mercoledì 16 ottobre 2019

Noi donne europee non lasciamo massacrare le curde La lapidazione di Hevrin è un barbaro messaggio a tutte le donne, orientali e occidentali

Contributo inviato da SE NON ORA QUANDO-LIBERE

Violentata e lapidata. Ecco come ha concluso la sua giovane vita Hevrin Khalaf segretaria generale del Partito siriano del Futuro e attivista dei diritti delle donne. Nella guerra scatenata da Erdogan contro i curdi - per sradicarli definitivamente dalla loro terra e disperderli come i nuovi “palestinesi” del Medio Oriente - se ne combatte un’altra: contro le donne che osano affermare i loro diritti e la loro libertà. Il feroce, barbaro assassinio è un messaggio inviato a noi tutte: alle donne che vivono in quella zona martoriata e anche a noi, donne occidentali. A loro intima di abbassare la testa e scomparire dentro un burka, a noi dice che siamo politicamente insignificanti e inutili. Sì, da decenni in Occidente non si fa che parlare dei diritti delle donne, di volerli affermare, anche a costo di imporli con la forza, là dove vengono negati e violati, di farli valere qui, anche a costo di colpire e criminalizzare in modo indiscriminato religione e cultura islamica. Ma quando delle donne prendono in mano il loro destino e si battono per la loro libertà come hanno fatto e stanno facendo le donne curde allora l’Occidente, terra di diritti e libertà, gira la faccia dall’altro lato e le lascia massacrare, oggi dalle milizie di Erdogan e domani chissà da altri difensori dell’ordine patriarcale. Impunemente?

Ecco, noi donne occidentali, donne europee, le lasciamo massacrare impunemente? Lasciamo che quella fiammella di libertà femminile venga spenta e cancellata? Cosa possiamo dire e fare, qui e ora, perché nei giochi cruenti della geopolitica sia compreso anche il destino delle donne? Innanzitutto chiediamo ai governi europei e in particolare alle donne che ne fanno parte di adoperarsi per imporre il cessate il fuoco, chiedere l’immediato intervento dell’ Onu a salvaguardia delle popolazioni, di bloccare la vendita delle armi alla Turchia, e l’istituzione di un tribunale internazionale per crimini come quello consumato contro Hevrin. Chiediamo alle donne italiane ed europee di mobilitarsi in vista di una forte azione comune.


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