mercoledì 22 giugno 2016

2 Giugno 1946 – Le donne diventano cittadine

2 Giugno 1946 – Le donne diventano cittadine
Un incontro per ripercorrere il lungo e difficile cammino per la conquista del voto femminile


70 anni fa  le donne italiane votarono per la prima volta.  Fu un percorso lungo e difficile quello  che portò le donne, fino ad allora  sottoposte  all'autorizzazione maritale  e quindi completamente soggette alla tutela dell'uomo, all’emancipazione politico-giuridica.
Ventunesimodonna e ANPI hanno voluto ripercorrere questo faticoso cammino  ricostruendone  le tappe salienti e presentandone le coraggiose protagoniste in un incontro pubblico tenutosi Martedì 21 Giugno al Bem Viver –Corsico.

Innanzitutto le prime suffragette italiane come Maria Mozzoni, Anna Kulishoff, Maria Montessori  che, tra la fine dell’ ’800 e gli inizi del ‘900, rifacendosi alle esperienze inglesi e americane, sfidarono i pregiudizi maschili sulla  presunta “incapacità ” delle donne ad occuparsi di politica. Firmarono  proclami e petizioni per chiedere l’estensione del diritto di voto alle donne animando  il dibattito  nel Parlamento e all’interno dei partiti politici ma  i loro appelli rimasero sostanzialmente inascoltati.  Ci fu anche un gruppo di maestre che,  nella provincia di Ancona,  sfruttando l’ambiguità di una norma giuridica , chiesero ed ottennero dal giudice Ludovico Mortara l’iscrizione alle liste elettorali ma non esercitarono mai il loro diritto- un ricorso in cassazione  bocciò il giudizio del Tribunale. La storia del tutto sconosciuta  delle maestre di Senigallia è raccontata  da Maria Rosa Cutrufelli nel libro “Il giudice delle donne”.


Il fascismo, rimpiazzando i sindaci con i Podestà nominati dal Governo, eliminò il voto amministrativo  e,  cancellando i partiti politici ,  svuotò  di valore anche il voto maschile. Le donne furono  escluse dal mondo del lavoro, relegate per legge tra le mura domestiche, costrette ad una sudditanza culturale ed economica,  esaltate solo in quanto madri prolifiche, “fattrici”  di figli per lo stato fascista.   
Il grande salto avvenne con la lotta partigiana . Schierate fianco a fianco con gli uomini  nella lotta di Liberazione,  le donne si affacceranno nell’Italia del dopoguerra con una nuova consapevolezza e il 31 gennaio 1945 con l’estensione del diritto di voto diventarono  per la prima volta cittadine a tutti gli effetti.
Alle elezioni del 1946  le donne parteciparono  in massa  con un’affluenza che superò l’89% , erano il 52% dell’intero elettorato.  Le  elette nell’Assemblea Costituente furono 21, erano tutte giovani, alcune giovanissime, tutte avevano studiato molte erano state partigiane ed avevano pagato a caro prezzo la loro militanza col carcere, il confino  o l’esilio.





L’apporto delle Madri Costituenti fu determinante per competenza, professionalità, idealità e coraggio.  Seppero fare da baluardo contro le forze reazionarie  ma anche contro i pregiudizi ancora vivi nei loro stessi colleghi e compagni di partito,  creando una unità di genere assolutamente  straordinaria per l’epoca.
Alle 21 donne dell’Assemblea costituente (di cui solo 5 parteciparono alla commissione ristretta dei 75  che elaborarono la proposta della Carta ) dobbiamo gli articoli che parlano della parità uomo-donna - Artt. 3-29-30-31-37-48-51- alla socialista Merlin si deve la parità di genere inserita all’art.3.
Molto di ciò  che le  Madri   costruirono sul piano costituzionale  fu realizzato a livello legislativo solo nel  decennio 55-65 con l’apertura a tutte le carriere, la parità salariale, la tutela della lavoratrice madre.  
Negli anni ’70,   il movimento femminista, con le sue battaglie per la parità di genere , impose nuovi modelli sessuali, culturali sociali e politici, permettendo il  raggiungimento di  diritti  che costringeranno uomini e donne a ridefinire la propria identità . Sono  di quegli anni  la legge sul divorzio, la depenalizzazione dell’aborto, il  nuovo diritto di famiglia.
Grazie alle suffragette di inizio ‘900, alle partigiane, alle Madri Costituenti , alle femministe e alle donne elette nelle legislature che si sono susseguite dal 46 ad oggi , la condizione della donna è oggi sicuramente migliorata.
L’Italia tuttavia, in una classifica di 136 Paesi sulla parità di genere,  occupa solo il 71esimo posto: le donne italiane  continuano ad essere discriminate nella vita politica ed economica , la violenza sulle donne è  una emergenza sociale pressante.
La scarsa rappresentanza parlamentare  femminile  e una  sempre crescente disaffezione delle donne alla partecipazione  politica è  la spia più evidente di problemi irrisolti.
Le donne  compresse tra il “familismo” riemergente  e nuove forme di precarietà che le vedono tra i soggetti più deboli nel mondo del lavoro,  rifuggono dalla politica, e, astenendosi  dal voto, dimostrano  di    sottovalutare  e sprecare un diritto  fondamentale  faticosamente conquistato.  

La sfida  per tutte noi  è ritrovare la consapevolezza  della necessità di un  impegno nella difesa di  diritti che oggi  diamo per  acquisiti e  scontati  ma che in realtà non lo sono  e  l’entusiasmo nella ridefinizione di nuovi modelli  di partecipazione  più confacenti alla nostra identità di donne  e ai nostri bisogni .

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