giovedì 14 dicembre 2017

Islanda, la nuova premier è un’ecologista di sinistra. E donna. Ancora una volta

L’Islanda ha scelto una donna, di nuovo. L’ultima tornata elettorale ha affidato la poltrona da premier dell’isola a Katrin Jakobsdottir, del partito dei Verdi. Guiderà una coalizione tripartitica composta da Partito dell’Indipendenza (centrodestra), Partito Progressista (centro) e i Verdi (sinistra). È successo pochi giorni fa e questo sarà il suo primo mese al timone delle istituzioni a Reykjavik. La prima cosa che ha detto è stata che avrebbe investito nella sanità pubblica, nell’educazione e nei trasporti, perché è in questi settori che si misura la prosperità di un paese. Dopo scandali finanziari, cadute e ricadute, l’isola nordica ha letto la speranza nei lineamenti di questa islandese che si batte da sempre per la causa ecologista. Katrin ha 41 anni, è l’ex ministra dell’Istruzione ed è riuscita a battere il partito di destra degli indipendenti di Bjarni Benediktsson. È nata in una famiglia di poeti, si è laureata all’Università d’Islanda in letteratura, ha tre figli. È stata votata particolarmente dalle donne e dai giovani tra i 18 e i 29 anni.

Il precedente governo si era dimesso a settembre 2016 a causa di uno scandalo in cui era coinvolto il padre di Benediktsson, che ha tentato di “riabilitare l’onore” di un suo amico, un pedofilo colpevole di un terribile crimine. L’uomo si chiama Hjalti Sigurjon Hauksson e ha violentato tutti i giorni per dodici anni la sua figliastra. Quando il governo si è sciolto per “mancanza di fiducia”, in seguito ad un altro scandalo in cui era coinvolto il primo ministro Sigmundur David Gunnalaugsson, il cui nome è sbucato nei documenti dei Panama Papers, l’isola è scesa per strada a protestare contro sesso e soldi, abuso e potere della sua politica. Gli islandesi poi sono tornati per la seconda volta alle urne e hanno capito che problemi creati da uomini, li potevano risolvere delle donne.

Ma non è la prima volta che accade, in Islanda. «Volevo solo mostrare a tutti che una donna poteva vincere». Vigdis Finnbogadottir era una madre single divorziata, quando decise di candidarsi nel 1980 come presidente di uno dei paesi più freddi del mondo, l’Islanda. Lassù a nord, fino ad allora, solo il 5% dei parlamentari era donna. Sfidando percentuali e potere maschile, solo per provare che una donna poteva farlo, nell’agosto di 37 anni fa, diventò la prima donna presidente d’Islanda. Ma anche la prima donna al mondo eletta Capo di Stato.

«Le donne pensarono “se lei l’ha fatto, posso farlo anche io”. La chiave per l’emancipazione femminile è l’educazione», dice oggi, a 87 anni. Allora, nel 1980, Vigdis fece la storia e rese il suo parlamento e il suo popolo – oggi di 340mila abitanti – il più equo dell’epoca. Da allora, i passi compiuti verso l’eguaglianza sull’isola sono stati tanti. L’Islanda oggi è il paese dove le donne vengono trattate più equamente rispetto agli uomini, secondo il World economic forum, e la gelida nazione è il miglior posto al mondo dove lavorare se sei donna, secondo l’Economist. Ma è uno stato discreto, che non finisce mai sulle prime pagine dei giornali, che in questo dicembre però ha lanciato un ennesimo segnale di progresso. Ma in pochi l’hanno notato.

Anche quando il sistema delle banche collassò nel 2008, gettando l’Islanda in una crisi finanziaria profondissima, con tre delle maggiori banche del paese con le casse vuote, ad essere eletta per risolvere la situazione nel 2009 fu una donna, Johanna Sigurdardottir, e, insieme a lei, abbastanza donne da detenere il 43% dei seggi in Parlamento. Da allora ad oggi la ripresa economica e sociale è stata qualcosa che gli analisti non riescono ancora a spiegarsi, la crescita è stata pari al 7,2% nel 2016 e la disoccupazione non supera il 3%.

Intanto la settimana scorsa a Reykjavik, la capitale, si è tenuto uno dei più grandi forum di leader donne in politica, un summit solo al femminile per promuovere il potere delle donne nelle sfere occupate principalmente dagli uomini. Vigdis Finnbogadottir, la prima donna presidente del mondo, che sconfisse nel 1980 tre candidati maschi, ha ricordato che oggi solo il 7% dei leader mondiali sono donne. Adesso nel 2017 nella sua patria è tornata ad esserci una donna a capo dell’isola, una femminista, perché la lezione che hanno appreso gli abitanti della terra del ghiaccio, del fuoco, dell’uguaglianza è questa: se vince una donna, vincono tutti.
https://left.it/2017/12/08/islanda-la-nuova-premier-e-unecologista-di-sinistra-e-donna-ancora-una-volta/

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