Disparità di genere, molti carichi familiari e poco lavoro tra le principali sfide per le "mamme equilibriste" italiane. Da Save the Children una mappa regionale (Rapporto "Le equilibriste") della maternità.
C’è una regione davvero «mamma friendly», in Italia: il Trentino Alto Adige. E aree dove esercitare il compito più bello del mondo è una fatica quotidiana. Una mappa a due colori: regioni del nord che mostrano in generale condizioni più favorevoli alla maternità (Val d’Aosta, Emilia, Lombardia, Toscana), e il sud che agli «equilibrismi» delle donne mettono decisamente i bastoni tra le ruote. La classifica esce dal Mothers’ Index italiano di Save the Children, che ha preso in esame tre dimensioni: cura familiare, lavoro e servizi pubblici per l’infanzia.
L’indice, sviluppato sulla base dell’analogo indice mondiale dell’Organizzazione, incrocia in modo ragionato sette indicatori: tasso di fecondità, asimmetria nel lavoro familiare, tasso di occupazione femminile e mancata partecipazione al mercato del lavoro, l’indice di presa in carico degli asili nido e dei servizi per la prima infanzia e la frequenza della scuola dell’infanzia.
Dalla Val d’Aosta alla Calabria
Lo squilibrio territoriale si conferma entrando nel dettaglio dell’analisi: per cura familiare, per esempio, l’Emilia Romagna è al primo posto, all’ultimo si trova la Calabria. Per accesso delle donne al mondo del lavoro, il Trentino Alto Adige è la regione più virtuosa, la Campania quella meno. Per quanto riguarda l’offerta di servizi pubblici per l’infanzia, la Valle d’Aosta è al primo posto e la Basilicata all’ultimo.
Equilibriste
Appiattite in un dato medio, le mamme italiane (otto milioni tra i 25 e 64 anni che convivono con figli under 15 o under 25 ma ancora dipendenti economicamente da loro) sono un po’ avanti negli anni (31 e mezzo alla nascita dei figli); molto raramente sono teenagers (meno di 2.000 i figli nati da madri minorenni). Tutte, indistintamente, condividono una condizione di svantaggio sociale, professionale ed economico, costrette a equilibrismi complicati, tra la scelta di maternità e il carico delle cure familiari. Il peso sulle loro spalle è reso ancor più gravoso dalla carenza di servizi di sostegno sul territorio. E un mercato del lavoro che le penalizza a priori in quanto donne diventa un problema ancora più grande quando arrivano i figli.
Disparità di genere
Dal rapporto «Le equilibriste», presentato da Save the Children alla vigilia della Festa della Mamma 2016 esce «una lettura della realtà del nostro Paese dal punto di vista delle mamme», ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. «Ne viene fuori uno spaccato dove le disparità di genere hanno ancora un impatto negativo decisivo sulla vita delle mamme.
Donne che si ritrovano a svolgere, anche loro malgrado, un ruolo predominante nell’assicurare il benessere di bambini, adulti e anziani, senza alcuna retribuzione, ma pagando, al contrario, e in prima persona, un prezzo molto elevato nel mancato sviluppo personale e professionale».
Il lavoro
Restano fuori dal mondo del lavoro metà delle donne tra i 25 e i 64 anni, mentre solo una su tre in Europa trova le porte del lavoro chiuse (32,1%). L’accesso al lavoro si riduce ulteriormente se aumenta il numero dei figli: tra i 25 e i 49 anni lavora il 58,6% di mamme con 1 figlio, il 54,2% con 2 e il 40,7% con 3 o più figli. Un dato fortemente sbilanciato rispetto agli uomini: occupati rispettivamente all’81,7%, 86,2% e 81,6%.
Anche quando lavora, 1 mamma su 3 si ritrova a fare ricorso al part-time, percentuale che cresce con il numero dei figli. L’8,7% delle mamme che lavora o ha lavorato, poi, ha sperimentato un licenziamento forzato in caso di gravidanza, e la percentuale delle dimissioni in bianco sale ulteriormente se si tratta delle donne più giovani.
Ma «se tutti assomigliassimo di più a una mamma, il mondo sarebbe un posto migliore», è la conclusione del rapporto di Save the Children, che in occasione della Festa della mamma 2016 lancia in Rete anche un video per fare gli auguri a tutte le mamme, che - come loro - «farebbero di tutto per salvare i bambini».
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