martedì 27 maggio 2014

Con il 5,3% dei voti «Iniziativa femminista» conquista un seggio a Bruxelles. La leader Soraya Post, di etnia rom: «Femminismo sia parte integrante delle politiche europee»


Soraya Post, 57 anni, leader del partito femminista svedese eletta a Bruxelles (Reuters/Suslin)

«Le femministe al posto dei razzisti». Con questo slogan, il partito svedese «Iniziativa Femminista» ha combattuto la sua campagna elettorale per le Elezioni europee. Riuscendo a raggiungere domenica un risultato storico per la Svezia e per tutta l'Europa. Per la prima volta infatti una femminista entra nel Parlamento di Bruxelles, dopo avere raccolto la cifra record del 5,3% dei voti. «Dimostreremo a tutti che un nuovo modo di fare politica è possibile», ha scritto su Twitter Soraya Post, 57 anni, leader del gruppo, attivista per i diritti umani e «supereroe antirazzista», come lei stessa si definisce. Di fronte ai suoi supporter, dopo i risultati, non ha trattenuto l'emozione: «Oggi abbiamo fatto la storia, lo sapete vero? Ci siamo riuscite grazie alla forza dell'amore». Un successo ancora più clamoroso visto che il gruppo non ha ricevuto fondi pubblici. Candidati e attivisti hanno raccolto i loro voti casa per casa, in mezzo alla gente. «Se riuscite a mettere insieme almeno 15 persone interessate a quello che diciamo e a quello che vogliamo fare a Bruxelles, verremo noi da noi». Così le donne e gli uomini di Feministiskt initiativ si sono fatti largo tra i big. Raggranellando voto su voto e volando verso la vittoria.
«L'obiettivo: portare il punto di vista delle donne a Bruxelles»
Aborto, parità di retribuzione a prescindere da genere, età e etnia sono stati i punti su cui il partito più si è speso in questa campagna elettorale. E poi: un maggiore impegno per l'uguaglianza di genere e i diritti degli omosessuali e contro le discriminazioni. «Il Parlamento europeo deve fare uno sforzo», aveva detto qualche giorno fa Soraya Post in un'intervista al New York Magazine. Una battaglia anche personale, considerata la sua storia personale. Nata in una famiglia rom, «per molti anni ho vissuto come cittadina di serie B. Quando il partito femminista (che esiste dal 2005), le ha chiesto di candidarsi e ha accettato con entusiasmo. «Il femminismo deve diventare parte integrante di tutte le politiche europee, a cominciare dal budget per esempio. Voglio combattere per migliorare la situazione dei rom e per far questo bisogna essere dove si decide, nei palazzi del potere. Non appena sarò eletta mi metterò al lavoro».

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