Sono giorni di depressione e ribellione alternati questi, per una vecchia politica femminista come me.
Uno dei tanti commenti facebook di questi giorni, tra il varo di liberi e uguali e il ritiro di Montanari e Pisapia, mi ha riportato indietro di anni: Ritanna Armeni si è chiesta: “forse alle donne la politica non interessa… l’autoesclusione al momento è più forte della misoginia che pure c’è. Le donne non sono presenti nei partiti e nel dibattito pubblico perché scelgono istintivamente e programmaticamente di fare altro. E perchè non hanno tempo per le cose inutili e la politica oggi è, tutto sommato, abbastanza inutile. Da qui sarebbe bene cominciare a discutere.” Le sue parole hanno sollevato una cinquantina di commenti deprimenti, compresi attacchi di donne alla Boldrini, o il suggerimento di esprimere il massimo di autonomia fondando una corrente in un partito di sinistra. Personaggi noti, come la Palombelli, che nelle sue conduzioni televisive non brilla mai, qui commenta sostenendo che nei talk show non sente cose interessanti da donne, o come Tiziana Maiolo che saluta positivamente il fatto che sia passato di moda “collocare a tutti i costi qualche donna nelle alte sfere”. Solo Striscia rossa fa una domanda ovviamente rimasta senza risposta: “cari maschi di LeU perché avete escluso le donne? “Se vuole le rispondo io: perché le amiche delle formazioni che si sono riunite sotto lo stesso tetto almeno fino alle prossime politiche (ma già più di cento militanti di Sel hanno firmato un manifesto e se ne sono andati) hanno lasciato i loro leader maschi a guidarle senza fiatare, e questi devono farsi rieleggere per esistere. O sbaglio? Naturalmente oggi sul Manifesto Fratoianni cerca di recuperare interloquendo con Norma Rangeri e Nadia Urbinati e, tirando in mezzo Nudm, la Colau e Olympe de Gourge, giura di essere “pronto a fare collettivamente la sua parte”.
Io a caldo ho condiviso il post di Armeni ponendo questa domanda: “ma se lasciamo solo uomini nelle istituzioni noi, che le tasse le paghiamo o le evadiamo molto meno, siamo contente che gestiscano tutti i nostri soldi come gli pare e che non facciano mai passare leggi che ci interessano come quella del cognome materno o contro il femminicidio o lo ius soli, etc.?”
Almeno recuperiamo la petizione alla Camera dei Comuni nel 1832 d di Mary Smith: ” No taxation without representation”, principio già presente nella Magna Charta (1215) e facciamo lo sciopero delle tasse. Poi valutiamo se iscriverci ai circoli anarchici e lavorare per far cadere lo Stato. Perchè se il nuovo partito più a sinistra del Pd ci riporta a prima della rivoluzione francese e non ci dice nemmeno come pensa di garantirci almeno l’habeas corpus visto che, come mi ha risposto candidamente un partecipante” il maschile ci include” linguisticamente parlando, ma, gli ho ricordato che in tutto il mondo, ci stupra, ci riempie di botte e ci uccide, oltre che escluderci dalla cittadinanza.
Più di quarantanni fa quando a Torino le femministe hanno occupato un bel numero di consultori per fare self-help imparando a guardarsi negli occhi e i genitali, ad usare lo speculum, aiutando a procurarsi anticoncezionali ed aborto, parlando delle violenze subite e facendo autocoscienza con le immigrate appena arrivate a Torino che parlavano il loro dialetto ma erano totalmente in sintonia con noi, quando abbiamo occupato per una settimana il Sant’Anna, la clinica più grande d’Europa, costringendo tutti, dai primari alle ostetriche a fare assemblee con noi e le “pazienti” che a quel punto hanno smesso di esserlo, quando abbiamo occupato i locali dell’ex manicomio femminile per farci la casa delle donne o quando abbiamo lavorato con 1500 operaie e lavoratrici per raggiungere la licenza media nei nostri corsi di 150 ore dove si faceva anche autocoscienza, quando a Torino le femministe facevano tutto questo in barba alla libreria delle donne di Milano che, elaborando la fondamentale teoria della differenza ci spiegava che la politica prima non era quella di essere cittadine della Repubblica e “non credere di avere diritti” sanciva la separazione, è vero che noi non ci preoccupavamo di andare nelle istituzioni a fare le leggi in nostro favore ma lì c’erano ancora le ex partigiane che lo facevano per noi, le nostre madri costituenti che ci aprivano le porte della magistratura e delle altre professioni riservate ai maschi, ci scrivevano la legge sulla tutela delle lavoratrici madri, la riforma del diritto di famiglia, sulle pari opportunità nel lavoro, sul servizio pubblico nazionale al posto delle mutue private, chiudevano i manicomi, introducevano il divorzio e l’aborto e i consultori pubblici, lavoravano per trasformare in legge quello che noi ci eravamo prese.
