mercoledì 30 settembre 2015

L’effetto Lolita di Gigi Durham pubblicato da lunanuvola

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Gigi Durham è docente universitaria di Studi sul genere, sulle donne e sulla sessualità. E’ inoltre l’autrice di “L’effetto Lolita: la sessualizzazione mediatica delle ragazzine e cosa noi possiamo fare al proposito”. Come esperta ha partecipato a diversi programmi della BBC e appare nel documentario “Miss Representation”. Il suo seguente intervento è tratto da “The Myth, The Men and The Media – Why We Need to Revolutionize Our Approach to Women in the Media” del 2.9.2015, un lungo articolo di approfondimento di Women News Network. Trad. Maria G. Di Rienzo.

Quali sono le più dannose rappresentazioni delle donne perpetuate dai media e perché dovremmo prenderle sul serio?

Gigi Durham: La rappresentazione più problematica, a parer mio, è il persistente collegamento della violenza al sesso.
In una recente pubblicità, per esempio, l’immagine di una donna apparentemente picchiata che giace a terra a faccia in giù è stata usata per vendere cosmetici. Era una citazione del film “Splendore nell’erba”, ma comunque perpetua l’idea che la violenza contro le donne è qualcosa di sexy o affascinante.
Nei film horror, nel momento in cui le donne si spogliano o entrano in situazioni sessuali l’assassino colpisce. In alcuni video games, come le note serie “hentai”, si accumula punteggio ogni volta in cui si stupra o si picchia una donna. La violenza contro le donne è un problema serio in tutto il mondo e queste rappresentazioni mediatiche non sono d’aiuto nel contrastarla.
Un altro problema che vedo è la sessualizzazione delle bambine. Sempre di più bambine molto piccole sono usate, in special modo nella pubblicità, per proiettare erotismo adulto e sessualità. Poiché si abusa, a livello planetario, di una bambina su quattro – secondo l’Organizzazione mondiale della sanità – e un numero enorme di bambine è coinvolto nella prostituzione minorile e nella pornografia, è spaventoso per me che i media del mainstream usino bambine come oggetti sessuali in modo così noncurante.
Abbiamo sottostimato, finora, l’impatto dei media sui giovani? Dovremmo includere i media fra le fonti che hanno la più alta influenza sui nostri ragazzi, come i genitori e la scuola?
In effetti ci sono ricerche molto ben fatte che sostengono come i media abbiano grande influenza su bambini e giovani. I media influenzano anche gli adulti: non esisterebbe la pubblicità, se non fosse vero! Ma gli adulti sono più capaci di essere critici e di distanziare se stessi dagli effetti dei media.
Per esempio, i media sono stati identificati come fattore chiave nell’insoddisfazione rispetto al proprio corpo e i disordini alimentari (Benowitz-Fredericks, et al, 2012). Negli Stati Uniti, i media sono la risorsa principale per l’educazione sessuale (Strasburger, Wilson & Jordan, 2014). Uno studio del 2006, condotto su più di mille adolescenti trovò che l’esposizione al sesso sui media conduceva a precoce attività sessuale. Potrei citare altre ricerche, ma c’è un’evidenza empirica assai forte sul fatto che i media influenzano le persone giovani ad un livello significativo.
Noi abbiamo assoluta necessità di pensare ai media come ad importanti agenti della socializzazione e dobbiamo anche pensare a come aumentare l’alfabetizzazione mediatica fra i giovani: io credo fermamente che dovremmo insegnare un approccio critico ai media come parte del curriculum di scuole elementari e medie. Nell’ambiente di oggi, saturato dai media, è importante quanto la matematica e il saper leggere.

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