondo del lavoro,
relegate per legge tra le mura domestiche, costrette ad una sudditanza
culturale ed economica, esaltate solo in
quanto madri prolifiche, “fattrici” di
figli per lo stato fascista.
Il grande salto avvenne con la lotta partigiana . Schierate fianco
a fianco con gli uomini nella lotta di
Liberazione, le donne si affacceranno
nell’Italia del dopoguerra con una nuova consapevolezza e il 31 gennaio 1945
con l’estensione del diritto di voto diventarono per la prima volta cittadine a tutti gli effetti.
Alle elezioni del 1946
le donne parteciparono in
massa con un’affluenza che superò l’89%
, erano il 52% dell’intero elettorato. Le
elette nell’Assemblea Costituente furono
21, erano tutte giovani, alcune giovanissime, tutte avevano studiato molte erano
state partigiane ed avevano pagato a caro prezzo la loro militanza col carcere,
il confino o l’esilio.
L’apporto delle Madri Costituenti fu determinante per
competenza, professionalità, idealità e coraggio. Seppero fare da baluardo contro le forze
reazionarie ma anche contro i pregiudizi
ancora vivi nei loro stessi colleghi e compagni di partito, creando una unità di genere
assolutamente straordinaria per l’epoca.
Alle 21 donne dell’Assemblea costituente (di cui solo 5
parteciparono alla commissione ristretta dei 75
che elaborarono la proposta della Carta ) dobbiamo gli articoli che
parlano della parità uomo-donna - Artt. 3-29-30-31-37-48-51- alla socialista
Merlin si deve la parità di genere inserita all’art.3.
Molto di ciò che le Madri costruirono sul piano costituzionale fu realizzato a livello legislativo solo nel decennio 55-65 con l’apertura a tutte le
carriere, la parità salariale, la tutela della lavoratrice madre.
Negli anni ’70, il
movimento femminista, con le sue battaglie per la parità di genere , impose
nuovi modelli sessuali, culturali sociali e politici, permettendo il raggiungimento di diritti
che costringeranno uomini e donne a ridefinire la propria identità .
Sono di quegli anni la legge sul divorzio, la depenalizzazione
dell’aborto, il nuovo diritto di
famiglia.
Grazie alle suffragette di inizio ‘900, alle partigiane,
alle Madri Costituenti , alle femministe e alle donne elette nelle legislature
che si sono susseguite dal 46 ad oggi , la condizione della donna è oggi
sicuramente migliorata.
L’Italia tuttavia, in una classifica di 136 Paesi sulla
parità di genere, occupa solo il 71esimo
posto: le donne italiane continuano ad
essere discriminate nella vita politica ed economica , la violenza
sulle donne è una emergenza sociale
pressante.
La scarsa rappresentanza parlamentare femminile e una sempre crescente disaffezione delle donne alla partecipazione politica è la spia più evidente di problemi irrisolti.
La scarsa rappresentanza parlamentare femminile e una sempre crescente disaffezione delle donne alla partecipazione politica è la spia più evidente di problemi irrisolti.
Le donne compresse
tra il “familismo” riemergente e nuove
forme di precarietà che le vedono tra i soggetti più deboli nel mondo del
lavoro, rifuggono dalla politica, e,
astenendosi dal voto, dimostrano di sottovalutare e sprecare un diritto fondamentale
faticosamente conquistato.
La sfida per tutte
noi è ritrovare la consapevolezza della necessità di un impegno nella difesa di diritti che oggi diamo per
acquisiti e scontati ma che in realtà non lo sono e l’entusiasmo
nella ridefinizione di nuovi modelli di
partecipazione più confacenti alla
nostra identità di donne e ai nostri
bisogni .
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