martedì 7 marzo 2023

Lama, 18 anni: "Io, afghana e il mio 8 marzo senza diritti"

Il racconto di una giovane attivista di Kabul: "Per me l'8 marzo non c'è nulla da festeggiare. I talebani ci hanno tolto la libertà di scegliere, srtudiare, uscire di casa"


“Oggi per me non è la festa delle donne. Qui per noi non c'è nulla da festeggiare. Oggi è il giorno di chi vive umiliato, imprigionato in un paese allo stremo. I talebani hanno tolto i diritti alle donne, la libertà di scegliere, studiare, uscire di casa sole o lavorare. E il peggio è che dopo tante promesse l'Occidente ha dimenticato l’Afghanistan e tutti noi che restiamo qui. A combattere di nascosto, rischiando la vita, uomini e donne, per il diritto di esistere e scegliere”.

Lama, 18anni, un nome falso per difendere la identità di una studentessa diciottenne, attivista per i diritti delle donne, vive a Kabul. Tra forza e sconforto racconta i giorni delle bombe, l‘arrivo dei talebani, i sogni spezzati, le speranze. Le sue parole si ritrovano in quelle di registe, fotografe, manager, attiviste, scappate in autunno o rimaste in patria che testimoniano, nel documentario "Noi donne afgane" (regia di Anna Migotto e Sabina Fedeli per la3Dproduzioni, in onda  questa sera su Sky documentaries) la voglia di lottare, il rifiuto delle donne di Kabul ad arrendersi al sopruso.

Com'è la situazione ora?

“Non possiamo andare a scuola né uscire senza un uomo accanto, non possiamo lavorare. E questo, oltre a farci sentire prigioniere, peggiora la crisi economica già devastante. La gente muore di fame, di freddo  perché non c'è lavoro neanche per gli uomini, non ci sono soldi per pagare il riscaldamento, accade che madri vendano figlie come spose bambine per comprare pane e mantenere gli altri piccoli. Ci sentiamo tutti senza futuro".

Lei aveva parlato con hillary Clinton dopo il ritorno dei talebani…

“Sì era stato e emozionante, ma in questi mesi purtroppo l'Occidente ci ha dimenticato, forse per lo scoppio della nuova guerra in Ucraina... La realtà è che qui c'è bisogno di aiuto economici, ma non solo. Noi eravamo convinti che il mondo si sarebbe mosso  in nostra difesa, non solo delle donne, ma del nostro paese, della libertà... Invece… ora i talebani approfitteranno di questo disinteresse per aumentare il loro potere:qui nessuno ha più diritto di libertà di parola, di pensiero, vietato vestirsi all occidentale e persino ascoltare musica”

Come era la sua vita prima?

“Ero una ragazza come tante che in jeans e truccata andava all'università, studio scienze politiche. Ora sono chiusa in casa, luogo segreto per evitare il peggio, se esco ho il velo a nascondermi il volto. Senza un uomo non posso girare  o prendere un taxi, non posso andare in università e studiare. Mi mancano gli amici, le lezioni in classe  con i professori. Mi hanno rubato il futuro. Perché il futuro, la crescita di un paese, delle donne passa per l’educazione”.

Lei non si arrende però…

“Sono figlia di mio padre che mi ha sempre appoggiata, lui non lavora con i talebani:gli sembrerebbe di essere un uomo senza onore. Mi ricordo quel giorno in cui tutto è cambiato: ero in giro a fare acquisti quando all'improvviso vedo una folla di gente che corre da una parte, file di macchine, esplosioni, poi il vuoto e io che cammino in lacrime per la strada. Ora a volte sono disperata, mi sembra di non avere più il coraggio di battermi per le altre, ma con la mia organizzazione "Empowering afgan women", e in altri modi continuo a cercare di aiutare le mie coetanee, le donne. Facciamo lezioni online, in tanti lavorano gratis per trasmettere il sapere, per non perdere una generazione”.

Cosa direbbe alle ucraine?

“Capisco il loro dolore, ho vissuto anche io le bombe esploderti accanto quando ero bambina. Penso sia insopportabili vedere il tuo paese invaso. Sono coraggiose a combattere, non bisogna mai subire in silenzio, quando sono arrivati i talebani anche qui molte donne si sono battute accanto agli uomini come potevano . La differenza che il loro presidente è rimasto, il nostro è fuggito”.

Se le donne fossero al potere?

“Ovviamente tutti avrebbero uguali diritti e non credo farebbero le guerra, penserebbero prima alle sofferenze dei loro cari e cercherebbero una mediazione.Come credo farebbe Angela Merkel, l’apprezzo per come ha affrontato il tema dell immigrazione, la crisi. Vorrei diventare come lei, nel frattempo studio. Studio per non pensare a quello che ho attorno,  studio per essere tra qualche anno un buon avvocato per difendere i diritti umani e delle donne. Perché sono intrecciati, i diritti civili devono essere uguali per tutti”.


https://www.repubblica.it/cultura/2022/03/07/news/io_donna_afghana_e_il_mio_8_marzo_senza_diritti-340659861/

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