Sotto sotto lo sapevamo da sempre. Ora è arrivato il momento di dirlo ad alta voce e non mentire più ai nostri nipotini. Dir loro come vanno davvero le cose. Che ormai, sempre più spesso, sono le principesse a salvare dai draghi infuocati principi azzurri rammolliti. Che tocca alle rospe darsi da fare per trasformare con un bacio (e magari qualcosina di più) tanti bei tontoloni imbambolati. E a guidare i trattori nei campi sono ormai le nonne, mentre i nonni stanno a casa a preparare la crostata. Così come esistono bambini che amano le bambole e bambine che preferiscono giocare con il Lego o con i trenini. Persino i lupacchiotti non sono più quelli di una volta. Capita che detestino la caccia e preferiscano di gran lunga il giardinaggio, alla pari di certi orsetti temuti da tutti perché ritenuti ferocissimi mentre loro vorrebbero solo fare amicizia con qualcuno…
Ad anticipare la realtà di un mondo oltre i generi, arriva la fiaba. Sei libretti per l’infanzia, rivolti a piccoli lettori tra i 3 e gli 8 anni, arrivano a sventare, con storie divertenti, poetiche e molto colorate, i soliti stereotipi di un “maschile” e un “femminile” di maniera.
Si chiama Sottosopra la nuova collana pubblicata dalla torinese Edt e diretta da Irene Biemmi, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze e Formazione dell’Università di Firenze, i cui primi sei titoli sono in questi giorni alla ribalta della Fiera del libro per ragazzi di Bologna e subito dopo nelle librerie. Una proposta insolita e allegramente “sovversiva” per promuovere un immaginario alternativo improntato al principio della parità di genere e all’interscambiabilità dei ruoli tra i sessi.
Che detta così sembra facile, ma non lo è per niente. Perché, nonostante ci si sforzi, i luoghi comuni su maschietti e femminucce sono duri a morire. Tra i tanti episodi di vita vissuta e patita, colpisce quello postato da Cristiana Raffa sul blog Abbiamo le prove di Violetta Bellocchio. Mamma non qualunque, donna liberal e sociologa della comunicazione, Cristiana riferisce con molto humor ma anche qualche angoscia un pomeriggio rosa shocking ai grandi magazzini.
«Mamma, me la compri? Voglio la felpa con i diamanti!». Il ditino puntato sulla maglietta dalle spalle arricciate e un orso tempestato di strass grandi come ghiande è quello di un bambino. Il suo bambino. «Amore mio – mormora imbarazzata mamma – non pensi sia un po’ da femmina?». E il bimbo implacabile: «A me piace». Cosa ti piace, chiede lei sempre più flebile. «I diamanti», risponde sicuro il piccino. In un lampo passano in mente le tante discussioni tra amiche, lei sempre una spanna avanti a sostenere: basta con gli stereotipi di genere.
Se a mio figlio piacessero pizzi e merletti, che male ci sarebbe? Però, quando l’ipotesi si fa realtà, quando lui s’incaponisce davanti quegli strass, a lei, mamma progressista, viene in mente solo Marilyn. E già vede il figlio scendere dal reparto casalinghi cantando Diamonds are the girl’s best friends con su una parrucca platino…
Contraddizioni più che lecite, uno sfogo sincero che ben riflette lo sconcerto identitario capace di cogliere, alla prova dei fatti, anche i più preparati. Facendoli bruscamente ripiombare in quei modelli polverosi prima tanto stigmatizzati.
Vedi, esempio sommo al cinema, la scelta di Guillaume. Guillaume Gaillenne, attore fantastico della Comédie Française, che in un film recente, Tutto sua madre racconta la sua storia di “bambino rosa”. Fin da piccolo allergico a ogni sport e innamorato dei film sulla principessa Sissi. Preferenze che maman, signora alto borghese di idee spalancate, accetta senza fare una piega. Ormai sicura del destino gay del figlio, decide di non intralciarlo e trattarlo fin da subito come una ragazza. Resterà delusissima quando lui farà il suo “coming out” da etero.
Ma ben prima di Guillaume, molte sono le identità capovolte già proposte dal cinema. Dall’ormai lontano caso di Billy Elliot, che il padre vorrebbe campione di boxe mentre lui sogna solo di danzare sulle punte, a quello più recente della ribelle Merida dai capelli rossi, che al ruolo di principessa preferisce quello di guerriera. Fino a Tomboy, la ragazzina dai modi di maschiaccio. Ed è fresco di debutto, al Teatro Spazio di Roma, Sissy Boy, pièce di Franca De Angelis ispirata alla vera storia di Kirk Andrew Murphy. Bambino che amava giocare con le Barbie e scrivere poesie, per questo spedito dai genitori da uno psicologo che lo sottopone a una “terapia riabilitativa” volta a correggere i comportamenti “effeminati” nei maschi. Naturalmente con esiti disastrosi. Manipolazioni violente e crudeli, per fortuna sempre più rare.
In questo senso le favole capovolte possono tornare utili non solo ai bambini ma anche ai loro genitori.
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