A dire la verità esistono, i giochi da maschio e i giochi da femmina. Ma esistono perché qualcuno li ha inventati, e messi sul mercato, e pubblicizzati e privati di ogni alternativa.
Quindi dovremmo essere più precisi, specificando che “in natura” non esistono giochi da maschio e giochi da femmina. Bambini e bambine non ne hanno bisogno, non ne sentono la naturale necessità.
Quanti bambini di due o tre anni girano allegramente per casa con l’aspirapolvere in mano? O si mettono a pulire il pavimento con lo straccio?
Il mondo è pieno di mamme che affermano piene di commozione che il loro figlio maschio è un perfetto casalingo. Poi però tutto questo svanisce come per incanto.
Sarà perché sulle confezioni del ferro da stiro giocattolo c’è la foto di una bambina? O perché il kit delle pulizie è rosa?
Sarà perché, a un certo punto, la spontaneità di bambini e bambine viene influenzata dall’ambiente culturale e sociale in cui vivono?
Per quanti decenni abbiamo giocato tutti insieme con i famosi mattoncini, senza per questo sentirci meno maschi o meno femmine? Eppure oggi questo non è più possibile, perché qualcuno ha deciso che fosse più conveniente vendere una linea fatta apposta per le bambine. E non vorremo mica far giocare i maschi con mattoncini di colore rosa o lilla?
In effetti, ci sarebbe qualcosa da dire anche sui colori da maschi e i colori da femmina, che sono convenzioni che il mondo adulto impone, fregandosene della libertà dei bambini, che finiscono con il domandarsi come mai il rosa sia un colore da femmine se anche i maschi hanno la pelle di quel colore.
La verità è che dividere tutto tra rosa e azzurro e per maschi e femmine, genera molto profitto. Un profitto di cui peraltro i nostri figli e le nostre figlie probabilmente non godranno.
Allora ecco affacciarsi un pensiero scandaloso: e se provassimo a regalare a nostro figlio il bambolotto-che-si-ammala?
Che cosa succederebbe? Riscontreremmo danni neuronali dopo averlo fatto giocare “al papà” o al “medico di base”?
Se la nostra bambina giocasse con le gru e le macchinine, svilupperebbe forse una sindrome bipolare?
Possiamo dire serenamente di no, e possiamo stare tranquilli: lasciamo giocare i nostri figli e le nostre figlie con quello che desiderano, astenendoci da giudizi, impliciti o espliciti. Perché i nostri figli cresceranno più sereni, se potranno sviluppare e accrescere le proprie passioni sin da piccoli.
Cosa spaventa molti genitori?
La verità, è che molti genitori sono spaventati dalla possibilità di avere figli omosessuali. Per questo, cercano di indirizzare le passioni dei figli, maschi o femmine, verso giochi stereotipati, che sono più ‘rassicuranti’ da questo punto di vista.
La verità scientifica, però, ci dice che l’omosessualità è una condizione innata, come avere i capelli rossi o le lentiggini, e non viene creata a tavolino dai giocattoli con cui giochiamo da piccoli, né può essere scelta (o non scelta) volontariamente.
La domanda, allora, è solo questa: quanto amiamo i nostri figli? Li amiamo solo finché corrispondono a ciò che noi avevamo in mente per loro, o possiamo amarli anche se non saranno come noi volevamo?
Quanto amiamo i nostri figli? Abbastanza da volerli felici e realizzati, o preferiamo che corrispondano al nostro ideale a scapito della loro realizzazione personale?
Oggi ogni genitore, forte delle scoperte scientifiche degli ultimi 50 anni, dovrebbe chiederselo. E per alcuni, lo sappiamo, non sarà facile accettare che i propri figli siano diversi da ciò che era stato previsto. Ma se li amiamo, dobbiamo amarli come sono.
In ogni caso, non sono i giochi ‘da maschio o da femmina’, a condizionare il modo di essere dei bambini: lasciamo che i bambini giochino come vogliono, cresciamo con loro, impariamo da loro, e ricordiamoci che l’amore vince su tutto.
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