Adele Faccio, ex
partigiana, è stata parlamentare del partito radicale e attivista
per i diritti civili. Nel 1973 fu tra le fondatrici del Cisa (centro
per la sterilizzazione e l’aborto) e ne diventò presidente.
Applicò all’interruzione di gravidanza gli stessi principi e le
stesse pratiche di disobbedienza civile che già i radicali avevano
sperimentato nella lotta contro il servizio militare obbligatorio.
Organizzò i viaggi a Londra di donne incinte che volevano
interrompere la gravidanza in modo sicuro e ambulatori italiani (come
quello fiorentino di Giorgio Conciani) disposti a testimoniare il
loro rifiuto del codice Rocco allora vigente, anche a rischio della
repressione.
Per prima fece
conoscere il metodo Karman (dal nome dell’americano Harvey Karman),
basato sull’isterosuzione, un sistema assai più semplice e meno
doloroso del raschiamento allora in uso. Dopo l’irruzione della
polizia nell’ambulatorio di Conciani, il 26 gennaio 1975 si fece
arrestare dichiarando pubblicamente di aver interrotto una gravidanza
di sua volontà: all’epoca aveva commesso un “delitto contro
l’integrità della stirpe” e rimase in carcere trentatré giorni.
Collaborò alla stesura
della 194, ma opponendosi a ciò che riteneva un di più di
“statalismo” e cercando - senza successo - di orientare la legge
verso la liberalizzazione. Sua è anche l’eredità dell’Aied
(associazione italiana per l’educazione demografica), fondata a
Milano nel 1953 e finanziata anche da Adriano Olivetti. Detestata
all’epoca sia dal mondo cattolico che dai comunisti, l’associazione
creò una rete di consultori laici che gode ancora oggi di ottima
salute (Gianfranco Porta, Amore e libertà, Storia dell’Aied,
Laterza 2013).
Poncho e capelli
all’Anita Garibaldi, Adele Faccio, meravigliosamente
anticonformista, era la negazione dell’immagine televisiva tipo
della parlamentare di oggi . Nell’ultimo periodo della vita si è
dedicata alla pittura. È morta nel 2007 a 86 anni.
Nel 1971 Simonetta Tosi
ha solo 34 anni. Eppure è già una professionista di punta. Laureata
in Italia e poi alla Harvard Medical School di Boston, è
ricercatrice di biologia cellulare al Centro nazionale delle
ricerche. È a questo punto che il clima di quegli anni, l’interesse
per la medicina sociale e infine l’incontro con il femminismo
cambiano la sua vita come un turbine. Nel 1973 fonda il Consultorio
femminista di via dei Sabelli nell’antico quartiere di San Lorenzo
a Roma. Le sue colleghe conservano ancora i suoi taccuini: girava
casa per casa, in una zona all’epoca povera, spiegando le tecniche
anticoncezionali e cercando di prevenire gli aborti clandestini. Non
sempre era ben accolta.
Nel 1975, quando viene
approvata la legge sui consultori, non si sottrae al rapporto con le
istituzioni pubbliche, anzi le incalza ad una concezione non
gerarchica e chiusa del consultorio, tuttavia per molto tempo non
chiude la sua esperienza autogestita che ha fatto scuola in tutta
Italia. Nel 1978, quando è approvata la legge 194, comincia a
lavorare all’Istituto superiore di Sanità e mette a punto un
sistema di monitoraggio che, in larga misura, è usato ancora oggi
per le relazioni annuali dei ministri.
Nel frattempo si ammala
gravemente e muore nel 1984. In quegli anni, quando le riunioni si
facevano lunghe e farraginose, aveva preso l’abitudine di mettere
in guardia: “Guardate che io ho fretta”. Solo gli amici più cari
capivano cosa volesse dire.
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