Dunque: a febbraio, (contro l’autodeterminazione femminile), le prime veglie in molte città, nel nome della vita,‘il feto è uno di noi’, è lo slogan che va per la maggiore. Si replica un mese dopo, con la recente benedizione del cardinal Bagnasco che censura gli opuscoli per l’educazione alle differenze contro omofobia, sessismo e bullismo nelle scuole.
Dal 29 marzo, in decine di città, le ‘Sentinelle in piedi’ esprimeranno in silenzio con un libro in mano la loro contrarietà alla (presunta) avanzata di un concetto di famiglia diverso da quello propugnato dalle gerarchie ecclesiastiche e per “riaffermare il diritto sempre e comunque di essere liberi di esprimersi”.
Nella capitale, pochi giorni fa, si consuma lo scontro frontale della diocesi contro il progetto di due associazioni femministe per la formazione nelle scuole al rispetto tra i generi e il superamento della supremazia culturale della famiglia eterosessuale.
Il 12 aprile, a Milano, la prima manifestazione apertamente in stile ‘spagnolo’ contro la 194, una legge dello stato che ha messo fine alla piaga dell’aborto clandestino e alla mattanza di donne (per aborto si può morire, se non fatto nelle strutture adeguate), in stretta connessione con le frange più oltranziste del fondamentalismo cattolico italiano, (Militia Christi in prima fila) in piazza apertamente dopo qualche anno di sordina.
Cosa deve ancora succedere perché ci si preoccupi seriamente per lo stato di salute della laicità in Italia, per la tenuta dei diritti riproduttivi e sessuali, per il diritto ad una educazione civica nelle scuole pubbliche in grado di bloccare sul nascere la violenza contro le donne, (avete presente le varie campagne in stile ‘il femminicidio è un’invenzione delle femministe), il sessismo e l’omofobia?
A me sembra che la crescente presa di parola pubblica, assolutamente legittima in democrazia, delle frange più fondamentaliste del cattolicesimo nazionale, che nei primi mesi del 2014 stanno alzando i toni contro ogni discorso e pratica di apertura nella scuola e nella società di visioni inclusive e non assolutistiche della famiglia e delle relazioni umane e sessuali sia un segnale molto inquietante.
Quando una società non si accorge di ‘sentinelle’ e di ‘milizie’ che prendono terreno è ora di riconfigurare l’attenzione, e valutare bene i rischi che si possono correre a sottovalutare l’invasività del fondamentalismo nello spazio pubblico.
Qui non è in discussione la fede individuale, ma l’uso politico della religione e della fede. Occhio a lasciare che siano le minoranze aggressive oltranziste a ‘difendere’ la vita, la famiglia, la morale, la sessualità e le relazioni tra i generi. La Spagna, purtroppo, oggi ci insegna che alcuni diritti sono fragili, e mai conquistati del tutto.
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