L'uomo deve mantenere la famiglia; la maternità è l'unica esperienza di autorealizzazione di una donna; il successo è più importante per l'uomo... Secondo i dati della ricerca “Gli italiani e la violenza assistita” pubblicata dall’Istituto Ipsos resistono ancora gli stereotipi di genere. Con una sorpresa: anche le donne li sostengono
Anche le donne contribuiscono ad alimentare gli stereotipi di genere sul mondo femminile. Un risultato che fa riflettere, quello raggiunto dall’Istituto Ipsos per conto di WeWorld Onlus che, nella ricerca “Gli italiani e la violenza assistita” condotta su un campione di 500 uomini e 500 donne intervistati sull’argomento, mette a fuoco la persistenza in Italia sia degli stereotipi di genere sia di chi li sostiene, donne comprese.
Guardiamo i dati. Alla domanda "È soprattutto l’uomo che deve mantenere la famiglia?" le donne si sono trovate “molto d’accordo” per l’8,30% a fronte del 7,9% degli uomini, mentre solo 1 donna su 4 (il 25,04%) non è per niente d’accordo. Una differenza di soli 10 punti percentuali con gli uomini (il 15,36%). Questa affermazione trova lo stesso peso, per uomini e donne, sia nel nord che nel sud Italia: 8,54% degli intervistati "d’accordo" con questa affermazione abitano nel Nord Est, proprio come l’8,58% che abitano nel Sud e nelle isole. Stessi risultati per chi è "abbastanza d’accordo" (23,10% Nord Est; 21,22% Sud e isole). "È giusto che in casa sia l’uomo a comandare?". A questa domanda solo il 69,21% delle donne ha risposto, in maniera categorica, di no. Mentre la maggior parte del campione maschile si è mantenuta sull’incertezza (33% né si né no) e poco d’accordo (il 22%) che, sommati insieme al 32,42% di uomini che hanno risposto di no, fanno un 85% di uomini che, in ogni caso, esula complessivamente dal "comando".
Il dato più interessante che emerge dalla ricerca consiste nel 37% degli intervistati di ambo i sessi che reputa il matrimonio il desiderio più importante di ogni donna, mentre il 36% sostiene che la donna deve restare in casa a prendersi cura dei figli. Il 65% degli intervistati invece dichiara che "la donna è capace di sacrificarsi per la famiglia molto più di un uomo", dato confermato dal 40% delle donne che si reputa "molto d'accordo". Il 32% ritiene che la maternità sia la sola esperienza che consente ad una donna di realizzarsi completamente, il 17% che l’istruzione universitaria sia molto più importante per un uomo che per una donna. Mentre per il 62% è molto importante che una donna sia attraente. Infine, se si guarda alla sfera lavorativa il 35% degli intervistati di ambo i sessi, secondo la ricerca Ipsos, ritiene che siano molto più importanti la realizzazione e il successo nel lavoro di un uomo piuttosto che quelli di una donna.
«Dai dati raccolti dall’indagine di IPSOS» ha dichiarato Marco Chiesara, presidente di WeWorld Onlus, «emerge che gli stereotipi di genere non appartengono solo agli uomini ma anche alle donne. Questo dato trova conferma in ciò che ci riportano le operatrici dei nostri Spazio Donna dove le attività di empowerment femminile vengono messe in campo ogni giorno per combattere gli stereotipi là dove si pensa che non possano esistere: nella mente delle donne stesse. Riuscire a modificare il modo in cui gli uomini vedono le donne e il modo in cui le donne considerano se stesse è un lavoro duro, ma non impossibile. Sicuramente, perché un cambiamento si realizzi, è fondamentale portare avanti il dialogo con le future generazioni, tenendo sempre presente che anche i bambini e i ragazzi sono spesso a loro volta coinvolti in casi di denigrazione del modello femminile, fino alla violenza domestica».
Ma oltre gli stereotipi di genere, risultano particolarmente allarmanti i dati sui comportamenti discriminatori nei confronti delle donne e ritenuti "accettabili". Per il 19% dei mille italiani che hanno partecipato al test è accettabile scherzare e offendere con battute a sfondo sessuale, per il 17% fare delle esplicite avances fisiche e per l’8% umiliare verbalmente. Inoltre per il 10% degli intervistati è accettabile costringere una donna a cercare un altro lavoro, impedire ad una donna qualsiasi decisione sulla gestione dell’economia della famiglia, controllare le amicizie della donna (8%), rinchiudere una donna in casa e controllare uscite e telefonate (7%), insultare o minacciare (6%) e requisire lo stipendio a una donna (5%).
«La strada per raggiungere la vera parità di genere parte dal modo in cui le donne considerano se stesse fin da piccole» conclude Chiesara, «cambiare le mentalità è un processo molto lungo e attraverso il nostro lavoro e le nostre campagne ribadiamo tutti i giorni che la violenza si combatte con la prevenzione e che la prevenzione deve passare necessariamente anche da una corretta educazione».
http://d.repubblica.it/life/2018/03/15/news/stereotipi_di_genere_tra_le_donne_la_ricerca_gli_italiani_e_la_violenza_assistita_di_weworld_onlus-3899740/
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