Ieri sera sono andata alla presentazione di un libro sul ’68 di Paolo Brogi, che Anna Bravo, unica donna tra i relatori ha definito un bel libro di maschi eterossessuali; sembrava uno di quei raduni di reduci con la lacrima all’occhio che rimpiangevano i bei giorni e si chiedevano come mai i giovani non facevano più politica come loro e perché non erano riusciti, loro così bravi, a coinvolgerli dal momento del riflusso ad oggi. La preoccupazione dell’autore era che nel cinquantenario si sfatasse la fake news che da allora li vuole terroristi o figli di papà. Paolo Hutter adolescente in quegli anni ma già finito in carcere in Cile, si chiedeva perché gli adolescenti di oggi non hanno richiesto a gran voce lo jus soli per i loro compagni di classe che non hanno la cittadinanza. Viale ricordava che si, poi le donne sono comparse in politica con le lotte per l’aborto, quasi dieci anni dopo. Nessuno rispondeva ad Anna e ricordava per esempio la prima manifestazione di sole donne a Roma per l’aborto attaccata dalla cellula di Cinecittà, guidata da Erri De Luca che avrebbe voluto prenderne la testa o Rimini, dove le donne alleate agli operai contro il servizio d’ordine e la dirigenza avevano costretto Lotta Continua a sciogliersi. Ho ricordato di come molte di noi, avessimo incominciato a riconoscerci nel femminismo parecchi anni prima, quando La Lonzi aveva pubblicato sputiamo su Hegel e noi avevamo tradotto articoli e Noi e il nostro corpo delle femministe bostoniane, imparando anche da loro la pratica dell’autocoscienza e del self-help, la messa in discussione della medicina e di tutto il patriarcato e i suoi autoritarismi. La trasformazione in partiti extraparlamentari aveva chiuso il periodo di rivolte e lotte iniziate nel ’68 ma noi donne siamo state protagoniste, nonostante il riflusso, della grande rivoluzione pacifica del Novecento che ha cambiato totalmente costumi e società.
Abbiamo elaborato e scritto tante intuizioni importanti, dato valore alle relazioni e alle emozioni, fatto iniziative continue su tanti temi fondamentali rispetto al lavoro, al welfare, alla sanità,trasformato il femminicidio e la violenza da delitto d’onore a delitto contro la persona, fatto sparire il matrimonio riparatore, rilanciato l’ecofemminismo in Italia dopo Cernobyl e vinto il referendum contro il nucleare, denunciato traffici illegali, corruzioni e inquinamenti rimettendoci anche la vita, ma costantemente siamo state cancellate come si faceva anche nel libro e ieri sera.
Oggi, continuando a curare le ferite inflitte dalla violenza e dall’arroganza di maschi vecchi e nuovi, continuando a ritessere la tela come Penelope, non aspettiamo più nessun Ulisse che ci conduca in un mondo più giusto perché sappiamo che non esiste. E allora cosa aspettiamo a prendere il coraggio che le nostre sorelle nordiche hanno avuto dando vita a feminist initiative, che donne di movimento come Ada Colau e professioniste affermate come Manuela Carmena, hanno dimostrato assumendosi la responsabilità di guidare le due più grandi città spagnole, visto che non è solo di pari opportunità che abbisogna il nostro paese ma di protagonismo di femministe capaci di guidare processi di cambiamento e in Italia, le ministre giovani e non, cooptate da Renzi, non hanno di certo migliorato la situazione del nostro paese, del loro partito e neanche di Renzi stesso.
http://www.lauracima.it/lauracima_it/libere-e-differenti-ma-fuori-dalle-istituzioni-e-dalla-politica/
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